Valdaveto.net > Usi, costumi, tradizioni, racconti e leggende > La banda musicale di Santo Stefano d'Aveto
di Cristoforo Campomenosi
articolo pubblicato sul giornale "Il Golfo" nell'agosto 1996
La banda di Santo Stefano d'Aveto ha festeggiato recentemente i 140 anni, essendo nata nel 1856 dopo la guerra di Crimea: un bersagliere di Lamarmora, Giovanni Marrè, di ritorno dalle imprese sul mar Nero, insieme alla gloria portò con sè anche la sua tromba. Poco dopo, insieme a un minuscolo gruppo di appassionati, diede vita alla banda.
Se essa ebbe un rapido sviluppo e mise forti radici tanto da sfidare il tempo e le avversità, evidentemente significa che il terreno era fertile e recettivo e la popolazione aveva una naturale predisposizione per la musica. E in effetti si può ben dire che la conformazione paesaggio, un anfiteatro circondato da alti monti rocciosi che diffondono gli echi, conferisce al luogo una certa musicalità, che si riflette sui suoi abitanti. Ancor oggi, su 600 residenti a Santo Stefano d'Aveto, una sessantina sono impegnati nel campo musicale.
Il gruppo iniziale, tramandando di padre in figlio la passione per la musica, crebbe e si sviluppò con mutevoli fortune, alternando periodi di particolare floridezza a momenti di stasi.
Durante il fascismo il complesso era organizzato in modo paramilitare, con una disciplina e un assetto che rispecchiavano, nel loro piccolo, il vento di retorica e di grandiosità che spirava sui "colli fatali" di Roma.
Di quel periodo è rimasta famosa e suscita ancora ilarità la scenetta svoltasi in occasione dell'attesa in paese di un
gerarca fascista: un funzionario del regime, scorgendo un'automobile in arrivo nell'ultima curva, (sulla strada appena
inaugurata passava qualche macchina al giorno), al grido di "attenzione che arriva una macchina!...suonate!" diede
il via alla marcia di benvenuto, che la banda eseguì con enfasi e decisione tra gli applausi degli astanti. Ma dall'auto
appena giunta scese un turista qualsiasi, che commosso e un po' imbarazzato ringraziò e si schermì dicendo che non era il
caso.
La guerra sciolse il complesso e gli strumenti restarono relegati in soffitta.
Ma il 25 aprile, mentre anche su questi monti si festeggiava la liberazione, i bandisti si radunarono spontaneamente e
scesero in piazza, improvvisando marce e canzoni con un tale entusiamo che il Fontana Mario, detto "Mattarellu", dalla
gran foga riuscì a sfondare la grancassa.
Nel dopoguerra la banda riprese lentamente il suo cammino, sotto la guida del mestro Armando Campomenosi, reduce dalla
prigionia in India, che con grande passione e competenza ha guidato il gruppo fino alla metà degli anni '80.
In questo periodo i suonatori riuscirono a costruire con le loro mani una sede stabile per le prove nel terreno di fianco
alla chiesa, messo a disposizione dal parroco.
Ma non per questo le cose andarono sempre bene: ad anni di entusiasmo seguirono periodi di stanca, tanto che verso la meta
degli anni 70 complesso parve definitivamente dissolto. Così dopo un po' di tempo il parroco Mons. Todeschini decise di
affittare la casa della Banda ha un club di villeggianti che gli diedero come anticipo un congruo assegno.
Bastò questo fatto perché i bandisti in letargo, punti sul vivo per la perdita della loro casa, costringessero il parroco
a restituire l'acconto, affermando che la banda non era mai morta: a dimostrazione di questo la sera stessa si recarono
tutti a provare. Fu così che la banda risorse. In chi conosceva l'acume e l'intelligenza del Todeschini è sempre
rimasto il dubbio che il prete avesse architettato tutto per far rinascere il complesso. Il gruppo ero formato da gente
rude, forte e tenace, che si recava alle prove dopo una giornata di duro lavoro nei campi o nei laboratori artigianali.
Le note, se non uscivano con dolcezza, dovevano uscire con la forza: una sera il calzolaio, detto "il Toro", dal lungo
sbuffare nel suo trombone che sembrava un po' pigro, fece uscire dallo stesso un pezzo di pasta proveniente dagli spaghetti
che aveva appena mangiato!
Da una decina d'anni il complesso è guidato dal giovane maestro Paolo Mazza, che insieme al Presidente dott. Francesco
Livellara ha dato nuovo impulso a tutte le attività del gruppo.
La preparazione è più approfondita, il repertorio più vario e moderno e va dai pezzi d'opera alla musica da film, dalla
musica leggera alla classica, fino alle tradizionali marce. Ma la vera rivoluzione era già avvenuta anni prima, con
l'ammissione alla banda della componente femminile. Ai tempi di "attenzione che arriva una macchina..." nessuno
avrebbe mai immaginato che le donne potessero entrare a far parte del complesso. Tutt'al più avrebbero potuto fare le
massaie rurali.
E invece verso il dopo il 70, sotto la guida del maestro Armando, timidamente qualche donna entrò a far parte gruppo.
Si trattava ragazze che volevano seguire il fidanzato ad ogni costo (e infatti sucessivamente tra bandisti sono avvenuti
diversi matrimoni) e che nella banda diede prova di notevole bravura.
Col tempo poi la presenza femminile si è fatta più consistente ed importante e attualmente è quasi pari a quella degli
uomini.
Ma il settore dove le donne sono nettamente in maggioranza è quello del canto: il coro del complesso musicale è
decisamente nelle loro mani. Questo gruppo, sorto nel 1988 per iniziativa del maestro Mazza per affiancare le esibizioni
della banda, ha acquistato pian piano un suo spazio e una sua autonomia e si esibisce in concerti con un progamma molto
vario, che comprende canti di montagna, pezzi d'opera, musica popolare, bluses,musica sacra, musica antica.
Composto da una trentina di persone, è sorto dalle ceneri di un altro complesso canoro: il coro Monte Groppo Rosso,
gruppo di tutt'altro genere e rigorosamente maschile, che nei primi anni 80 ebbe un notevole successo. Formato da un
gruppo di giovani uniti dalla passione per il canto di montagna, eseguiva soprattutto canzoni alpine e del Trentino,
portando allegria e buonumore nelle piazze di tutto il circondario, accompagnato da allegre libagioni.
Tutto il contrario del gruppo attuale, che si esibisce prevalentemente al coperto e con tanto di partitura.
Una scuola di orientamento musicale guidata dal maestro si affianca al coro e alla banda, per portare nuove leve ai due
gruppi musicali, in cui comunque i giovani sono ormai la parte preponderante.
Un giornalino bimestrale viene diffuso tra i numerosi associati al complesso per tenerli informati sull'attività del
gruppo musicale.
Il coro e la banda in questi ultimi anni, oltre a svolgere tradizionali servizi e concerti in occasione di festività
nelle varie località della nostra zona, hanno allacciato diversi rapporti di gemellaggio e di reciproca conoscenza con
altri complessi della Liguria e di altra Regioni. Hanno partecipato inoltre con successo a raduni e concorsi a Pesaro,
in Sicilia e in Calabria e in Val d'Aosta.
Sono stati organizzati a Santo Stefano due raduni di complessi musicali, e recentemente un Festival Nazionale di cori
con la partecipazione di oltre 25 gruppi canori e un ottimo successo di pubblico. La realizzazione di tutto questo
richiede, specialmente in un piccolo paese, notevoli sforzi organizzativi e finanziari: la costante applicazione di
suonatori e coristi, l'impegno del Consiglio Direttivo, del Presidente e del Maestro, insieme all'appoggio di tutta la
popolazione, contribuiscono a rendere possibile l'intensa attività che caratterizza il gruppo.
I contributi degli enti pubblici, Regione, Provincia e Comune e soprattutto della Comunità Montana Aveto-Graveglia-Sturla permettono di mantenere il bilancio in pareggio: ma sono soldi spesi bene e contribuiscono a tenere in vita un sodalizio che ormai, come il Monte Groppo Rosso e il Maggiorasca, fa parte del "paesaggio" di Santo Stefano d'Aveto.
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Pagina pubblicata il 9 gennaio 2007
(ultima modifica: 31.01.2007), letta 6129 volte
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