Valdaveto.net > Il territorio della Val d'Aveto e delle valli limitrofe > Raccolta di articoli inerenti la toponomastica locale > Rezzoaglio e le sue ville
di Sandro Sbarbaro
fotografie di Giacomo Aldo Turco e Danilo Zagliani
Indice:
Parrocchia di San Giovanni Battista della Priosa
Parrocchia di San Bernardo Abate delle Cabanne
Parrocchia di
Santa Maria Maggiore di Brignole
Parrocchia di San Michele Arcangelo di Rezzoaglio
Parrocchia di San Bartolomeo di Magnasco
Parrocchia di San Rocco di Villa Noce
Parrocchia di San
Pietro Apostolo d'Alpepiana
Parrocchia di San
Giuseppe di Vicosoprano
Estratto da: Carta Corografica della Provincia di Genova,
geometra Giovanni B. Mori, Genova, 1928
Le parrocchie ed i paesi sono riportati secondo il senso di scorrimento dell'Aveto.
Per ciascuna villa (o frazione), dopo la pronuncia in linguaggio "avetano" sono riportati
alcuni toponimi ricavati dalla analisi di vari documenti:
fotocopie d'originali giacenti in Archivio di Stato a Genova 1,
pubblicazioni cartografiche 2,
i registri della Parrocchia di Priosa d'Aveto (patrimonio delle nostre genti risalente al periodo
1660-1710 e finito, purtroppo, in quel di Piacenza),
pubblicazioni varie 3.
Ca' degli Alessandri (996 metri), in avetano si pronuncia "Ca' de Lùsciandri".
La frazione è pure detta "Ca' de là de
Curdùsu" (le Case al di là di Codorso).
Il 9 Aprile 1685 nel notaio Nicolò Repetto si cita: "[...] terra
prativa sita in detta Villa Condursi vocata sopra le Case di là".
Il 30 settembre 1690 si cita "Le terre di là del fossato, cioè Soria, sotto e sopra le Case con sua testera...".
Ai primi del 1900 era pur detta "Ca' du d'Indiu" dall'appellativo dato ad Agostino Repetti fu Simone, commerciante di bestiame della famiglia "Munin", che da Codorso si era trasferito a "Ca' de là".
Il toponimo "Ca' degli Alessandri" deriva, probabilmente, da tal Alessandro, forse Repetti, che l'abitava in epoca imprecisata.
Codorso (977 metri), in avetano si pronuncia "Cordùsu",
o "Cùrdusu".
Nel 1580 è detta "Covorsi", o "Cavorsi", nel 1593 "Codorso", nel 1660 "Villa Codorsi", nel 1683
"Villa Codursi", nel 1687 "Villa Codorsi", nel 1693 "Villa Codursi", nel 1744 "Villa Codorsi", nel 1853 (per un errore d'interpretazione del cartografo che lo trascrive dal dialetto) "Codorzo".
Il toponimo deriva dal latino "Caput d'Ursi", "Capo d'Orso", attorno al 1500 pronunciato "Cavorso" da cui "Codorso".
Nel 1584 a Codorso risiedono già Nicolino Biggio e suo fratello Agostino.
Cfr. Guido Ferretti, La cattura del Billo, Storia Locale n° 20, Biblioteca della Comunità Montana Alta Val Trebbia, Montebruno, gennaio 2001.
Presso Codorso e il rivo omonimo si trovavano alcune località, ora scomparse, delle quali rimangono i ruderi:
1) "Ca' de Scimunun", ossia "Case di Simonone", che nel 1853 è citata come "Case Scimugnone";
2) "Sambugu", ossia "Ca' Sambuco" (1006 metri), località che compare in documenti del 1692 come "Villa del Sambuco", nel 1694 come "il
Sambuco" e ancora nel 1853 come "Sambuco";
3) "Cirescia" o "Cerexia", ossia la località "Celesia", detta nel 1682 nel notaro Nicolò Repetto "Villa
Celexia", nel 1687 "Villa Celesia" o "Ceresa", nel 1709 "Villa Celesia".
Quest'ultima località era probabilmente già abbandonata ai primi del 1700.
Nel notaro Repetto, il 12 ottobre 1709, si cita "[...] Andrea Repetto fu Agostino detto Michele, abitante nel
luogo, o meglio Distretto di Lerma del Monferrato, come procuratore di Tommasina sua madre, e sposa
inconsolata del fu Agostino, e figlia del fu Antonio fu Giovanni della Villa Celesia Giurisdizione di
detto marchesato di Santo Stefano".
Antonio fu Giovanni detto "Sgavenne" di Villa Celesia (maritato con Maria Repetto di Lazzarino di villa Isola Commina) fu implicato, insieme ad altri Repetto, nell'incendio della canonica di Coli avvenuto
nella notte fra il 15 e il 16 Aprile 1644; a causa di ciò fu bandito.
La rappresaglia era avvenuta in seguito al rapimento di Domenico Repetto, detto il Verde, da
parte degli Zenoglio (Ginocchio) di Santo Stefano d'Aveto.
Il Repetto fu venduto dall'arciprete Annibale Malchiodi di Coli ed ucciso in quel delle
Prè (Prati) di Mezzanego (cfr. "Un giallo nella Bobbio del '600. La tragica vicenda di
Domenico Repetto detto 'il Verde' ", a cura
di Gian Luigi Olmi, Piacenza 2002).
Il toponimo "Cerescia" potrebbe derivare dal latino "ceres" (frumento, luogo del frumento) ma la maniera in cui i valligiani pronunciano il toponimo ("cirescia" o "serescia") fa pensare anche al termine "ciliegia" (in un atto notarile datato 5 maggio 1690 del notaro Nicolò Repetto si citano, utilizzando il termine ceresia, undici tavole di legno di ciliegio: "[...] Di più detto Petro Maria sia obligato dare a detto Giò Batta tavole undeci di ceresia, che prima v'erano")
Ricordiamo che alla confluenza delle fonti del fiume Aveto (chiamate allora Canale d'Acquapendente) col
rio Colleretti (chiamato all'epoca Canale d'Agrofoglio), si trova la località detta "Casa Bruciata" già nominata a Torriglia
in un atto del 28 maggio 1685 come "Casa bruggiata" e citata dall'ingegnere cartografo Matteo
Vinzoni nel 1715 (nel corso di un'ispezione ai Confini posti fra il Capitaneato di Rapallo e il Marchesato di Santo Stefano d'Aveto) come "Casa abrugiata".
Del grande edificio (di circa diciotto metri per nove, con probabile torretta d'angolo) ora rimangono solo miseri resti: un tempo pare fosse "stazione di posta", dogana e osteria.
Pianazze (959 metri), in avetano si pronuncia "Ciànazze", o "Pianazze".
Nel 1678 è detta "Villa Planatiis", nel 1694 "Villa Pianazze", nel 1698 "Villa Planatie", nel 1709 "Villa
Planatie", nel 1744 "Villa Pianazze", nel 1853 "Cianozzo" per un errore d'interpretazione del cartografo che trascrive dal dialetto.
Il toponimo Pianazze significa "pianura" o "spianata".
Sotto la Villa Pianazze esisteva una casa detta "Villa Insula Communis", ora azzerata: è rimasto solo il toponimo "Isura Cumminn-a", ossia "Isola Comune".
La casa di "Isola Comune", appartenuta a Domenico Repetti fu Giovanni, è citata nel 1692 come "Villa Insula Communis" in un documento del notaio Nicolò Repetto che vi roga un atto.
Nel notaro Repetto, il 15 febbraio 1694, si cita: "Giovanni Agostino Repetto fu Lazzarino oriundo di
Villa Isola Commina, da più anni abitante nel luogo vocato Mancia Giurisdizione di Lerma marchesato del Monferrato".
Presso la località "Isola Comune" era citata, in un atto del 1682, la località "Ca' de Recrosi": ciò fa
supporre l'esistenza di un'altra casa.
Ora è rimasto il toponimo che significa "Casa delle crose" (infatti "Re crosi" sta per "Le crose").
Sbarbari (864 metri), in avetano si pronuncia "Sbàrburi".
Nel 1660 è detta "Casa Sbarbororum", nel 1666 "Villa Case Sbarborii", nel 1682 "Villa Casa de Sbarbori", nel 1688 "Villa Casa delli Sbarbori", nel 1690 "Villa Sbarbororum", nel 1692 "Villa Domus Sbarbororum",
nel 1693 "Casa de Sbarbori", nel 1694 "Villa Sbarbori", nel 1709 "Villa de Sbarbori", nel 1738 "Sbarbori",
nel 1744 "Villa Casa de Sbarbori", nel 1755 "Sbarbori", nel 1853 "Sbarbari".
Il toponimo deriva dalle famiglie degli Sbarboro, o Sbarbaro, che s'insediarono in queste plaghe venienti
da Val di Sturla; pare che il primo abitante fosse un bandito.
Nel 1580 risulta "bandito" tal Giovanni
Sbarbaro di Porcile, ora Belpiano.
Presso Sbarbari, sui declivi di quello che i valligiani chiamano "Fussau d'Arenn-a" (ossia "Fossato d'Arena"), si trova la località "Cian da Ca'" ("Piano della Casa"); ora nulla più sussiste, ma è probabile che un tempo esistesse una casa.
Salendo da Sbarbari al Monte Pagliaro s'incontra la località "Cassà", ossia "Casale": si potrebbe
ipotizzare che in tal sito, un tempo, esistesse un casale.
Calzagatta (858 metri), in avetano si pronuncia "Cazegatta", o"Casagatta".
Nel 1593 è detta "Casa gatto", nel 1666 "Villa Casegate", nel 1677 "Villa Casagata", 1682 "Villa Casagatta",
nel 1694 "Villa Casagatta", nel 1738 "Casagatti", nel 1744 "Calzagatta", nel 1853 "Cazzagatte" per un errore
interpretazione del cartografo che trascrive il termine dal dialetto.
Ipotizziamo che il nome derivi da "Casa Gatto".
I Gatto, famiglia di Val di Sturla, ebbero fra i propri membri, alla fine del 1500, tal Alessandro Gatto
"bandito".
I Gatto sono presenti anche a Stibiveri.
Presso Calzagatta, di là del fiume Aveto, esisteva probabilmente una casa detta "Casa di Cantero": si
evince da un documento notarile del Notaro Nicolò Repetto datato 1702, ove si cita anche la località "di
là dalla Noce" dove sorgerà probabilmente l'insediamento di "Noci".
Il toponimo "Cianna de Cantè" è rimasto tutt'oggi alla località in oggetto.
Le pietre della casa, ora scomparsa, saranno state impiegate altrove secondo l'uso dei nostri monti.
Nell'anno 1695 a Casagatta si trovava la bottega del fabbro, tal Mastro Giò Battista Repetto fu
Alessandro.
A Casagatta, si fermò a cenare l'Ingegnere cartografo Matteo Vinzoni, i giorni 2 e 3 maggio
1725, in occasione della stesura della "Pianta dei confini della podestaria di Neirone e del capitaneato
di Rapallo e siti controversi con le castellanie di Torriglia e Santo Stefano" che giace in Archivio di
Stato a Genova.
Estratto da "Pianta dei confini della podestaria di Neirone e del capitaneato di Rapallo e siti
controversi con le castellanie di Torriglia e Santo Stefano" dell'ingegner cartografo Matteo Vinzoni.
Si notano: La casa abrugiata, Casa de Sbarbori, Casa gata, Brignoni e San Gio Batta della Priosa.
Archivio di Stato di Genova, 867, B15
(elaborazione da foto di Sandro Sbarbaro)
Ca' de Bertè (863 metri), in avetano si pronuncia "Ca' de Bertè". Nel 1682 era detta "Case de Bertè",
nel 1744 "Ca' de Bertè". Riteniamo che il toponimo possa discendere da "Ca' de Bertumè" da cui "Ca'
de Bertè", ossia "Casa di Bartolomeo".
Lisorastro (885 metri), in avetano si pronuncia "Lisurastru". Il toponimo deriva dal peggiorativo
del termine dialettale "L'Isura", ossia "L'Isola".
Molini di Cardenosa (910 metri), in avetano si pronuncia "Murin".
Il toponimo deriva dal molino insediato in questa località.
È detta anche "Case Molini"; il fatto che il nome si pronunci al plurale dipende forse dalla doppia macina, quella delle castagne e quella del grano (e del mais o meliga, in avetano "merga"), che probabilmente vi era insediata.
Nel 1695 in un atto del notaro Nicolò Repetto di Casagatta, si legge "[...] Villa Cardenosa così detta dal Molino".
Cardenosa - Ca' da Basso (990 metri), in avetano si pronuncia "Cardenùsa - Ca' da Bassu".
Nel 1690 in un atto del notaro Nicolò Repetto si cita "[...] gionta della Casa da basso", nel 1696 "Cardinosa inferius",
nel 1699 "Cardenosa inferioris". Il toponimo, è ovvio, indica le "Case in basso", di Cardenosa.
Cardenosa - Foppiano (1089 metri), in avetano si pronuncia "Cardenùsa - Fuppian".
Nel 1593 "Cardinosa", nel 1661 "Cardenosa", nel 1683 "Villa Cardenosa", nel 1690 "Villa Cardenosa", nel 1692 "Case del Foppiano",
nel 1693 in un atto del notaro Nicolò Repetto si cita "[...] nella villa della Cardenosa special[men]te
nello Foppiano", nel 1738 "Cardesona", evidentemente per errore di trascrizione, nel 1744 "Villa
Cardenosa", nel 1853 "Cardenosa".
Il toponimo "Foppiano", potrebbe derivare da "Fo + piano", ossia "Faggio sul piano".
Cardenosa - Ca' de là (1104 metri), in avetano si pronuncia "Cardenùsa - Ca' de là".
Il toponimo indica le "Case di là" rispetto ad un rivo che separa le due Cardenosa.
Secondo i vecchi era l'insediamento
più antico, dopo la casa del Monte "Cassun" posta sul confine tra Aveto e Trebbia, ora azzerata, ove si
rifugiava il bandito Biggio, fondatore pare di Cardenosa.
Ancora nei primi anni del XX secolo, sotto la località Cardenosa esisteva "a Ca' da Razza" (la Casa del Rovo).
Nel 1584 a Cardenosa risiede già Gio Batta Bixo "della parentella dei Bixi di Val d'Alto" (ossia "della parentela dei Biggio di Val d'Aveto"): a questa parentela appartengono anche Giovanni, Andrea
e il Bixo Biggio.
Cfr. Guido Ferretti, La cattura del Billo, Storia Locale n° 20, Biblioteca della Comunità Montana Alta Val Trebbia, Montebruno, gennaio 2001.
Pozzi (1079 metri), in avetano si pronuncia "Puzzi".
Il toponimo sembrerebbe indicare la presenza
di un pozzo artesiano o di una località affossata.
Nel 1694 in un documento del notaro Nicolò Repetto
sono citati "Li Pozzi".
Cascine (963 metri), in avetano si pronuncia "Cascinn-e".
Nel 1767 è detta "Cassine", nel 1853 "le
Cascine".
Il toponimo indica la presenza di cascine.
Raccontava Repetti Angelo detto "Lin" che
il "Cascinè", il vecchio proprietario delle Cascine, avesse due figli: uno partì per l'America nella seconda metà del XIX secolo, fondò un ranch, e divenne ricco.
Alla sua morte il fratello si recò in America per l'eredità.
Da buon contadino, per non dare adito a sospetti ed evitare i malintenzionati, fece il viaggio di ritorno vestito miseramente e dormendo sul ponte della nave sopra il sacco ove aveva nascosto i tanti dollari.
Tecchia (1028 metri), in avetano si pronuncia "Teccia".
Nel 1853 è detta "Case Teccia".
Il toponimo deriva dal termine dialettale "teccia" (che forse deriva dal latino "tecta"); significa "coperto", "nascosto" , e quindi per estensione "riparo", "dimora".
Ghiriverto (1098 metri), in avetano si pronuncia "Ghiertu".
Nel 1593 è "Giliberto", nel 1662
"Villa Ghiriverti", nel 1694 "Villa Ghiriverti", nel 1744 "Villa Ghiriverti", nel 1853, per un
errore d'interpretazione del cartografo, "Chiediberto", nel 1990 "Ghiverto". Secondo Rita Caprini,
Ghierto, o Ghirierto deriva dal germanico "Gairiberht".
Noci (852 metri), in avetano si pronuncia "Nuxi".
Nei suoi pressi, nel 1694, sorgeva forse la località ascritta al territorio di Villa Casagatta, detta "Ca' delli Ballò" (nel 1744 "Casa di Ballò").
Nel 1853 compare "la Noce": il toponimo deriva dal fatto che l'insediamento si trovava presso un albero, o alberi, di
noce.
Brugnoni (847 metri), in avetano si pronuncia "Brugnun".
Nel 1593 è detta "Li Brignoni", nel 1660 "Villa Brignonorum", nel 1680 "Villa Brignoni", nel 1690 "Villa Brignonu", nel 1694 "Villa Brignonum", nel 1738 "Brignoni", nel 1744 "Brignoni", nel 1853 "Brugnon".
Il toponimo deriva dalla voce dialettale "Brugne", ossia "Prugne", indi "Grosse Prugne".
Sopra Brugnoni era la località "Ripa", ora esistono solo ruderi. È citata nel 1670 come "Ripa",
nel 1679 "Villa Ripa", nel 1690 "Ripa", nel 1692 "Villa Ripa", nel 1744 "Villa Ripa". La leggenda
vuole che l'ultima abitante di "Villa Ripa" si sia impiccata ad un albero nei pressi della casa.
Mandriole (928 metri), in avetano si pronuncia "Mandrére".
Nel 1688 è detta "Villa Mandriolarum" o "Villa delle Mandriole", nel 1694 "Villa Mandriole", nel 1696 "Villa Mandriole", nel 1853 "le Mandreure".
A Mandriole almeno una casa esisteva dal 1610: ne fa fede il millesimo iscritto sulla pietra dell'architrave del portale della "Ca' du Nestu".
Il toponimo "Mandriole" significa "località delle mandrie".
Priosa (857 metri), in avetano si pronuncia "Priùsa".
Nel 1580 si diceva "Perosa" o "Pelosa" o anche "Perrosa", nel 1593 "la Priosa", nel 1660 "Priosa", nel 1683 "Priosa", nel 1694
"Priosa", nel 1738 "Priosa", nel 1744 "Villa Priosa", nel 1755 si cita "S[an] Gio' Bat[tist]a della
Priosa o "Priosa", nel 1853 "Priosa".
Il toponimo "Priosa" fa riferimento ad una località "Pietrosa".
Nel 1659 l'oratorio campestre di San Gio Batta della Priosa (citato nel 1623) diventa chiesa e si stacca dalla matrice di San Bernardo delle Cabanne, grazie al patronato di Violante Lomellini Doria.
Poco prima di Priosa, su una collinetta, trovava l'insediamento detto "Ca' da Barca".
Nel 1744 era detto "Villa Barcha".
Questa "Casa della Barca" era ancora abitata ai primi del 1800. I ruderi sono ancora visibili.
Si racconta che parte delle pietre dell'edificio furono asportate per la costruzione del piazzale della Chiesa Parrocchiale.
Presso Priosa, di fronte al Gropparolo, è la località "Cassette".
Il sito è citato nel 1693 in un atto del notaro Nicolò Repetto "[...] terra prativa così detta le Cassette".
Segaglia (859 metri), in avetano si pronuncia "Segaggia".
Il toponimo deriva dalla voce dialettale "segà" che significa "falciare" il fieno o l'erba.
L'origine di "segà" a noi pare di individuarla nel genovesismo stesso che probabilmente deriva dal genovese "cegà", che significa "piegare", quindi per
estensione "abbattere" o "falciare".
Vaccarile (1020 metri), in avetano si pronuncia "Vaccarì".
Nel 1671 è detta "Villa Vacarilis", nel 1688 "Villa del Vaccarile", nel 1694 "Case del Vaccarile", nel 1695 "Vaccarilis" o "Villa de Vaccarili",
nel 1709 "Villa Vaccarilis", nel 1744 "Villa Vacarilis", nel 1853 "Case Vacaria".
Il toponimo, come già Mandriole che indicava presenza di mandrie, si rifà alla presenza di "vacche".
Salto (936 metri), in avetano si pronuncia "Sàtu".
Nel 1593 è detta "Salto", nel 1674 "Villa Sati", nel 1682 "Villa Salti", 1693 "Salto", nel 1694 "Villa Salti", nel 1738 "Salto", nel 1744 "Villa Salti",
nel 1853 "Ossate" per un errore d'interpretazione del cartografo che trascrive dal dialetto.
Il toponimo deriva dalla voce latina "saltus" che significa "regione boscosa di montagna" o "pascolo", ma anche "passo", "gola".
Propenderemmo per "pascolo" visto che ancor oggi, come già molti secoli or sono, in questa zona si pascolano le mucche.
Oltre Salto, verso il passo del Laghicciolo, esisteva l'insediamento di "Scagiunà", ossia "Scaglionata".
Nel 1679 questo insediamento è detto "Scaglionata", nel 1682 "Villa Scalionata", nel 1693 "Scaglionata", nel 1700 "Scaglionata", nel 1744 "Villa Scalionata", nel 1853 "Case Scajona",
per un errore d'interpretazione del cartografo che trascrive dal dialetto.
Secondo Rita Caprini il toponimo Scaglionata pare risalire al termine germanico - goto *skalja (scaglia), ma più prosaicamente esiste anche il termine
genovese scaggia.
Dopo Scaglionata, sotto il Lago della Nave, si trova una casa, ora cascina abbandonata: secondo la leggenda, intorno alla metà del XVII secolo (come faceva fede l'architrave del portale) era abitata da una vecchina.
La chiesa di San Giovanni Battista della Priosa venne, secondo racconti orali, riedificata nel luogo attuale onde favorirla.
Ciò avvenne quando si trattò di edificare la nuova chiesa presso la località Noci, perché fosse al centro della vallata e quindi più comoda per tutti i parrocchiani.
Nel territorio di Villa Salto erano altre case.
Secondo un documento del 1693 nel notaro Nicolò Repetto si cita: "...terra campestre chiamata dalla Casa di Pian di Crasta". Questa zona era detta anche "Ca' del Lizzotto" dall'appellativo dato a tal Bartolomeo Badaracco, detto anche Ferraro Brizolese, nato alle soglie del 1600, forse uno dei primi Badaracco insediatisi a
Villa Salto venienti probabilmente da Reisasca in Val di Sturla.
Gropparolo (836 metri), in avetano si pronuncia "Grupparé".
Nel 1700 è detta "Gropparolo", nel 1705 "Gropparolo", nel 1744 "Villa Groparoli", nel 1853 "Gropareu" per un errore d'interpretazione del
cartografo che trascrive dal dialetto.
Il toponimo potrebbe derivare dal genovesismo "gruppu", come rileva Rita Caprini, per indicare massi erratici che spiccano nel terreno, oppure dal germanico *kruppa, "massa tondeggiante".
I cognomi più diffusi nella Parrocchia di San Giovanni Battista di Priosa d'Aveto intorno al 1970 sono: Biggio, Ferretti, Repetti, Sbarbaro, Perazzo, Cella, Badaracco.
Il cognome Cella (così come il cognome Raggi) probabilmente risale al periodo 1300 / 1400; gli altri cognomi sono riconducibili ad un'immigrazione da Val di Sturla che interessò questi territori fra il 1500 ed il 1600.
Questi spostamenti avvennero per diverse cause: le pestilenze che imperversarono nel genovesato, il fenomeno del banditismo, la nascita di insediamenti di natura commerciale e politica.
Ipotizziamo ciò sulla base di documenti che denunciano stretti rapporti di parentela fra le due aree; è un fatto che intorno alla metà del XVII secolo i Biggio, i Ferretti e i Repetti della Parrocchia di Priosa d'Aveto posseggono proprietà in Val di Sturla.
I Biggio, i Repetti e i Cella sono presenti in parrocchia già almeno dal 1584; i Ferretti almeno dal 1593.
Un dubbio riguarda i Badaracco, la cui provenienza potrebbe essere dall'area trebbiasca, anche se è più probabile l'origine da Val di Sturla dove i Badaracco del Salto con i Ferretti hanno, verso la fine del XVII secolo, alcuni possedimenti.
Notiamo (grazie all'amico Giovanni Ferrero che ci ha fatto omaggio di fotocopia di un atto del notaro Bernardo da Regio) che fino al 1521 i Badaracco, nella persona d'Antonio fu Giuliano, hanno in affitto terre alla Garba e "un pezzo di terra con casone, posta nel territorio della Val d'Aveto nel luogo e
tenuta di Cabanne, campiva, boschiva e seminativa nel luogo ove si dice le Brigne, sotto suoi confini".
Per quanto riguarda i Perazzo originari di Val di Sturla, sappiamo che il primo stanziatosi in parrocchia è Giovanni Perazzo fu Domenico
che nel 1684 sposa, presso la chiesa parrocchiale di San Gio' Batta di Priosa d'Aveto, Geronima Elisabetta Repetto fu Giovanni di Pianazze.
La tradizione orale tramanda che gli Sbarbaro hanno origine da un bandito veniente probabilmente da Porcile, oggi Belpiano, di Val di Sturla.
Intorno al 1584 uno Sbarbaro Michele, mulattiere, risiede già a Calsagatta
in seguito a vincoli matrimoniali.
Ricordiamo però, anche a noi stessi, che avventurarsi sugli spostamenti dei cognomi da un'area all'altra è terreno minato: sono molte le difficoltà insite in questo tipo di ricerca.
Pensando possa essere utile per avere un'idea approssimativa dello stanziamento dei cognomi, presentiamo l'elenco dei capi famiglia (frazione per frazione) tratto dallo "Stato delle Anime della Parrocchia della Priosa sotto il titolo di San Giobatta per l'anno 1767".
Stato delle Anime della Parrocchia della Priosa
sotto il titolo di San Giobatta per l'anno 1767
Priosa: Gian Maria Cella fu Paolo - Domenico Cella fu Domenico - Alessandro Cella fu Andrea -
Cattarina vedova del fu Alessandro Cella - Gian Agostino Cella fu Giò Maria.
Gropparolo: Andrea Badaracco fu Michele - Gian Maria Badaracco fu Giovanni - Cattarina figlia
del fu Agostino Repetto.
Mandriole: Anna Maria vedova del fu Gian Maria Repetto - Giò Batta Ferretto fu Domenico -
Bartolomeo Repetto fu Cristoforo - Bartolomeo Repetto fu Stefano - Alessandro Repetto fu Alessandro -
Bernardo figlio di fu Steffano Repetto - Steffano Repetto fu Gian Maria.
Salto: Giaccomina vedova del fu Simone Raggio - Bernardo Badaracco fu Bartolomeo - Maria
Catterina vedova del fu Alessandro Badaracco - Paolo figlio del fu Alessandro Cella fu Gio Batta -
Domenica Badaracco fu Alessandro - Andrea Badaracco fu Alessandro - Antonio Badaracco fu Simone -
Simone Badaracco figlio di Antonio - Maria figlia del fu Domenico Badaracco fu Simone - Cattarina
moglie del fu Tomaso Ferretto fu Pasquale - Andrea Ferretto fu Pasquale - Agostino Ferretto fu Pasquale
- Domenico Biggio fu Domenico - Cattarina moglie del fu Bartolomeo Biggio fu Domenico - Giò Batta
Biggio fu Giacomo - Simone Badaracco fu Alessandro - Gian Maria Ferretto fu Gian Maria - Gian Maria
Ferretto fu Pasquale.
Scaglionata: Pasquale Badaracco fu Lazaro - Andrea Badaracco fu Lazaro.
Vaccarile: Maria vedova del fu Antonio Repetti, ora moglie di Andrea Repetto fu Giovanni -
Steffano Repetto fu Gregorio - Bartolomeo Biggio fu Lazaro.
Ghiriverto: Gregorio Repetto fu Andrea - Susanna vedova del fu Giovanni Repetto - Domenico
Repetto fu Giò Batta - Benedetto Repetto fu Gregorio.
Cassine: Madalena vedova del fu Andrea Repetto fu Giò Batta.
Cardenosa: Maria vedova del fu Antonio Biggio - Susanna vedova del fu Domenico Biggio - Giò Batta Biggio fu Steffano - Cattarina vedova del fu Steffano Biggio fu Domenico - Giò Batta Biggio fu Vincenzo - Vincenzo Biggio fu Domenico - Francesco Biggio fu Giovanni - Steffano Biggio fu Gio Batta fu Giovanni - Domenico Biggio fu Bartolomeo - Steffano Biggio fu Gian Agostino - Antonio Biggio fu Gian Agostino - Maria Giovanna vedova del fu Giò Batta Biggio fu Gian Agostino - Domenico Biggio fu Pietro Maria - Nicolla Biggio fu Pietro Maria - Antonia vedova del fu Gian Agostino Repetto fu Gregorio - Antonio Biggio fu Agostino fu Lazaro - Cattarina vedova del fu Gian Andrea Biggio fu Lazaro.
Codorso: Alessandro Repetto fu Simone - Cattarina vedova del fu Nicolla Repetto fu Simone - Agostino Repetto fu Simone - Antonio Repetto fu Andrea - Anna Maria vedova del fu Simone Repetto.
Pianazze: Agostina vedova del fu Andrea Perrazzo.
Ca' de Sbarbori: Cattarina vedova del fu Antonio Maria Sbarboro - Alessandro Sbarboro fu Andrea - Giò Batta Sbarboro fu Andrea - Andrea Sbarboro fu Giovanni - Antonio Sbarboro fu Agostino - Bartolomeo Sbarboro fu Steffano - Tomasa vedova del fu Antonio Sbarboro fu Steffano - Steffano Sbarboro fu Vincenzo - Domenico Sbarboro fu Giuliano - Lazaro Sbarbaro fu Giuliano - Lazaro Sbarboro fu Bernardo - Bernardo Sbarboro fu Michele- Agostino Sbarboro fu Michele.
Calzagatta: Gian Maria Repetto fu Gian Francesco - Alessandro Repetto fu Agostino - Giovanni Maria Repetto fu Pasquale - Anna Maria vedova del fu Andrea Repetto fu Pasquale - Alessandro Repetto fu Giovanni -
Ca' de Balò: Susanna vedova del fu Andrea Repetto - Giò Batta Repetto fu Andrea.
Brugnoni: Giovanna vedova del fu Gian Agostino Repetto - Maria vedova del fu Antonio Ferretto - Bernardo Perrazzo fu Andrea - Antonio Ferretto fu Domenico - Gian Carlo Repetto fu Gian Maria - Carlo Girolamo Repetto fu Gian Maria - Alessandro Repetto fu Gian Maria - Nicolla Repetto fu Gian Maria - Maria Gironima vedova del fu Antonio Repetto.
Ripa: Gian Batta Repetto fu Nicolla.
I cognomi presenti in parrocchia nel 1767 erano: Cella, Badaracco, Biggio, Ferretti, Perazzo, Repetti, Sbarbaro.
Prato della Casa (831 metri), in avetano si pronuncia "Prou da Ca'".
Nel 1853 è detta "Prato della Casa".
Il toponimo è insito nel nome.
Parazzuolo (819 metri), in avetano si pronuncia "Parazzé".
Nel 1584 è detta "Parasolo", nel 1593 "Pallazzuolo", nel 1672 "Parazoli", nel 1690 "Villa Parazoli", nel 1738 "Parasolo", nel 1755 "Parazolo", nel 1853 "Parazzolo".
Il toponimo, probabilmente deriva da "palaciolo", "piccolo palazzo".
Isoletta (836 metri), in avetano si pronuncia "Isuretta".
È forse citata nel 1693 in un documento notarile come: "[...] terra prativa in territorio della Villa Ventarola così detta l'Isola". Si suppone, ciò, dai suoi confini inferiori "inf. flumen Vizerga".
Nel 1853 è detta "Isoletta".
Poco prima dell'attuale Isoletta, oltre il fiume Vizerga (o Ventarola) sono i ruderi dell'antica Isoletta fondata dai fratelli mulattieri Cuneo.
Il toponimo significa "piccola isola".
Piandomestico (936 metri), in avetano si pronuncia "Cian dumestegu" o "Pian dumestegu".
Nel 1673 è detta "Plani domestici", nel 1692 è citata in un documento del notaro Nicolò Repetto come "[...]Plani Domestici casino, seu villa", nel 1694 è detta "Villa Piani Domestici", nel 1709 "Piandomestico".
Il toponimo è insito nel nome: piano domestico è il piano adibito a domestico (proprio della casa, non selvatico).
Monte (1018 metri), in avetano si pronuncia "Munte" o "Cassùn du Munte" (Casone del Monte).
Il toponimo è insito nel nome.
Nel 1853, per un errore d'interpretazione del cartografo, è detto "Alessandria del Monte".
Al "Monte" abitava in quei tempi tal Alessandro Badaracco.
Ventarola (847 metri), in avetano si pronuncia "Ventaréra".
È detta nel 714 "Fontana Ventola", o "Venturollam", nel 1584 "Ventarola", nel 1593 "Ventarola", nel 1689 "Villa Ventarola", nel 1709 "Ventarola", nel 1738 "Ventarola", nel 1853 "la Ventarola".
Il toponimo deriva da "luogo ventoso".
Poco fuori Ventarola, oltre il rio Rondanara (ora rio Ventarola), era la "Ca' di Lùi" (la "Casa dei Lupi").
Il nome della casa deriva, probabilmente, dal soprannome della famiglia che l'abitava.
Seguendo il corso del rio Rondanara, era un tempo la "Casa Rosa de Martini": ora rimangono solo ruderi.
Nei pressi era la Cappelletta di San Rocco, edificata in un tempo imprecisato da tal Gallo de Martini di Lorsica, come cita l'ingegner Matteo Vinzoni nelle "Riflessioni fatte sopra le sentenze de giudici arbitri per le controversie di Fontanabona, Cap[itanea]to di Rapallo, e San Stefano dell'Ecc[ellentissi]mo P[re]n[ci]pe Doria fatte dal Cap[itan]o Ing[egner]e Vinzoni- Lo anno 1725. di Dicembre".
La cappelletta, che nel 1725 era scoperta (col tetto crollato), compare in una carta (probabilmente settecentesca) giacente in Archivio di Stato a Genova.
La cappelletta ora giace rovinata sotto un tumulo di terra.
Cfr. Sandro Sbarbaro, "Matteo Vinzoni cartografo e la Val d'Aveto", 1999, Storia Locale, Nuova Serie N°4, Stampato in proprio, conservato presso la Biblioteca della Comunità Montana Alta Val Trebbia- Montebruno.
Passato Ventarola nella valle del rio Liciorno, direzione Crocetta d'Acero, s'incontra la "Ca' Bruscià", o "Casa Bruciata".
Ora è trasformata in cascina; forse fu luogo di pedaggio.
Nel 1853 era detta "Ca' Brusà".
Nel 1583 in un atto gentilmente concessomi in copia dal Signor Walter Repetti, si cita:
" Stefanino q.m Gironimo, Antonio, Giovanni e Stefano figli di Giò Maria tutti Bisi (Biggio), e cugini della Ventarola habitano vicino al Monte... ".
Estratto da "S. Stefano, Barbagelata Monte" di Anonimo, forse del XVIII secolo. Dopo l'omino, si notano la Casa Rosa de Martini e San Rocho. Archivio di Stato di Genova, 167, B18
(elaborazione da foto di Sandro Sbarbaro)
Gragnerosa (831 metri), in avetano si pronuncia "Gragnérusa".
Nel 1689 è detta "Villa Gragnora", nel 1853 "Gragnerosa".
Il toponimo deriva dalla volgarizzazione di "Gragnuola", a sua volta originato dal latino "Grandiola", forse perché luogo spesso interessato dalla grandine (in avetano detta "gragnéra").
Chiappetta (842 metri), in avetano si pronuncia "Ciappetta".
Nel 1853 è detta "Ciappella", forse in virtù d'alcune cave d'ardesia aperte poco distante.
Nel 1709 in un documento del notaro Nicolò Repetto è citato presso Ventarola "Andrea Barbagelata q. Antonio così detto il Chiapparolo".
Moglia (820 metri), in avetano si pronuncia "Méggia".
Nel 1694 è detta "La Moglia" o "Villa della Moglia", nel 1853 "Le Moglie".
Di fronte alla Moglia, oltre l'Aveto, erano i "Castelletti", casoni che forse un tempo erano abitati.
Moglia deriva dal termine latino "mollia" che significa terreno molle, cedevole.
In effetti il terreno dei piani della Moglia ha, dopo la bonifica e lo svuotamento del lago-palude che invadeva la piana di Cabanne (in seguito all'opera dei frati di Villa Cella), esattamente questa caratteristica.
Roncopiano (903 metri), in avetano si pronuncia "Runcùcian" o "Runcùpian".
Nel 1853 è detta "Roncopiano".
Il toponimo Roncopiano deriva da "ronco + piano" (ronco fatto sul piano).
Il ronco è un'antica operazione di bonifica del terreno boscato al fine di trasformarlo in pascolo: si tagliano gli alberi, si diseppelliscono le radici, le si bruciano per concimare la terra, infine il primo anno vi si semina la segale per migliorare l'acidità del terreno.
Cognoli (919 metri), in avetano si pronuncia "Cugné".
È forse il "Gogno Grosso" citato nel 1593 nella "Ralazione della Giurisd[izio]ne e delle Entrate del Feudo di S. Stefano".
Nel 1690 si cita " la Crosa vocata de Cognole", nel 1694 "li Cognoli".
Il toponimo Cognoli deriva dalla voce dialettale "cùgnu", "cuneo", e significa terreno disposto a cuneo.
Cabanne (809 metri), in avetano si pronuncia "Cabanna".
Nel 1504 è detta "loco Cabane", o "in loco Cabanarum", nel 1570 "Achabana", nel 1549 "la Cabanna", nel 1584 "la Cabanna", nel 1593 "le Cabanne", nel 1682 "Villa Capannarum", nel 1689 "Villa delle Cabbanne", nel 1690 "Villa Cabbanarum", nel 1692 "Cabanne", nel 1693 "Cabanna", o "loco Cabanna", nel 1694 "le Cabbane", o "Villa Cabbannarum", nel 1738 "Cabanne", nel 1747 "Cabanne", nel 1755 "Cabanne", o "Cabane", nel 1853 "le Cabanne".
A Cabanne erano presenti i Nobili Della Cella del ramo di Giuliano.
Occorre ricordare che fino ai primi anni trenta del XX secolo, Cabanne aveva come frazioni "Case di Fratte", ora "Ca' di Frata" (m. 815) (che compare nel 1853 come "Case Frate o Ca'di Sotto"), e "Case di Sopra" (m. 817) (detta nel 1853 "Ca' di Sopra"): entrambi gli agglomerati ora sono inglobati nella moderna Cabanne.
Presso Cabanne era anche la "Ca' du Lino", la "Casa del Lino", citata nel 1690 come "Pro della Spina", ossia "Casa del Lino".
Il toponimo "Casa del Lino" potrebbe derivare dall'esserne stato proprietario tal Antonio Cella di Villa Cella, che, come riferisce Matteo Vinzoni in una relazione del giugno 1717, era: "...cognominato il Lino".
Il toponimo Cabanne, o meglio Cabanna, deriva, forse da "Ca' + bana", ossia "Casa ove si scuote il banno, o dazio".
L'antica Cabanna era il villaggio attorno all'attuale chiesa ove sorse poi, pare sotto Antonio Doria, la casa dei Doria che in seguito passò ai Della Cella; qui, alla foce del rio Bozale, già sotto Gian Luigi
Fieschi il Giovane si scoteva il dazio.
La chiesa di Cabanne è citata in un atto del notaro Bartolomeo de Campero del 23 giugno 1532.
La chiesa di San Bernardo di Cabanne si separa dalla matrice di Fontanarossa nel 1584.
Cabanne compare nella lista spesa del colonello ingegner Matteo Vinzoni (Matteo Vinzoni e le partenze dall'Olmo verso i Feudi Imperiali) relativa al giorno 18 luglio 1738:
"[...] alle Cabane biava £. 25, vino et altro £. 6".
Mileto, Mileto di sotto (808 metri) e Mileto di sopra (817 metri), in avetano si pronuncia "Mareiu".
Nel 1164 era forse detta "Melecum", nel 1251 era detta "Meleto", poi "Meledo", nel 1496 "Meleto", nel 1593 "Fossato", nel 1680 "Amareto", e "Villa Fossati", nel 1694 "Villa Fossati" e "Villa Amareto", o "Villa d'Amareto", nel 1853 "Mareja" per un errore d'interpretazione del cartografo che trascrisse dal dialetto.
Forse il toponimo "Mileto" deriva da "meleto", luogo degli alberi di mele.
Ipotizzeremmo che il toponimo Meleto, o Amareto , sia da riservare alla località "Mileto di sotto" (località abitata dalla famiglia Cella, secondo documenti del notaro Nicolò Repetto) che si trova sulla strada per il famoso "Castello" o "Rocca di Mileto" (m. 889).
Si ipotizza inoltre, pur con qualche riserva, che il toponimo "Fossato" sia da attribuirsi alla località "Mileto di sopra" (abitata dai Fulle).
L'otto febbraio 1346 è citato un Obertino "de Fossato de Sancto Stefano Vallis Avanti".
Fra Mileto di sopra e quello di sotto si trova la "Ca' di Lùi" dove, intorno agli anni 1944-1945, i partigiani avevano una base.
Presso Mileto era anche "Ca' du Ziùffu", "Casa del Ciuffo" (m. 936).
Scabbiamara (976 metri), in avetano si pronuncia "Scabbiamàra".
È detta nel 1686 "Scabiamala", nel 1693 "Scabbiamara", nel 1695 "Villa Scabbiamara", nel 1853 "Case Scabbiamogia" per un errore d'interpretazione del cartografo che trascrive dal dialetto.
Il toponimo deriva dal Latino "scabia+ mala", scabbia cattiva.
Ciò potrebbe riferirsi al fatto che in questa zona, un tempo meta di greggi di pecore, sia avvenuta un'epidemia di scabbia.
Secondo il Serra (1948, 135ss.), il toponimo "Scabbia" potrebbe significare "monte scabbioso", monte che si sfalda a scaglie.
Garba (1006 metri), in avetano si pronuncia "Garba".
Nel 1521 è detta "la Garba", nel 1689 "Villa Garba", nel 1695 "Villa Garba", nel 1853 "la Sgarba" per un errore d'interpretazione del cartografo che trascrive dal dialetto.
La Carta del Regio Corpo di Stato Maggiore presenta, poco sotto "la Sgarba", le "Case Giacinta" (probabilmente dal nome del proprietario, tal Giacinto) cioè la zona che ora viene chiamata "la Garba di Sotto".
Il toponimo, dal genovesimò "Garbà", derivante forse dal termine alto tedesco "Garvjan", potrebbe voler dire "luogo piacevole".
Farfanosa (814 metri), in avetano si pronuncia "Farfanùsa".
Nel 1853 era detta "Farfanosa".
Pare che il suo nome derivi dall'appellativo dato al lago che invadeva la piana di Cabanne, detto "u lagu da Farfa".
Si potrebbe ipotizzare che il toponimo derivi dal latino "farfarum", "farfaro", pianta dai fiori gialli comune nei terreni argillosi.
I cognomi più diffusi nella Parrocchia di San Bernardo Abate delle Cabanne d'Aveto sono: Cella, Badaracco, Biggio, Raggi, Fulle, Repetti, Cuneo, Gazzolo, Giffra.
I Cuneo che, venendo da "Pian dei Cunei" in Fontanabuona s'insediarono e fondarono l'antica Isoletta, non devono essere confusi con l'altro ramo della famiglia, quello formato dai Cuneo presenti in Val d'Aveto, sparsi nel circondario d'Alpepiana e probabilmente originari di Cuneo della Cascina.
Una leggenda dei nostri vecchi racconta che i Fulle vennero dall'Italia del Sud.
I Gazzolo sono stanziati fra le ville di Garba e Scabbiamara; forse sono originari dell'omonima località della Val di Sturla.
I Raggi forse traggono origine dal ramo d'Amborsasco, per via di matrimoni o ragioni commerciali.
Villa Piano (820 metri), in avetano si pronuncia "N'u Cian", ossia "nel piano", o "Pian".
Era detta "Planus", nel 1251 "Planis", nel 1593 "il Piano", nel 1680 "Pian della Fava", nel 1694 "Pian de Queiroli".
Nel 1853 era detto "Pian della Fava" l'agglomerato di "Villa Piano di Sopra", e "Pian di Sotto" l'agglomerato di "Villa Piano di Sotto".
Il toponimo è insito nel nome. Il villaggio è insediato su un gran pianoro.
Sopra Villa Piano erano il "Casun de Cugni Pagan", e i "Casun du Cian", ossia i "Casoni del Piano", detti nel 1853 "Casoni del Cian". Ora sono ruderi.
Passato Villa Piano si trovavano le case del "Bottazzo", ora sono solo ruderi, un tempo v'era anche un mulino, di cui esistono ancora dei miseri resti.
Si evince dal nome, "Bottazzo" in avetano vuol dire invaso.
Nel 1853 è detto "Case Bottazzo".
Brignole (749 metri), in avetano si pronuncia "Re Brugnure".
Nel 1103 compare, forse, come "Loco e fundo Brugnole", nel 1521 è detta "Le Brigne", nel 1549 "Le Brignole", nel 1593 "Brignole", nel 1692 "Brignore", nel 1694 "Villa Brignolorum", o "Brignole", nel 1853 "Brignole".
Il toponimo deriva dalle "brigne", ossia le piante delle prugne.
La chiesa della Beata Vergine della Neve (o Santa Maria Maggiore) di Brignole è del 1773; fu eretta in parrocchia nel 1828.
I preziosi documenti della canonica furono bruciati per rappresaglia dai nazi-fascisti che non avevano trovato don Luca Cella, il parroco, sospettato di collusione con i partigiani.
I cognomi più diffusi nella Parrocchia di Brignole sono: Brignole, Sciutti, Queiroli, Cella, Laneri.
È probabile che i Queiroli siano originari di Pian dei Queiroli in Fontanabuona; rammentiamo che nel 1500 l'appellativo era "Coiroli", ossia "lavoratori del cuoio".
Pare che il primo Queiroli, secondo la leggenda, si fosse installato alle "Gaie"; da lì la sua discendenza si trasferì a Villa Piano, detto appunto "Pian dei Queiroli", nel 1694 e quindi a Villa Brignole.
Interessante la presenza del cognome Laneri, ossia "lavoratori della lana".
Il cognome è presente anche ad Ascona, da dove forse proviene.
È probabile che, a cavallo del 1500, in queste zone fossero presenti dette attività.
Gli Sciutti, registrati anche in Val Trebbia, son forse originari di Val di Sturla.
Per i Brignole regna maggior confusione; alcuni studiosi, forse a ragione, li vogliono originari del luogo, altri paventano addirittura un'origine spagnola.
I Brignole di Val d'Aveto, trasferitisi in Chiavari e poi a Genova, secondo alcuni studiosi diedero origine al famoso ramo dei Brignole, poi marchesi Brignole-Sale.
Villa Cella (1017 metri), in avetano si pronuncia "Ra Zélla" o "Ra Sella".
Nel 1103 è chiamata "San Michele de Petramartina", nel 1232 "Sancti Michaelis de Petra Martina de Cella", nel 1251 "S. Michaelis de Cella" e anche "Cellam", nel 1315 "Celle", nel 1480 "Cela", nel 1560 "la Cella", nel 1593 "Cella", nel 1690 "Villa Cella", nel 1692 "Cella", nel 1717 "Cella", nel 1738 (in una carta di Matteo Vinzoni) "Sella", nel 1744 "Cella", nel 1853 "Villa Cella" o "Razziella".
Il toponimo deriva dalla "Cella" dei frati che qui s'insediò; in seguito divenne abbazia e fra gli abati ebbe Gerardo da Cogorno, poi abate a Borzone.
Gli anziani di Villacella ricordano la vecchia miniera dismessa, nei pressi del paese, dalla quale si narra venisse estratto l'oro.
I vecchi raccontano che da bambini vi andavano a raccogliere pietruzze color oro.
Nella relazione del 1717 "Per adempiere a Comandi da Vostra Signoria Illustrissima impostemi per parte della Camera Eccellentissima d'andar a riconoscere se siano stati variati, e dilatati i confini de Boschi delle Lame, Monte Penna e Sata (Zattta) situati nella Giurisdizione di Chiavari..." riguardo a termini sul Monte Bozale (che si raggiunge sul percorso di crinale dal Passo delle Rocche o di Bisinella), Matteo Vinzoni cita:
"[...] e tanto più che dette due pietre si sono osservate essere senza alcun segno di Calcina mentre tutti l'altri termini divisorii fra la Repubblica Serenissima et altri Prencipi Confinanti tutti sono in calcina, et esser stati piantati capricciosamente dal q. Antonio Cella della Villa della Cella suddito del Signor Prencipe Doria, cognominato il Lino, e che verrebbe a formar un angolo a sproposito, come il tutto Vostra Signoria Illustrissima potrà riconoscere dal disegno, che di tutto quanto sopra ho formato, e che gli presento..."
(cfr. Sandro Sbarbaro, Matteo Vinzoni Cartografo, Rezzoaglio 1999).
Prima di giungere a Villa Cella, nel 1853 esistevano le "Case Bigin", o "Case Bigini", trasformate ora in cascine.
I Bigini, o Biggini, pare si siano trasferiti a Villa Cella venienti da Magnasco (secondo un documento del notaro Nicolò Repetto) ma forse erano originari di Val di Sturla.
In sponda opposta all'Aveto erano "le Gaie", località ove nei tempi andati passava un'importante "pista".
Nel 1853 è detta "le Gaje".
Ora sono rimasti solo i ruderi d'alcune case.
Dalla località delle Gaie i vecchi raccontano che si vedevano sette parrocchie di Val d'Aveto, verità da me assodata; ciò denota l'importanza strategica di questo sito il cui toponimo pare derivare, secondo Rita Caprini, dall'alto tedesco *gahagi, ossia, terreno riservato.
Curiosa la leggenda de "l'ommu de Gaie".
Presso i valligiani v'era un detto: "L'ommu de Gaie u Segnù u nu piggia mai in letto", e cioè "l'uomo che abita alle Gaie il Signore non lo sorprende mai a letto".
Ciò in virtù della tempra di gran lavoratore del valligiano che pare si riposasse pochissimo.
Costafigara (810 metri), in avetano si pronuncia "Costafighéra".
Nel 1549 è "Costafigaria", nel 1692 "Costafigara", nel 1853 "Costa Figara".
Il toponimo deriva, forse, da "costa + figaria", dal latino "ficaria", ossia "ranuncolo": costa dei ranuncoli.
Oltre Costafigara, direzione Pian di Fontana, in località "Fornelli" esiste un rudere di una casa con feritoie.
Pare sia riconducibile secondo i racconti dei valligiani "au tempu di Franzèisci", ossia all'epoca dell'occupazione del territorio da parte delle truppe francesi di Napoleone, poco oltre erano le "Case Vaccariu".
A Costafigara un tempo erano le famiglie dei Rezzoagli e Bacigalupi.
Molini di Brignole (720 metri), in avetano si pronuncia "Murin".
Nel 1593 è, forse, citato come Molino (della Comunità delle Brignole), nel 1853 è detta "Case dui Mulini", forse perché effettivamente v'erano due molini: il primo per macinare le castagne, l'altro per macinare il grano e la meliga.
Il Molino, datato probabilmente 1630, esiste ancora anche se l'alluvione degli anni 1960 ne ha purtroppo decretato la chiusura; le ricorrenti piene dell'Aveto
tentano di rubare ciò che ne resta.
La gentile signora Emilia, comproprietaria di parte dell'edificio, lo ha adibito ad estemporaneo museo nell'attesa che qualche cosa accada... visto che nessuno sembra capirne la valenza storica.
Dovrebbe invece essere meta di scolaresche e tappa obbligata per chi ama le "buone cose di una volta".
Calcinara (735 metri), in avetano si pronuncia "Cazinéra" o "Cascinéra".
Nel 1503 è detta "Le Cascinere", nel 1593 "Calcinelle", 1692 "Calcinara", nel 1853 "Cascinara".
Il toponimo rammenta sia un luogo di cascinali, sia una località adibita a produzione di "calce in fossa" (in avetano si dice cazinn-a sarvaiga) prodotta facendo polverizzare massi attraverso cottura in fosse ricoperte di terra.
Isola Rotonda (700 metri), in avetano si pronuncia "Isùra Riunda".
Alcuni studiosi ritengono di identificare in Isola Rotonda il primitivo insediamento di "Sancti Mycaelis de Insula" del 1303 (detto "Sancti Michaelis de Insula" nel 1535) per via del toponimo "insula", anche se, ad onor del vero, questo toponimo in Val d'Aveto è assai diffuso.
Considerando che nel medioevo gli insediamenti delle chiese dedicate a San Michele pare sorgessero su spuntoni di roccia (o luoghi sopraelevati), la località "Rocca Martina" presso Costafigara avrebbe qualche opportunità in più di essere annoverata come il primitivo insediamento di "Sancti Michaelis de Petramartina" (poi Villa Cella), ma sono ipotesi da verificare.
Non è da escludere che il sito "de Insula" (che compare già nel 1251 nella "Permuta", o "Atto d'Investitura", fra il marchese Corrado Malaspina e i nobili de Meleto) possa far riferimento all'insediamento d'Esola, visto che compare inserito nella seguente striscia:
"[...] homines de Planis, et de Cunico, et de Visuprano, et de Vimezano, et de Insula, et de Lertula, et de Rezuagno, et Nuce".
Il fatto che i toponimi non siano in sequenza logica (fatto che si riscontra spesso negli scritti medioevali) lascia l'ipotesi nel vago.
Occorre ricordare che Giuseppe Fontana (nel suo Rezzoaglio e Val d'Aveto, cenni storici ed episodi, pagg. 56 e 57) cita:
"Quando nel 1523 Rezzoaglio fu elevata a parrocchia, si ventilò il progetto di costruire una nuova chiesa più vasta e per ubicazione più accessibile al pubblico.
Fra le località proposte a tale scopo, oltre la Costa della Teccia nell'ambito di Isolarotonda, e Pretegrigio sopra l'Antico Rusagni, vi fu anche il paese di Esola a sostenere che fosse costruita nel suo territorio in località detta Poggio.
Tale pretesa è da arguirsi fosse motivata dalla denominazione dell'antica chiesa, che era appunto quella di Oratorio d'Insola."
Nel 1593 compare il toponimo "Isolarionda".
Nel 1689 è detta "Isola rionda", nel 1690 "Insula rotonda", nel 1692 "Lisola rionda", o "Isola rottonda", nel 1693 "Villa Insula rotunda", nel 1738 "Isola Rotonda", nel 1853 "Isola Rotonda".
Il toponimo rammenta maggiormente l'antico insediamento abbandonato oltre l'Aveto, che l'attuale insediamento di "Isola Rotonda".
Rezzoaglio (715 metri), in avetano si pronuncia "Rusagni".
Nel 1251 è detta "Resoagno" o "Resoagnio", nel 1315 si cita "Rezoagni", nel 1324 "Ricoannis", nel 1382 "Rizoagno" (Michele Tosi, in ABob XVI-XVII, pag.78), nel 1480 "Rassivane", nel 1525 "Rosoalio", nel 1535 "Rizoalio", nel 1549 "Rezoaglio" o "Rezuagi Valis Avanti" o "Rezagni" o "Resagnio", nel 1550 "Rezagni", nel 1557 "Ressiuane" e anche "Rizoaglio", nel 1560 "Rezoano" o "Rezoaly", nel 1570 "Rosovaglio" o "Resouaglio", nel 1576 "Risoalio", nel 1593 "Rezoagli", nel 1622 "Rosovagli", nel 1630 "Rezoalii, nel 1685 "Roesagni", nel 1690 "Rezoalis", nel 1692 "Rezoualii" o "Rezoagni",
nel 1694 "Resoualii" o "luogo di Rezouaglio" o "Villa Rezoalii", nel 1695 "Rezoalii" o "Rezovagli" o "Rezouaglio", nel 1738 "Rosagni", nel 1755 "Rosagni" o "Resoaglio", nel 1791 "Rosagni", nel 1853 "Rezoaglio", nel 1940 "Resoaggio" o "Resoaggi".
In più vi sono altre varianti (non databili) che proponiamo perché finalmente chi fa ricerca su documenti antichi si possa orientare con una certa sicurezza su un toponimo così bistrattato: Rosani, Resoagni, Resoalio, Rexoagli, Rezovaglio, Resuagi, Resuaggi, Rezzoagli.
Ricordiamo che l'attuale Rezzoaglio si è costituita su quattro agglomerati più antichi:
- "Rezzoaglio basso" (l'antica Rezzoaglio presso il fiume omonimo),
- la località "Villanuova",
- la località "Posà" conosciuta come "Casa dei Galli" (della casa, e di un'altra vicina, esistono ancora dei ruderi) citata come "Pozza" nel 1593,
- la località "Case della Chiesa" (citata come "Chiesa" nel 1593, e come "Ville Chiesa" nel 1692).
La chiesa parrocchiale di San Michele de Insula, che nel 1317 era ancora sotto "San Pietro in Ciel d'Oro" di Pavia, è citata nel 1523 quando, posta nel territorio di Esola (visto che viene anche appellata Sanctus Michael de Esula) era passata in Diocesi di Tortona.
A Rezzoaglio erano presenti i nobili Della Cella del ramo di Bartolomeo.
Il toponimo Rezzoaglio, pronunciato
dai valliggiani Rusagni, deriva forse da Rus + agni, ossia Villa fra i fiumi.
Visto che agna vuol dir acqua, tant'è che in Fontanabuona il fiume Lavagna è L'agna, L'acqua. Giuseppe Fontana, in Rezzoaglio e Val d'Aveto (Cenni storici ed episodi), Rapallo 1940, cita: Rus- agni, Prato degli agnelli. Agna vuol dir anche Spiga, ma il plurale è Agnae.
V'è anche la versione Rus-agni, Prato degli agnocasti. L'agnocasto è un alberello, citato da Plinio come agnos, plurale agni, con foglie digitate e vellutate di sotto, e spighe di fiori violacei, di rado bianchi: si adoperava come rinfrescante (vitex agnus castus).
Il 18 luglio1738, Rezzoaglio compare nella lista spese del colonello ingegner Matteo Vinzoni. Nel "Giro de consaputi Feudi" per la stesura di un "Tipo semplicemente dimostrativo" del "continente, che resta intermedio fra il Tortonese, Stato di Milano, ed il Piacentino, e Parmigiano da una parte, ed il Stato della Serenissima Repubblica dall'altra", si cita: "a Rosagni per Cavallo e vetturino L. 12".
Esola (755 metri), in avetano si pronuncia "Eìsura".
Nel 1251 è forse detta "Insula", nel 1593 è detta "Esola". Nel 1693 "Esula", o "Villa Eisula", o "Villa Insula" e ciò pare, se non è un errore d'interpretazione del notaio Nicolò Repetto che evidentemente latinizza dal volgare, rafforzare l'ipotesi della chiesa di S. Michele de Insula in detto sito, nel 1694 "Eisola", o "Villa Eisula", nel 1853 "Ezzola", per un errore d'interpretazione del cartografo che lo trascrive dal dialetto.
Il toponimo deriva forse dal latino "Insula" che vuol dire "Isola", ma anche "Isolato di case".
Oltre Esola sono gli agglomerati di "Ca' Giannolla", ove son ruderi, e, poco oltre, di "Casareio", o "Case Casareto", ove alcune case resistono al tempo, forse perché utilizzate come cascine.
Ertola (783 metri), in avetano si pronuncia "Lertura".
Nel 1251 è detta "Lertula", nel 1549 "Sertola", nel 1593 "Lertora", nel 1692 "Lertora", nel 1693 "Villa Ertula", nel 1694 "Ertola" o "Villa Ertura", nel 1738 "Lertora", nel 1853 "Ertola".
Il toponimo potrebbe derivare (è solo un'ipotesi) dal latino "artus" nella sua accezione di "spazio ristretto", "compatto", visto l'esiguo spazio su cui sono abbarbicate le case.
Cerro (801 metri), in avetano si pronuncia "Zéru" o "Seru".
Nel 1549 è detta "Lo Cerro", nel 1692 "Cerro", nel 1853 "Cerro".
Il toponimo significa luogo del "cerro" o querciolo.
Casaleggio (762 metri), in avetano si pronuncia "Casareggiu".
Nel 1206 era detta (probabilmente) "Casalegi", nel 1549 "Casaregio", nel 1576 "Casaregio", nel 1593 "Casaleggio", nel 1694 "Cassareggio", nel 1738 "Casareggio", nel 1853 "Casareggio".
Oltre Casaleggio, lungo la vecchia strada per Alpepiana, si trovano "Cassun de Mezu" ("Casoni di Mezzo", nel 1853 compaiono come "Casoni") e, verso il ponte sul Rio Stampa, "Campu Murà": entrambi gli agglomerati sono disastrati.
A Casaleggio si ricorda "a Ca' da Zécca" ove un fabbro falsificava monete d'oro.
I cognomi più diffusi nella Parrocchia di Rezzoaglio sono: Cella, Fontana, Brizzolara, Neri. Ertola, Pagliughi, Casaleggi, Bacigalupi, Losi.
Pian di Fontana (815 metri), in avetano si pronuncia "Cian de Funtann-a" o "Piandefuntann-a".
Era detto nel 1549 "Pian de la Fontana", nel 1692 "Piano di Fontana", nel 1695 "Planifontana", nel 1853 "Pian Fontana".
Il toponimo potrebbe far riferimento ad una fontana sita su quel piano, indi "Pian di Fontana". Pian di Fontana è famosa per aver dato i natali al bandito ottocentesco Animalunga, tal Luigi Brizzolara.
Lago delle Lame, in avetano si pronuncia "Lagu de Lamme".
Un tempo in detta località era l'hospitale di San Bartolomeo alle Lame citato in documenti del 1352. Ora sono solo i ruderi presso il lago omonimo.
Nel 1622 si cita "...una chiesa rovinata sonto le Lame", nel 1683 "la Serra delle Lame", nel 1853 il "Piano di S. Bartolomeo", o "Lago delle Lame".
Il toponimo Lama deriva dal latino vuol dire "acquitrinio, stagno", e la zona delle Lame è alquanto acquitrinosa.
Magnasco (823 metri), in avetano si pronuncia "Magnascu".
Nel 1549 era detta "Magnasco", nel 1622 "Magnasco", nel 1630 "Magnaschiae", nel 1692 "Villa Magnaschi", o "Magnasco", nel 1694 "Magnasco", nel 1853 "Magnasco".
Il toponimo potrebbe derivare dal latino "Magna + ascio", e visto che i latini la lettera "c", secondo l'amico Gian Franco Badaracco, la pronunciavano quasi come "ch" sarebbe "Magn'aschio", indi dato che "Ascio" vuol anche dire, sotto l'imperatore Augusto, "Tagliare con l'ascia", risulterebbe "Gran tagliare con l'ascia".
Le foreste delle Lame, poco discoste da Magnasco, implicavano certamente un gran taglio, per acquisire nuovi spazi.
Sopra Magnasco erano le "Case Giurdè".
Cerisola (852 metri), in avetano si pronuncia "Zereiséra", o "Sereiscéra".
L'insediamento è già citato, forse, nel 714 come "Ceresiola".
Nel 1324 era forse "Cerexia de Nuce", nel 1549 "Cerisola", nel 1692 "Cerisola", nel 1738 "Serisola", nel 1765 "Cerisola", nel 1853 "Cerisola".
Il toponimo potrebbe derivare dal latino "ceres" che significa "frumento" (i campi sopra l'attuale Cerisola ancor oggi sono seminati a grano) oppure da "ceresia", ossia "ciliegia".
Sopra Cerisola era l'abitato di "Ca' Serreie" (930 metri) o "Ca' Cerreie" (ossia "Case nella Cerreta" o forse "Case della Serra"); nei pressi era la famosa "Serra" del Doria ove si sbozzavano e tagliavano gli alberi di faggio delle foreste "camerali" della Penna e delle Lame.
Nel 1853 son dette "Serreja"; ora sono cascine.
Poco oltre è la località "Cardenére" probabilmente "Luogo dei cardi": nel 1853 è detta "Capanne di Cardinere".
Villa Rocca (853 metri), in avetano si pronuncia "Rocca".
Nel 1549 è detta "La Rocha", nel 1688 "Villa Rocha", nel 1689 "Rocca", nel 1692 "Rocha", nel 1853 "la Rocca".
Il toponimo è insito nel nome: nei pressi una grande "rocca", o "roccia", spunta dal terreno.
Sopra Villa Rocca, erano le "Case Vertigiarole" e le "Case Fesetti".
I cognomi più diffusi nella Parrocchia di Magnasco sono: Brizzolara e Fontana.
I Brizzolara, originari della Val di Sturla, si spostarono in Val d'Aveto verso il 1500 per sfuggire alle epidemie e per via del banditismo.
Forse vennero impiegati come "lavoranti" nella "Serra" presso Cerisola.
Villa Noce (867 metri), in avetano si pronuncia "Ra Nusce" ossia "La Noce".
Nel 1251 è detta "Nuce", nel 1324 "Nuce", nel 1453 "Villa Nuce", nel 1549 "la Noce", nel 1593 "la Noce", 1692 "Noce", nel 1694 "Villa della Noce", nel 1695 "Villa Nucis", nel 1738 "Noce", nel 1853 "la Noce".
Il toponimo è insito nel nome.
Presso Villanoce era la "Ca' de l'Ava", forse il primo stanziamento sul territorio: ora son pochi ruderi.
Fra Villa Noce e Allegrezze era il "Casone Brugnato".
Sopra Villa Noce era la cappelletta di San Rocco. Costruita nel 1836 in seguito ad un'epidemia di colera, fu fatta saltare dagli alpini della Monterosa durante un rastrellamento; è stata sostituita da una cappelletta moderna.
Il cognome più diffuso nella Parrocchia di Villa Noce è Fontana.
Già nel 1453 si registrano un Gerardo e Opizzino del fu Bertolino de la Fontana de Villa Noce, il che farebbe supporre che il cognome Fontana derivi appunto da una fontana posta in Villa Noce, zona ancor oggi ricca d'acque.
Lovari (1038 metri), in avetano si pronuncia "Lué" ossia "lupi".
Nel 1853 è detta "Aloè" per un errore d'interpretazione del cartografo che trascrive dal dialetto.
Il toponimo deriva dal termine arcaico "lóvo" (lupo).
Presso Lovari è la località Miniera, ove è un'antica miniera abbandonata, assai simile a quella di Villa Cella.
Alpepiana (842 metri), in avetano si pronuncia "Arpepianna".
Nel 714 è probabilmente citata come "Alpem quae dicitura Plana" ossia "Alpe che dicono Piana", nel 929 è detta "Alpeplana", nel 1103 "Alpeplana", nel 1141 "Albeplane", nel 1159 "Alpe plana", nel 1160 "Alpeplane", nel 1252 "Alpeplana", nel 1315 "Alpepyane", nel 1504 "Apepiana", nel 1557 "Apepian", nel 1560 "Alpeplana", o "Alpepiana", nel 1593 "Arpepiane", nel 1694 "Villa Alpis plana", o "Alpepiana", nel 1695 "Villa Alpisplana", nel 1738 "Alpepiana", nel 1755 "Alpepiana", nel 1853 "Alpe piana".
Alpepiana è composta dagli agglomerati sparsi di Raschioni (m. 923), Soravini, Pietro Maria, Resecco e Secorte (m. 842). Sopra Alpepiana era "Casa Pursi". Ad Alpepiana era la famosa corte.
Nel 1143 la chiesa di S. Pietro d'Alpepiana era pieve con almeno 10 chiese alle dipendenze.
Dopo alterne vicende a causa di almeno tre crolli, fu definitivamente abbattuta intorno ai primi del 1800.
Vicomezano (934 metri), in avetano si pronuncia "Gumesan" o "Vimezzan".
Era detta "Vicus medianus", nel 1251 "Vimezano", 1252 "Vigo Mesano", nel 1549 "Vigomezano", nel 1593 "Vigomezzano", nel 1692 "Villa Vicimediani", nel 1694 "Vigomezzano", nel 1738 "Vigomezzano", nel 1853 "Vico Mezzano".
Il toponimo rammenta il "vico di mezzo".
I cognomi più diffusi nelle Parrocchie d'Alpepiana e Vicosoprano sono: Pagliughi, Cuneo, Mariani e Traversone.
I Pagliughi, pare siano originari del Veneto. I Mariani provengono, forse, dall'area trebbiasca.
Vico Soprano (1086 metri), in avetano si pronuncia "Grésuan" o "Visuan".
Era detta "Vicus superius", nel 1251 era detta "Visuprano", nel 1549 "Vigosoprano", nel 1593 "Vigo Soprano", nel 1694 "Vici Soprani" o "Vigo Soprano", nel 1738 era detta "Gozolani" e ciò perché Matteo Vinzoni riportava il nome dal volgare avetano, nel 1853 era detta "Vico Suprano".
Oltre Vicosoprano vi è la chiesetta della Forestale ora in stato d'abbandono.
Il toponimo rammenta il "Vico di sopra".
L'originario oratorio, ampliato nel 1704, divenne la chiesa di San Giuseppe di Vicosoprano.
Note
[1] Cfr. A.S.G.: Filze Matteo Vinzoni, 1715-1797 circa, notaro Nicolò Repetto, 1680-1710 circa, e
Filze della Rota Criminale, 1570-1600 circa.
[2] Cfr. "Carta pubblicata dal R[egi]o corpo di Stato Maggiore nel 1853..." Foglio N° LXVIII, Torriglia.
Carta dei Sentieri e Rifugi- Appennino Ligure- Firenze.
"La Liguria nelle carte e nelle vedute antiche", Novara, 1992.
[3] Cfr. G.B. Molinelli "Brevi cenni sulle origini e vicende storiche di Cabanne (d'Aveto)...", Genova, 1928.
Giuseppe Fontana, "Rezzoaglio e Val d'Aveto cenni storici ed episodi", Rapallo, 1940
Gino Macellari - Gian Franco Scognamiglio, Valtrebbia e Valdaveto, guida antologica, Piacenza, 1970
Giovanni Meriana, Santo Stefano e la Valle dell'Aveto, un patrimonio naturale e artistico, Genova 1976
Michele Tosi, Archivum Bobiense N. XVI- XVII, Piacenza, 1994/95
Emilio Podestà, La Valle dell'Aveto dai de Meleto, Vassalli dei Malaspina, A Gian Luigi Fieschi, in I Fieschi tra Papato ed Impero, a cura di Daniele Calcagno
Massimo Brizzolara, "La Val d'Aveto. Frammenti di Storia dal Medioevo al XVIII secolo", Rapallo, 1999
Daniele Calcagno, Marina Cavana, Sandro Sbarbaro, Canto di un patrimonio silente, Pietre disposte a suggerir cammino, Rezzoaglio - Santo Stefano d'Aveto, 2003
Per comprendere l'origine dei toponimi ci siamo avvalsi dei seguenti volumi:
"Il Dizionario della Lingua Latina", Le Monnier, Firenze, 2000,
"Vocabolario della Lingua Italiana compilato da Nicola Zingarelli", Zanichelli, Bologna 1965
"Toponimi liguri di origine germanica", Rita Caprini, in "Toponomastica Storica della Liguria", Giulia Petracco Siccardi - Rita Caprini, Genova 1981, pagg. 83-125.
L'autore sarà grato a tutti coloro che, gentilmente, vorranno segnalargli (via e-mail) errori o omissioni.
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Pagina pubblicata il 4 dicembre 2004
(ultima modifica: 05.08.2012), letta 26943 volte dal 23 gennaio 2006
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