Valdaveto.net > Flora della Val d'Aveto > Caratteri generali della vegetazione della Val d'Aveto
di Giorgio Venturini
fotografie di Giorgio Venturini
La Liguria è tra le regioni italiane quella che annovera il maggior numero di specie vegetali. All'interno della regione certamente l'Appennino Ligure e la Val d'Aveto
Fiore della Val d'Aveto
occupano una posizione privilegiata, grazie alle loro caratteristiche climatiche, geografiche e geologiche.
L'Appennino Ligure si può considerare una cerniera tra la regione fitogeografica medioeuropea e
quella mediterranea, il cui confine corre proprio lungo la dorsale appenninica. Oltre a ciò questa catena montuosa rappresenta il raccordo tra le Alpi e l'Appennino Peninsulare.
Questa particolare condizione rende possibile la presenza nella stessa area di specie botaniche caratteristiche dei diversi ambienti con cui l'Appennino Ligure confina. Si aggiungono a questa situazione favorevole il
notevole gradiente altitudinale, che per la Val d'Aveto va dai circa 350 metri della confluenza con il Trebbia fino ai circa 1800 del gruppo del Maggiorasca, e la vicinanza con il mare propria della parte più meridionale della valle che vede alcune delle cime che la circondano, come ad esempio il Monte Ramaceto o lo stesso Monte Aiona, affacciarsi direttamente sulle valli che giungono al mare.
Ulteriore motivo di interesse della flora della Val d'Aveto è la sua storia glaciale, ben visibile per la presenza di circhi glaciali e morene, soprattutto evidente nei versanti dell'Aiona che si affacciano sulle Lame. In queste aree (pareti rocciose, cenge, vallette nivali) si ritrovano associazioni vegetali particolari, che determinano una grande
ricchezza di specie, tra cui molte comuni ad analoghi ambienti alpini, qui rimaste in situazione relitta dopo il termine dell'ultima glaciazione.
Citiamo Draba aizoides, Aquilegia alpina,
Aster alpinus,
Fiori della Val d'Aveto
Salix herbacea, Saxifraga paniculata, Soldanella alpina, Silene acaulis, Geranium argenteum, Pulsatilla alpina, Ranunculus apenninus.
Non si deve infine trascurare il fenomeno geologico caratterizzato dalla presenza di rilievi
ofiolitici, con affioramenti di serpentini, che consentono lo sviluppo di una flora altamente specializzata (flora dei serpentini). I substrati serpentinosi costituiscono per le piante un ambiente del tutto particolare; laddove affiorano, in maniera più o meno estesa, hanno consentito la differenziazione di una flora assolutamente peculiare.
Una serie di caratteri fisico - chimici sono alla base delle peculiarità di questi affioramenti e sono
responsabili delle maggiori difficoltà d'insediamento e di selezione che le specie vegetali devono affrontare su tale substrato.
Si osservano infatti suoli scarsamente evoluti, rocciosi e aridi, carenze di elementi nutritivi (calcio, fosforo, potassio), presenza di elementi tossici (nichel, cromo, cobalto, boro) e concentrazioni molto elevate di magnesio: questa situazione determina condizioni molto selettive che influenzano fortemente la flora.
Diverse specie non riescono a superare queste barriere ecologiche e non compaiono mai sui terreni serpentinosi. Altre vi conducono una vita stentata e mostrano presenze per lo più occasionali. Un certo numero di specie sopravvive a fronte di modificazioni morfo-fisiologiche.
Di estremo interesse si rivelano, dunque, le aree di affioramento di complessi ofiolitici, tanto per le specie endemiche che ospitano, quanto come aree di rifugio per numerose entità floristiche salvaguardando diverse specie relitte, come ad esempio Daphne cneorum e Potentilla rupestris.
Motivo di interesse botanico è inoltre rappresentato dalla presenza di zone umide e di torbiere, che
vanno dai casi estremamente particolari degli invasi della zona delle Agoraie,
Il Lago degli Abeti
che ospitano una flora tipica, caratterizzata dalla presenza di specie come la carnivora Drosera rotundifolia, ai più diffusi ambienti perennemente umidi (le Mogge o Moglie), ben rappresentati nella zona del Maggiorasca, intorno al prato della Cipolla, o dell'Aiona, tra il passo della Spingarda, Prato Mollo e i pianori che precedono la vetta, con fiorituire di pennacchi (Eriophorum), calta (Caltha palustris), Parnassia palustris e Piguicola.
Questi ambienti presentano anche un notevole interesse paleo-botanico, conservando tronchi fossili di abete bianco, ben visibili nel Lago degli Abeti o sotterrati nelle Moggie di Ertola, attualmente oggetto di una campagna di studi.
In base al censimento delle zone umide della Liguria, risulta che il maggior numero di zone di interesse si trova nei comuni di Rezzoaglio e di Santo Stefano d'Aveto. E' da notare che i termini Mogge, Moglie,
Moggetto e simili riportati sulle carte topografiche derivano da
errata interpretazione dei nomi locali (Meuggie) che indicano proprio
i terreni umidi (molli per la presenza di acqua, come Prato Mollo).
Anche la storia recente gioca un ruolo non indifferente per l'interesse vegetazionale e in generale naturalistico della Val d'Aveto, che presenta una grande estensione di ambienti naturali, certamente influenzati dall'uomo, ma sempre in un equilibrio che si è mantenuto per secoli e che contribuisce a costruire dei paesaggi di fascino particolare, con l'inserimento della geometria dei terrazzamenti che si estendono dal fondo valle fino al limite dei pendii più impervi, in un contesto boscoso, prativo di alta quota e roccioso, che non rappresenta certo la "wilderness" ma che disegna la storia di un commovente rapporto tra uomo e natura altrove scomparso.
Da un punto di vista altimetrico e vegetazionale nella Val d'Aveto dei comuni di Rezzoaglio e di Santo
Stefano d'Aveto possiamo distinguere tre fasce principali.
La fascia più alta, quella sub-alpina,
Bosco di faggi tra il Monte Penna ed il Monte Aiona
al di sopra dei 1500 metri, caratterizzata dai relitti glaciali cui abbiamo già accennato e principalmente
coperta da praterie e brughiere a mirtillo (Vaccinium mirtillum), è limitata alle zone più alte dei gruppi del Maggiorasca, Penna ed Aiona.
La sottostante fascia dei faggeti è quella prevalente, e forma estese coperture boschive che vanno dai 900 ai 1500 metri.
Procedendo verso quote più basse aumentano le associazioni con
aceri, frassini, e sorbi. Sono interessanti le stazioni di pino mugo
autoctono, sul Monte Nero e sul Groppo Rosso.
Purtroppo numerosi interventi di rimboschimento di pascoli abbandonati e aree soggette a
dissesto, condotti senza seguire alcun criterio naturalistico, hanno creato negli ultimi 80 anni numerosi boschi artificiali di conifere che hanno stravolto la fisionomia di ambienti preziosi quali quelli che circondano il lago delle Lame e la vicina zona del Lago degli Abeti.
La fascia dei querceti misti mesòfili (medioeuropea o submediterranea fresca) si estende fra i 600 e i 900 metri. Le specie arboree dominanti sono i carpini, gli aceri, i frassini, i cerri, i sorbi, i noccioli, i maggiociondoli.
Tra i 500 e i 1000 metri si è sviluppata la coltivazione del castagno, oggi in regresso, ma tuttora
molto diffusa, che ha rappresentato per secoli una delle basi della alimentazione delle popolazioni dell'Appennino Ligure, come di quello Toscano.
Pagina pubblicata il 21 maggio 2006
(ultima modifica: 06.07.2014), letta 13505 volte
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