Valdaveto.net > Usi, costumi, tradizioni, racconti e leggende > La neve gialla
di Cristoforo Campomenosi
articolo pubblicato su "Il giornalino dell'ASTASS", n° 1, marzo 1983
Sul Monte Bue non c'era una chiazza di neve. Sembrava che la nostra piccola Svizzera ligure si
fosse d'improvviso trasformata nella Riviera dei fiori: una stazione climatica tipo Sanremo,
dove mancava solo un lungomare per veder passeggiare lente coppie di pensionati milanesi venuti a svernare
in questo paese dal clima dolcissimo.
Nei giorni della merla sui pendii più soleggiati occhieggiavano ciuffi giallognoli di farfari, mentre le
violette se ne stavano nascoste solo per il loro proverbiale pudore.
Qualcuno, confortato anche dalle teorie di Gino Neri, cominciava a gridare allo scandalo, affermando che
"ne gh'è pù de stagiun", ma i più saggi ribattevano che "l'invernu u ne se l'è mai mangiau
mancu u lù" e che "freà l'è cùrtu ma l'è pezzu ca in tùrcu".
Infatti febbraio è arrivato e con lui è arrivata anche la neve.
Il SECOLO XIX poteva titolare che "Santo Stefano riuscirà a salvare almeno mezza stagione", che
"finalmente gli impianti di risalita verranno aperti per la gioia degli sciatori"... eccetera
eccetera.
E invece no. La neve è venuta, ha rivestito il paese, ha coperto il Groppo Rosso, il Penna, l'Aiona e
persino il Monte Fasce a Genova (qualcuno stava già pensando a una seggiovia San Martino - Monte Fasce), ma
a Monte Bue non ne era caduta.
Quando si fanno gli impianti nei posti sbagliati...
Telefonate incessanti martellavano la stazione di Riofreddo e l'Azienda di soggiorno. Il povero Rino
rispondeva a tutti con garbo e con pazienza. Pazienza che viceversa manca del tutto al sottoscritto,
costretto da un'assenza di Sergio a sorbirsi un centinaio di telefonate nell'ufficio dell'Azienda
autonoma.
Per cui, dopo aver risposto che c'era poca neve, io stesso, incredulo di ciò che avevo narrato agli altri,
decidevo di andare a dare una controllata di persona.
E così, insieme al collega Piombo (quel pazzo barbuto che mi sostituiva all'ufficio postale) e alla sua
figlioletta di tre anni - portata in spalla - siamo andati a piedi al Prato della Cipolla.
C'era circa mezzo metro di neve, forse non sufficiente per batterla col gatto (non essendoci fondo
precedente), ma abbastanza per chi voleva divertirsi.
Siamo tornati giù convinti che "volendo" gli impianti potevano essere aperti, considerata anche la lunga
fame di neve che c'era in giro. Pure considerazioni accademiche, beninteso.
L'impresa di Fogar al polo nord sta suscitando un certo clamore, però anche la nostra marcia, nel suo
piccolo, ha avuto la sua risonanza. Tanta risonanza che è venuta anche all'orecchio dell'amico Mangini,
che è stato - devo dirlo - molto corretto; infatti per un po' di giorni mi ha girato al largo, temendo
che venendomi più vicino, la sua bocca (e le sue mani) avessero qualche reazione incontrollata.
Poi al bar abbiamo chiarito tutto e la mia mancata "fiducia" è stata perdonata.
Ma tant'è sono rimasto del parere che sarebbe stato meglio aprire gli impianti e che anche il Comune,
se dà contributi alle seggiovie, avrebbe potuto svolgere un'azione in tal senso.
Ciò purtroppo non mi sono limitato a pensarlo, ma ho anche avuto la faccia toste di andarlo a dire al
nostro Sindaco.
Il quale Sindaco, forse giustamente risentito, mi ha zittito affermando che non spetta a me andare a
sindacare (scusate il gioco di parole) sulle decisioni prese dal Consiglio Comunale in piena autonomia.
Io ci sono rimasto abbastanza male e me ne sono andato con la coda tra le gambe.
Ma siccome, come tutti sanno, sono incorreggibile, continuo a pormi una serie di domande.
Perché le seggiovie, che sono notoriamente in deficit, non hanno un bilancio un po' più palese per il
pubblico o almeno per i soci (azionisti, se ancora esistono)?
Il Comune dà contributi alle seggiovie?
Sotto quale forma?
Quale influenza ha il Comune sulle decisioni della Società?
Gli interessi delle seggiovie coincidono con quelli del paese?
Quali prospettive ci sono per il futuro?
Cosa può fare la gente del posto per migliorare la situazione?
Che ruolo no a deve avere l'Azienda di soggiorno?
È vero che stanno per intervenire la Provincia e la Regione?
Vi assicuro che sono domande, solo domande, senza nessun sottinteso o intenzione polemica verso coloro
che possono rispondere, verso i quali tutti, penso, abbiamo la massima stima.
A molte di queste domande si può certo trovare risposta negli atti ufficiali degli enti interessati, a
disposizione del pubblico, però c'è l'esigenza di saperne un po' di più, specialmente da parte dei
giovani.
E ciò non per pura curiosità, ma perché qui si gioca una notevole parte del futuro di Santo Stefano.
Credo di interpretare il desiderio di molti invitando chi ne sa più di noi a intervenire su questo modesto
giornalino per spiegarci un po' meglio le cose.
Pacatamente, Senza polemiche. Con spirito costruttivo.
Penso che sarà meglio per tutti se la "questione neve" sarà un po' più chiara e un po' meno "gialla".
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Pagina pubblicata il 26 aprile 2007, letta 5285 volte
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