Valdaveto.net > Emigrazione > Fenomeno emigratorio nel comune di Fontanigorda
Cause e sviluppo
L'economia del territorio del comune di
Fontanigorda, fino ai primi decenni del secolo scorso, si basava principalmente
sull'agricoltura (frumento, granturco, patate, avena, segale e foraggi) e sulla
pastorizia (bovini e ovini).
La presenza di boschi molto estesi
consentiva la coltivazione di castagneti da frutto e, alle quote più elevate, il
taglio della legna per la produzione di carbone.
Il taglio degli alberi per
la produzione di carbone aveva portato, già sul finire dell'Ottocento, ad un
notevole impoverimento del patrimonio boschivo che, accentuando la locale
povertà di risorse, concorse ad alimentare una consistente emigrazione.
Fin dagli ultimi anni del 1700 il fenomeno, pur di carattere stagionale, era
evidente, come risulta da una relazione inviata dalla Municipalità di
Fontanigorda all'Istituto Nazionale, durante il secondo anno della Repubblica
Ligure (1799). In essa si legge che nel periodo di pausa dei lavori di
campagna, che andava da ottobre a maggio, molte famiglie emigravano in Lombardia
e in Toscana.
Dopo la Restaurazione (1815), in una lettera, scambiata tra la
Prefettura di Bobbio e il sindaco di Fontanigorda nell'anno 1819, si parla di
emigrazioni dirette all'estero: il sindaco scriveva infatti che "vi è chi va
a cercare fortuna in quelle lontanissime regioni";
ma questi dovevano essere casi sporadici; infatti la maggior parte degli emigranti era diretta in Corsica,
in Sardegna e in Toscana; in misura minore a Genova, a Chiavari, a Pavia, a Novara e nella Lomellina.
Il fenomeno emigratorio appare dunque fin dall'inizio di consistenza progressiva, legato all'incremento
demografico che
determinava esuberanza di mano d'opera. Nella prima metà del XIX secolo,
infatti, i censimenti della popolazione hanno sempre registrato costanti
incrementi, ad eccezione di quello del 1838, nel quale si constata invece un
calo di 214 unità rispetto al 1827, a causa delle frequenti epidemie che in
quegli anni colpirono la valle e determinarono una elevata mortalità nella sua
popolazione, scarsamente e malamente nutrita e contraddistinta da condizioni
igienico-sanitarie tutt'altro che brillanti.
La carenza di dati degli archivi
parrocchiali impedisce di seguire più analiticamente le vicende del movimento
naturale.
Nella seconda metà dell'Ottocento l'emigrazione si fece sempre più
massiccia, lo dimostrano i dati del censimento del 1858 che indicano una
popolazione presente di 1366 abitanti di cui 321 assenti, per emigrazione
all'estero. Un'analoga situazione si verifica nel 1861 quando gli abitanti
salirono a 1556 residenti, dei quali soltanto 1192 presenti. Questo accadeva in
quegli anni, nonostante il saldo del movimento naturale risultasse positivo, per
quasi un centinaio di unità.
L'intensità del fenomeno emigratorio raggiungeva, dopo l'unità d'Italia (1861), livelli notevoli.
Numerose
comunicazioni del Prefetto di Bobbio invitavano il sindaco di Fontanigorda ad
essere molto cauto ed a procedere a rilento nelle pratiche per il rilascio di
certificati di via e di passaporti.
Una buona parte dell'emigrazione di
quegli anni era diretta verso la Francia, dove molti giovani si recavano a
lavorare nelle miniere, ma non sempre riuscivano a trovare
occupazione.
Infatti, attraverso un'altra lettera del 1850 della suddetta
Prefettura, il sindaco viene avvisato che il governo francese avrebbe respinto
tutti coloro che si fossero recati in quel Paese, senza adeguati mezzi di
sussistenza e senza essere certi di trovarvi lavoro.
Una comunicazione
analoga di due anni dopo, che si riferisce all'emigrazione stagionale verso la
Sardegna, riporta simili avvertimenti, segnalando che anche in quella regione le
possibilità di lavoro erano precarie.
Particolarmente consistenti risultano,
già in quegli anni, le partenze verso l'America, raggiungendo proporzioni tali
da essere ufficialmente rimarcate dalle autorità.
Con una lettera del 1868 il
prefetto di Bobbio mette, infatti, in allarme il sindaco perché "molte
persone, pur di emigrare nelle Americhe, si tassano e contraggono debiti con
amici e parenti. Al fine di evitare intrighi futuri, il sindaco è tenuto a
vigilare su eventuali contratti di questo tipo". Gli emigrati del 1858
diretti nel Nord America, in buona parte, portavano con loro l'intero nucleo
familiare. Tra questi vi furono i coniugi Matteo e Maddalena Ferretti
di Casoni della famiglia dei Cappelìn piàzze e Stefano
Biggi e Maria Ferretti con i figli Angela e Lorenzo di
Mezzoni.
Alcune misure restrittive adottate dal nuovo Regno per frenare
l'emigrazione pare abbiano ottenuto a Fontanigorda un certo effetto nel decennio
1862-1871 e in quello successivo.
I dati del censimento del 1871 indicano
infatti un aumento della popolazione, sia presente (1526 abitanti) che residente
(1673); esso denota una crescita dei residenti rispetto al censimento
precedente, il che potrebbe far pensare a una riduzione, almeno dell'emigrazione
stagionale.
Negli stessi anni tende a ridursi, ma di poco, il saldo del
movimento naturale. Tra i censimenti del 1871 e del 1881 l'aumento della
popolazione residente fu di 142 unità, mentre la somma dei saldi naturali fu
positiva per meno di cento individui. Infatti, dal Registro dei Passaporti conservato nella sede comunale, dal 1871 al 1881 si rileva il rilascio di un solo passaporto (1875) concesso ad Agostino Ferretti di Casoni che partì con la figlia Benedetta per andare, via terra, ad
imbarcarsi in Francia per proseguire verso San Francisco.
L'emigrazione riprese invece verso
la fine dell'Ottocento: i dati relativi al censimento del 1901 riportano un
aumento di sole ventisette unità della popolazione residente, mentre quella
presente scendeva di duecentotrentasette, sempre rispetto al 1881. Questo è
dovuto principalmente alla costruzione del traforo del Sempione, a cui presero
parte molti minatori del comune di Fontanigorda che si trasferirono con le loro
famiglie ad Iselle (No), per tutta la durata dell'opera (1898-1906).
Secondo
quanto emerge da altri dati, nel 1891 furono concessi ben centottantasei
passaporti, validi solo per l'interno del Paese.
Tra i documenti d'archivio
si è potuto reperire l'elenco di cinquantasette bambini nati in Francia tra il
1882 e il 1914 e di due nati a Buenos Aires nei primissimi anni del '900, tutti
da genitori provenienti da Fontanigorda (i quali erano tenuti ad inviare al
loro sindaco il certificato di nascita perché provvedesse a registrarlo). I dati
ufficiali sull'emigrazione del Comune riguardanti il decennio 1890 - 1899,
registrano centoquarantasette partenze. Dopo il 1900 continua l'assoluta
preponderanza degli emigrati che si dirigono verso New York, anche se poi
parecchi di loro trovarono lavoro nelle miniere dell'interno degli U.S.A.
Col
censimento del 1911 si rileva un aumento di novanta unità della popolazione
presente e un calo di quella residente di 193 persone; le tendenze sembrano
quindi invertirsi, ma ciò si può attribuire al fatto che molti dei precedenti
emigrati avevano regolarizzato la loro effettiva residenza e nello stesso tempo
si era ridotta l'emigrazione stagionale. Anche il saldo del movimento naturale
inizia ad essere di segno negativo: dal 1901 al 1911 il numero dei morti supera
complessivamente di sedici i nati. Come altrove, questo è la conseguenza di un
precoce invecchiamento, già in precedenza avuto, con probabile squilibrio fra i
sessi.
L'emigrazione tuttavia continua: secondo i dati ufficiali essa
interessa, tra il 1904 e il 1911, oltre trecentotrenta persone su una
popolazione che, alla fine del periodo, non arriva a 1500 abitanti.
A
invecchiare le locali strutture demografiche, insieme alla partenza di individui
giovani, comincia a contribuire la denatalità, con il conseguente già visto
saldo negativo del movimento naturale.
Numerose sono le registrazioni di
partenze per le Americhe, avvenute in questi anni: tra esse quella di
Gregorio Cella di Canale che nel 1909 emigrò negli U.S.A. dove, in seguito, verrà raggiunto dal fratello Virginio con la moglie
Valeria Mangini e il figlio Luigi. Nel primo
decennio del '900 partirono da Casoni per Chicago: Bartolomeo Ferretti
e sua moglie Caterina, e Davide Ferretti che, nel 1912, fu
raggiunto dalla moglie Agostina con i figli Pietro e
Nicola; sempre da Casoni e nello stesso anno, partirono Giacomo
Ferretti e la moglie Caterina diretti ad Oakland in
California.
Come si vede persisteva la partenza di interi gruppi familiari,
con l'abbandono dei locali mestieri aviti. Si trattava sempre o quasi, di
contadini, ma le terre e le case lasciate continuavano ad essere curate da
parenti e amici, solo in tempi più recenti, quando si sviluppò il turismo, esse
furono vendute come seconde case. Quanto alle destinazioni degli emigranti
prevalevano nettamente quelle per gli Stati Uniti, specialmente per la
California. Verso l'Argentina si dirigevano soltanto coloro che avevano parenti,
colà già stabiliti ed integrati, comunque in numero molto minore di quanto non
fosse avvenuto nella seconda metà del XIX secolo.
Nei successivi dieci anni, la popolazione presente si ridusse a 1246 abitanti, registrati nel 1921, mentre
i residenti si mantennero su
valori quasi costanti. Nello stesso periodo il movimento naturale diede un saldo
negativo, ma per sole trentasei persone. Il che significa che gli emigrati,
magari senza cancellare la residenza, furono circa
un'ottantina.
L'emigrazione continuava, malgrado le limitazioni del periodo
bellico, secondo i dati ufficiali di quegli anni, i partenti furono circa
trecento, però, quasi tutti diretti in Francia.
Altre testimonianze e
documenti dell'epoca attestano che, durante e dopo la guerra, molti abitanti del
Comune, da tempo trasferitisi all'estero, chiamarono presso di sé le loro
famiglie, provando la propria capacità di provvederne il sostentamento.
Nello
stesso decennio, più precisamente nel 1915, circa ottanta emigrati, forse
spaventati dallo scoppio della prima guerra mondiale in Francia, tornarono a
Fontanigorda, da dove non poterono più allontanarsi per mancanza di mezzi e di
passaporto.
Da testimonianze si apprende che emigrati di Fontanigorda,
divenuti cittadini degli Stati Uniti, parteciparono alla campagna di guerra in
Europa con l'esercito americano. Fra questi vi fu Cella Virginio
di Canale.
Le condizioni economiche del Comune non migliorarono
nell'immediato primo dopoguerra. Perciò continuò ancora l'emigrazione verso le
Americhe. All'inizio degli anni venti partirono per la California varie
famiglie, tra le quali i coniugi Giuseppe e Maria Ferretti di
Casoni con la bambina Maria Ferretti che doveva raggiungere i suoi
genitori a Oakland, Biggi Antonio e la moglie Anna
Ferretti, anch'essi diretti nella baia di San Francisco. Inoltre, sempre
da Casoni, in quegli stessi anni partirono: i fratelli Giovanni e Antonio
Ferretti diretti nella provincia di Alberta in Canada e Ferretti
Giuseppe con la moglie Caterina con destinazione Denver
nel Colorado.
Dal Registro Emigrazioni e Passaporti del Comune risultano
rilasciati, tra il 1925 e il 1949, centosessanta passaporti per l'estero, ma per
la maggior parte, le partenze erano dirette verso paesi europei, ovvero verso la Francia; solo sei riguardavano l'America
settentrionale, delle quali quattro negli U.S.A. e due in Canada.
Nel
censimento del 1931, quando la popolazione contava 1122 abitanti presenti e 1268
residenti, il decremento risulta più accentuato che in passato, mentre nel
periodo intercensuario 1921-1931 il movimento naturale ebbe un saldo ancora
negativo di sedici unità, ma meno accentuato che nel decennio precedente. La
circostanza che la riduzione abbia interessato quasi 400 abitanti residenti e
124 presenti attesta che si trattava ormai di esodi definitivi, con
cancellazione anagrafica ed abbandono totale del tipo di vita locale.
Questa
emigrazione ha interessato tutto il territorio comunale con un numero
limitatissimo di rientri, in quanto i pochi rimpatriati preferirono stabilirsi
nelle Riviere e nei centri urbani, abbandonando così, oltre che i mestieri
rurali e pastorali, anche le attività artigiane tradizionali.
In realtà
quanti lasciarono Fontanigorda si dirigevano ora verso mete più vicine: località
litoranee del Levante, ma anche del Ponente, dove spesso lavoravano nelle
strutture alberghiere o come domestici. L'inclusione del Comune nella Provincia
di Genova, avvenuta nel 1923, stimolò gli afflussi verso il capoluogo ligure e
la sua area urbana; qui le possibilità di lavoro erano varie e diversificate,
dall'edilizia all'industria e ai mestieri più umili (per le donne
specialmente).
Un'inversione di tendenza, anzi si può dire l'arresto del
fenomeno migratorio, si registrò soltanto dopo la seconda guerra mondiale,
quando prese piede anche nel paese di Fontanigorda il fenomeno turistico, che
portò un notevole beneficio a tutta l'economia locale.
Nel periodo 1946-1950
si segnalava una certa emigrazione verso la Francia e nelle città di Genova e
Milano, queste ultime rimangono meta preferita dell'emigrazione attuale.
Anche l'ulteriore calo della popolazione, registratosi tra il 1931 e il
1951, contribuì ad alleggerire il peso demografico e quindi l'esuberanza di mano
d'opera. Così quasi tutti gli abitanti rimasti, dopo aver abbandonato gran parte
delle attività rurali, poterono trovare impiego nel settore commerciale e nelle
strutture di accoglienza, nonché nel ramo edilizio alimentato dal bisogno di
seconde case.
Molti dei turisti che, oggi in estate, affollano il Comune sono
discendenti di emigrati, il che dimostra come il legame con la terra d'origine
sia sempre rimasto forte.
Il commercio dell'esca richiama
l'emigrazione verso la Francia
Gli abitanti del paese di
Fontanigorda si distinsero per aver dato vita, da tempo immemorabile, ad una
caratteristica industria, della quale se ne conoscono poche analoghe nel mondo:
l'industria dell'esca.
L'esca è un prodotto ottenuto dalla lavorazione
artigianale di un particolare fungo (il fungus fomentarius) che si forma
sui tronchi dei faggi abbattuti o morenti. Questo prodotto veniva utilizzato sia
in ambito chirurgico, per confezionare bende emostatiche, sia come combustibile,
per la proprietà di prendere fuoco facilmente e tenacemente in qualsiasi
condizione atmosferica. Quest'ultimo tipo d'impiego dell'esca è probabilmente il
più antico.
Si ha notizia che inizialmente questa merce prodotta a
Fontanigorda veniva esportata da un certo Calè, un commerciante genovese che
veniva periodicamente in paese, dove faceva incetta della produzione. Già
intorno al 1800 circa, i fabbricanti d'esca si emanciparono dagl'incettatori e
costituirono delle vere e proprie ditte e cominciarono a commerciare per conto
proprio.
I mercati erano la Germania, la Francia, la Spagna, la Svizzera
e l'Inghilterra, oltre a varie città italiane. In alcune di queste e a Marsiglia
(Francia) vennero inoltre create delle succursali. Nei sobborghi di Genova (San
Fruttuoso e Molo) venne impiantato un laboratorio della ditta Biggi, a Ferrara e
Ravenna aveva succursali la ditta Ferretti, mentre a Marsiglia vi erano
fabbriche e spacci della ditta Garbarino.
La mano d'opera alle dipendenze di
queste ditte, anche nelle succursali, proveniva tutta da Fontanigorda ed era
organizzata in squadre di lavoratori, con la suddivisione delle mansioni.
La
causa che determinò, verso la fine dell'Ottocento, il graduale declino di questa
speciale industria fu il venir meno della materia prima che proveniva dalle
faggete secolari dell'Appennino italiano e dalla Dalmazia, non fu dunque per
mancanza di richiesta. Sempre per lo stesso motivo, negli anni compresi tra le
due guerre mondiali, si ebbe la cessazione di questa attività.
Dopo la prima
guerra mondiale dalla Francia e dall'Inghilterra infatti giungevano ancora
ordinazioni alle ditte rimaste.
Anche al tempo del suo migliore sviluppo,
l'industria dell'esca, pur dando il sostentamento a molte famiglie, non era
sufficiente a sfamare l'intera popolazione e non arricchì nessuno.
Alcuni
titolari di ditte, infatti, accanto all'attività
aziendale continuavano quella contadina e, già a cominciare dalla metà
dell'Ottocento e forse anche precedentemente, molte famiglie iniziarono ad
emigrare.
In questo periodo, sebbene gli atti civili documentino che alcuni
nuclei familiari si dirigevano verso l'America, a partire soprattutto dal 1875
gran parte della popolazione di Fontanigorda iniziò a migrare verso la Francia,
dapprima stagionalmente e poi in modo definitivo, mentre la scelta di comuni
italiani risulta poco apprezzabile.
La località francese prescelta fu
indubbiamente Marsiglia. È ipotizzabile che questo flusso, altamente
direzionato, inizialmente sia stato, almeno in parte, una conseguenza del
commercio dell'esca, iniziato già precedentemente.
Peraltro, come è possibile
determinare dall'analisi delle professioni indicate sugli atti anagrafici, non
furono i commercianti quelli che si stabilirono in questa città, essendo
presumibilmente la loro una attività pendolare.
La professione che compare
con maggiore frequenza è quella di "Giornaliere". Ciò sta ad indicare
probabilmente attività saltuarie ed occasionali. "Pavimentatore" (traduzione
italiana del "Paveurs" francese, "pavè" è detto il lastricato delle vie di
Marsiglia) è quella che si trova più spesso tra le restanti professioni.
È
dunque possibile che, come accade anche per certi emigrati dei nostri giorni,
gli extracomunitari per esempio, sulla base delle testimonianze di quei
viaggiatori, si sia instaurata una sorta di richiamo verso una terra che poteva
offrire maggiori risorse di quella natia.
Se Marsiglia fu indubbiamente il
cardine di questo movimento migratorio, ben presto una consistente parte della
popolazione di Fontanigorda si diresse verso Saint Maime, piccolo comune delle
Alpi dell'Alta Provenza, attratta dalla possibilità di lavoro nelle miniere di
lignite situate nelle vicinanze (Bois d'Asson). Tale attività offriva infatti
maggiori guadagni, basati inoltre sulla quantità di carbone estratto anziché
sulle ore lavorate.
Molti giovani Fontanigordesi formarono qui un
nucleo, tanto consistente rispetto alle dimensioni di questo paese, da mutarne
completamente la struttura.
Dalla testimonianza di un vecchio minatore
risulta infatti che, nel 1880 circa, soltanto sul piazzale della Chiesa di Saint
Maime erano presenti novantaquattro uomini di Fontanigorda in attesa della
messa.
Non solo gli uomini trovarono la possibilità di lavoro nell'ambito
delle miniere, ma anche le donne, che vi operavano come addette alla separazione
del carbone dalle impurità.
A partire dal 1880 circa, e fino al primo
decennio del secolo successivo, i dati censuali del comune di Fontanigorda
evidenziano una consistente diminuzione degli effettivi rispetto ai residenti,
ed anche gli atti di nascita, matrimonio e morte trascritti dalla Francia
diventano sempre più numerosi, a conferma della netta crescita subita dal
fenomeno migratorio durante questo periodo
Nel censimento del 1911 la
differenza tra residenti e presenti risulta inferiore rispetto a quella del
decennio precedente, mentre matrimoni e nascite all'estero registrano il loro
massimo: tale situazione è probabilmente attribuibile, almeno in parte, al fatto
che, al rientro di molti si contrappone la stabilizzazione di altri che, in gran
parte, prenderanno progressivamente la nazionalità francese.
Successivamente, molti si trasferirono definitivamente nella nuova patria
facendo così perdere negli archivi ogni loro traccia.
Attualmente i
discendenti dei Fontanigordesi emigrati in Provenza, un secolo e mezzo fa, si
trovano sparsi in molte parti della Francia, ma la maggior concentrazione di
Biggi, Ferretti, Sciutti e Rapuzzi rimane sempre a Marsiglia e lungo la valle
del Durance.
Molti di loro sono rimasti legati al paese dei loro avi e
ritornano annualmente a passare le vacanze estive in Val Trebbia
Pur immersa
oggi in una realtà tutta nuova, Fontanigorda non ha tuttavia dimenticato i suoi
emigrati e, nel loro ricordo, ha siglato con Saint Maime, il piccolo comune che
tanti di loro ha raccolto, uno storico gemellaggio.
Il primo incontro è stato
celebrato a Fontanigorda il 16 Agosto 1992 e ratificato a Saint Maime il 1°
Maggio 1994.
In ognuna delle cerimonie sopra ricordate, una piazza è stata
dedicata al paese gemello: a Fontanigorda in piazza Saint Maime, un cippo
resterà nel tempo a testimonianza e ricordo del profondo legame che ha unito per
sempre queste due piccole comunità.
Emigranti di Casoni e sue
Ville
Nei cento anni che vanno dal 1850 al 1950, furono in molti,
tra gli abitanti di Casoni, frazione del Comune di Fontanigorda, che lasciarono
le loro case per andare a cercare fortuna in paesi stranieri, dove taluni
rimasero definitivamente ed altri per lungo periodo. Nella maggior parte dei
casi, essi raggiungevano le Americhe. Per chi arrivava negli Stati Uniti, la
meta preferita era la California; mentre per coloro che si recavano in Argentina
la destinazione prescelta, per lo più, era Buenos Aires. Pochissimi di loro
emigrarono in Francia.
Casonesi emigrati nelle Americhe
-
Bartolomeo Ferretti, detto "U Gròssu", arrivò negli Stati Uniti verso il
1855, trovò lavoro a Denver nel Colorado, dove ebbe una famiglia. In seguito,
rimasto vedovo e senza figli, rimpatriò e risposatosi a Casoni ebbe una nuova
famiglia. Egli fu tra i primi emigranti diretti in Nord America.
-
Giovanni Ferretti, figlio del "Rebixiùn", emigrò negli U.S.A. nel
1857, vi rimase definitivamente.
- Matteo e Maddalena Ferretti della
famiglia "Cappelìn" di Casoni, raggiunsero gli U.S.A. nel 1858, non si hanno
notizie della loro destinazione, ebbero due figli e non rimpatriarono.
-
Maddalena Ferretti, sorella del predetto Matteo, maritata con Lavezzoli
Pietro di Ottone Soprano, raggiunse gli Stati Uniti nel 1859. Una sua figlia
Angela rimpatriò e si sposò a Casoni.
- Bartolomeo Ferretti,
detto "Niè" e la moglie Benazzi Teresa arrivarono negli Stati
Uniti verso il 1860, non ebbero figli, in seguito rimpatriarono. Bartolomeo era
del casato dei "Cappelìn" di Casoni.
- Andrea Ferretti, detto
"Driàllu", verso il 1866, emigrò negli U.S.A. con la moglie Giovanna
Repetti, proveniente dalla parrocchia di Priosa d'Aveto. Vi rimase
soltanto per un certo periodo, poi rimpatriò. In America nacquero due suoi
figli.
- Agostino Ferretti, detto "Struxiò" della famiglia degli
"Stèlli" di Casoni, con la giovane figlia Benedetta andarono ad
imbarcarsi a Le Havre in Francia. Giunti in America, raggiunsero San Francisco
nel 1875 dove fecero fortuna come suonatori ambulanti. In seguito rimpatriarono.
- Giorgio Ferretti, detto "Zàzzera", nel 1875 raggiunse Oakland in
California dove esercitò il mestiere di guaritore. Non si sposò. Morì
centenario.
- Bartolomeo Ferretti, detto "u Mericànu" della famiglia
dei "Zàn" di Casoni, emigrò in California nel 1880, vi rimase per un certo
periodo e poi rimpatriò.
- Ambrogio Ferretti, della famiglia dei
"Pallìn", anch'egli nel 1880, fu in California da dove rimpatriò, dopo un breve
periodo.
- Bartolomeo Ferretti con la moglie Caterina
emigrarono definitivamente a Chicago, nei primi anni del '900. Egli era del
casato dei "Mariìn-e" di Casoni.
- Michele (Mike) Ferretti nel 1890
ritornò negli Stati Uniti dove era nato, non si hanno notizie riguardanti la
destinazione. Era figlio del "Driàllu" e della sua prima moglie Giovanna
Repetti.
- Giovanni (Gianni) Ferretti, fratello del predetto Mike,
anch'egli ritornò negli U.S.A. in quegli stessi anni.
- Giorgio
Ferretti, dei "Mariìn-e", emigrò a New York sul finire
dell'800, vi rimase per pochi anni, in seguito rimpatriò.
- Giorgio
Ferretti, della famiglia dei "Giamanti", nel 1908 andò a Chicago dove si
stabilì definitivamente.
- Giorgio Ferretti, dei "Brùne", emigrò a
Denver in Colorado nel primo decennio del '900, in seguito rimpatriò.
-
Giuseppe Ferretti, del "Ginìn", con la moglie Caterina emigrarono a
Denver nel Colorado, nel primo decennio del '900, dove si stabilirono con la
famiglia, i loro discendenti vi risiedono tuttora.
- Davide
Ferretti, dei "Perteghièlle", arrivò a New York col piroscafo "Duca
di Genova" il 6/12/1910 e proseguì per Chicago, dove si stabilì
definitivamente con la sua famiglia. Ebbe sette figli. L'ultimogenito, di nome
Giovanni, risiede ancora a Chicago. Gli altri discendenti si trovano in varie
parti degli Stati Uniti (California, Florida, Illinois e New Mexico).
-
Giacomo Ferretti, detto "Giacumìn di Zàn", con la moglie Caterina
raggiunse New York il 26/6/1912 sul piroscafo "Duca d'Aosta", con
destinazione Oakland, dove si stabilì definitivamente. Una sua nipote, alcuni
anni fa, venne in Italia per conoscere i suoi parenti. Sulla stessa nave
viaggiò anche Agostina Ferretti con i figli Pietro e Nicola,
diretti a Chicago, dove si trovava il loro padre Davide.
- Bartolomeo
Ferretti, detto "Tumè" emigrò a Chicago dopo la prima guerra
mondiale e rimpatriò dopo l'ultimo conflitto mondiale. Prese dimora a Genova
presso la figlia Maddalena.
- Eugenia Ferretti, madre di Candido
della famiglia "Cacciòu", dopo la prima guerra mondiale emigrò a Chicago, dove
rimase per una ventina d'anni, in seguito rimpatriò.
- Giuseppe
Ferretti, detto "Gioxeppìn de Paulàde", si trasferì a Oakland con la moglie
Maria, nel 1922. I loro discendenti risiedono tuttora in California.
- Antonio Ferretti, dei "Nàni", emigrò in Canada nella provincia di
Alberta nei primi anni venti e vi rimase definitivamente. Possedeva una
fattoria.
- Giovanni Ferretti, fratello del suddetto Antonio, si
trasferì anch'egli, nello stesso periodo, in Canada, nella provincia di Alberta.
- Michele Ferretti, detto "Michelìn dei Bìxi", emigrò negli anni
cinquanta a San Paolo del Brasile, dove risiede tuttora con i suoi discendenti.
- Bartolomeo Ferretti, dei "Nàni", nel 1954 sposò Maria e con
lei emigrò in Canada, nella provincia di Alberta, nella fattoria dei suoi
parenti; in seguito lavorò come dipendente delle ferrovie transcanadiane. Dopo
la sua morte, i suoi familiari ritornarono in Italia.
Nativi di
Vallescura, Villanova e Barcaggio emigrati in Argentina
- Andrea
Benazzi, del casato "Pòzza" di Vallescura emigrò, con la famiglia, in
Argentina negli ultimi anni dell'800. Non rientrò più in Italia.
-
Giorgio Benazzi, del casato "Àia" di Vallescura, sposato con Elisabetta
Benazzi, dei "Mèrli", sul finire dell'Ottocento, emigrò con la famiglia in
Argentina, dove rimase definitivamente.
- Giuseppe Benazzi,
detto"Lìllu dell'Àia", andò in Argentina con la famiglia, sul finire
dell'800, vi rimase diversi anni, in seguito rimpatriò. A Buenos Aires, nel
1902, nacque sua figlia Caterina.
- Bartolomeo Benazzi, del casato
"Pòzza", emigrò in Argentina nei primi anni del '900 e vi rimase.
-
Natalina Benazzi, dei "Bàcci" di Vallescura, negli anni venti si
sposò e andò col marito in Argentina, dove rimase definitivamente.
- Marco
Benazzi, del casato "Pòzza", emigrò in Argentina dopo la seconda guerra
mondiale, vi rimase per un periodo e poi rimpatriò. Si stabilì a Broni
(Pc).
- Andrea Benazzi, del casato "Pòzza", anch'egli come il
suddetto Marco, suo fratello, andò in Argentina dopo la seconda guerra mondiale
e vi risiede tuttora con i suoi parenti.
- Benedetto Ferretti,
detto "Benedettìn" di Villanova, emigrò in Argentina sul finire dell'800.
Dopo un breve periodo rimpatriò.
- Gregorio Ferretti, detto
"Grigurìn", fratello del predetto, nello stesso periodo andò in Argentina e vi
rimase.
- Bartolomeo Ferretti, dei "Bàrchi" di Barcaggio, emigrò in
Argentina, con la famiglia, nel 1895, vi rimase parecchi anni e poi
rimpatriò.
- Antonio Ferretti, fratello del predetto, anch'egli negli
stessi anni emigrò in Argentina e vi rimase
definitivamente.
Emigranti di Mezzoni
- Bartolomeo
Biggi, detto "Melìn", fu in Argentina per un dato periodo sul finire
dell'Ottocento.
- Stefano Biggi, con la
famiglia, emigrò definitivamente in California nel 1858. Era del casato detto
"Qui de Luorènzu". I discendenti di sua figlia Bianca, sposata con un
Garbarino di Montebruno, vennero, alcuni anni fa, da San Francisco in Italia per
riscoprire le loro origini.
- Giuseppe
Biggi, detto "Pepìn",
verso la fine dell'800 emigrò nell'Oregon (U.S.A.); in seguito rimpatriò.
- Giovanni Biggi, detto "Giuàn", emigrò con la famiglia in
Argentina tra il 1800 e il 1900; vi rimase per un periodo e poi rimpatriò. Sua
figlia Maria nacque a Buenos Aires.
- Matteo Biggi, fratello
del suddetto Giovanni, fu anch'egli in Argentina nello stesso periodo.
-
Antonio Biggi, detto "Grìxu", dopo la prima guerra mondiale si trasferì
definitivamente con la sua famiglia a Oakland in California. I suoi
discendenti risiedono tuttora nella baia di San Francisco.
- Ludovico
Biggi, figlio di "Melin", sulla fine degli anni venti, emigrò in Argentina.
- Giuseppe Biggi, fratello del predetto Ludovico, anch'egli
emigrò in Argentina nello stesso periodo. Ambedue non rientrarono più in
Italia.
Emigrati in Australia
- Cesare Ferretti, dei "Brùne" di Casoni, emigrò in Australia tra gli anni cinquanta
e sessanta del '900, in seguito rimpatriò e si stabilì a
Genova.
Emigrati nei Paesi Europei
- Giovanni Ferretti,
dei "Cappelìn della Fùndega" di Casoni, emigrò, con la famiglia, a Norwich
in Inghilterra, nel 1902, dove rimase definitivamente.
- Bartolomeo
Ferretti, fratello del predetto Giovanni, emigrò anch'egli negli stessi
anni, a Norwich. In questa città, i due fratelli furono negozianti di legna e
carbone.
- Gregorio Ferretti, figlio dell'"Arenètto" di Villanova,
nel 1885 emigrò in Francia, a Marsiglia. In seguito rimpatriò.
- Giorgio
Ferretti, dei "Mariìn-e" di Casoni, emigrò inizialmente in Corsica, nel
1890, poi si trasferì con la famiglia in Francia, nella zona di Marsiglia.
- Agostino Ferretti, fratello del predetto Giorgio, emigrò anch'egli
in Corsica nel 1890; ambedue non ritornarono più in Italia.
- Giuseppe
Ferretti, anch'egli fratello minore dei predetti, in quegli stessi anni
emigrò a Bastia in Corsica. Non fece più ritorno in Italia.
- Benedetto
Ferretti, detto "Benèitu u Rùxiu" di Villanova, rimase per ventinove anni in
Russia. Partì nel 1891 e ritornò la vigilia di Natale del 1920. Lavorò alla
realizzazione e manutenzione della ferrovia Transiberiana, arrivando fino a
Vladivostok sul Mar del Giappone.
- Teresa Ferretti, dei "Nàni
suttàn" di Casoni, nel 1933 si sposò a Fontanigorda ed emigrò definitivamente in
Francia col marito.
- Maria Ferretti, detta Marie di Casoni, emigrò
in Francia (Marsiglia), dopo l'ultima guerra mondiale. Si sposò ed ebbe dei
figli che annualmente ritornano in Italia, durante le vacanze.
- Liliana
Ferretti, sposata a Casanova, sorella della predetta Marie, anch'essa si
trasferì con la famiglia a Marsiglia. I suoi parenti trascorrono annualmente le
vacanze in Italia.
- Antonio Ferretti, Tonino di Barcaggio, si sposò
ed emigrò a Parigi negli anni sessanta, ebbe un figlio che vive tuttora in
Francia. Egli, attualmente, risiede in Italia, per la maggior parte
dell'anno.
I gruppi familiari emigrati e sopra elencati sono 57,
dei quali, trentacinque presero residenza definitiva all'Estero, mentre
gli altri, dopo un certo periodo, rimpatriarono.
Bibliografia
M. G. Borelli - "L'emigrazione nelle Americhe della
Provincia di Genova" - Editore Patron - 1991
M. Melleri, E. Robino Massa
- "Fontanigorda: una comunità ligure aperta verso l'Europa" - Tipografia Emiliani - Rapallo -
1995
Archivi Parrocchiali di Canale, Casoni
e Fontanigorda - "Stato delle
Anime"
Tradizioni e testimonianze raccolte
dalla viva voce di anziani del posto.
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Pagina pubblicata il 15 aprile 2005, letta 9076 volte dal 23 gennaio 2006
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