Valdaveto.net > Caccia e pesca > L'alba della pesca a mosca in Francia
di Ephemerella Ignita
articolo tratto dal sito www.cpsfv.org
libera traduzione a cura di Ephemerella Ignita
Publié avec l'aimable autorisation du Club de Pêche Sportive Forez-Velay (www.cpsfv.org ), St Etienne, France.
Cette histoire et les collections originales sont présentées tous les deux ans au SA.NA.M.A (SAlon interNAtional de la Mouche Artificielle de Saint-Etienne - France) dont la prochaine édition aura lieu en février 2009
Dalla fine de XVIII secolo all'inizio del XIX la comparsa della "mosca frustata" operò una trasformazione sulla pratica della pesca con la mosca così come sulla "mosca" stessa, assieme alla relativa mentalità dei pescatori.
Se l'apparizione della cosidetta "frusta" mise sottosopra le abitudini e una certa etica della pesca a mosca, tale apparizione fu anche la causa della nascita di numerose dispute.
In effetti se il nuovo lancio frustato permetteva di lanciare più lontano e in maniera
più precisa, non permetteva il controllo diretto della mosca, nè quello del suo movimento sulla superficie dell'acqua,
cosa invece permessa dall'antica tecnica della grande canna da pesca.
Gli artificiali utilizzati sino a quel momento si annegavano irrimediabilmente.
S'imponevano pertanto nuovi
modelli, più forniti, muniti di cerci, concepiti per
galleggiare con i loro propri mezzi.
Ciò che si perdeva con
l'animazione si cercava di compensare con una maggiore somiglianza
dell'artificiale con l'insetto.
Nascevano così i cerci, le ali, gli stadi di subimago, imago, spent e ninfa.
Questa
ricerca di trasposizione dell'immagine dei vari generi di insetti e
dei loro stadi, sarà la grande corrente di quel periodo, sino
alla vigilia della seconda guerra mondiale.
L'efimerologia ne
guadagnò molto dando un grande impulso alla ricerca e
all'identificazione degli insetti.
Era così nata l'arte
moderna della confezione e della codificazione delle mosche
artificiali.
Siccome il monopolio tecnico e linguistico inglese
pesava ancora con forza sulla pratica della mosca, si cominciò
a vedere, a metà de XIX secolo, qualche individuo
sforzarsi di creare degli artificiali frutto di osservazione e
concezione francese.
Come appunto il caso dei francesi Amèdèe
Gross de Roussiler, di Padre Baud, e anche di uno dei più anziani
precursori francesi, nato nel 1875 sulle rive della Loira, a Bas en
Basset, il Padre Jean Marie Jourget.
Quest'ultimo, tutte le
mattine si portava sul fiume, l'Ance du Nord, per osservare delle
ninfe e il loro volo, per mettersi, al suo ritorno, al lavoro con lo
scopo di realizzare la mosca del giorno.
Creò così
svariate collezioni di artificiali, di insetti appena osservati, che
furono oggetto di una esposizione a Lyon nel 1905.
In quest'epoca
e in tale atmosfera apparve l'opera letteraria di Lèonce
Valette, ossia "de Boisset", nato nel 1884 a Notre Dame de
Boisset, presso Roanne, nel dipartimento della Loira.
Questo appassionato della natura e del pesce, per una felice coincidenza,
incontrò l'artista Gèrard de Chamberet, e il biologo
dott. Massias, l'uno e l'altro appassionati della pesca e della
natura.
I loro sforzi comuni di ricerca e creazione durante cinque anni
permisero di determinare, con precisione, le famiglie degli insetti
acquatici incontrati.
Agli
inizi del 1928 Gèrard de Chamberet e sua moglie avevano
installato sulla riva sinistra del Doubs, nel piccolo villaggio di
Charette, un "atelier" per la confezione di mosche
artificiali.
Là, tra la popolazione femminile contadina dei
dintorni, avrebbero preparato delle montatrici dalle dita di fata.
La
loro opera, all'inizio, si limitava alla riproduzione dei modelli
inglesi, questo però non poteva soddisfare all'infinito lo
spirito di quella coppia impregnata di creatività e di poesia
naturale.
Sorsero così delle serie originali o inglesi, però "alla francese". Le creazioni e la grande qualità
dei prodotti di Charette acquistarono una grandissima rinomanza in
Francia e all'estero.
Questa unanimità di consensi trovò
la sua consacrazione in quello che, d'ora innanzi, verrà
chiamato "il santuario di Charette", luogo per il quale tutti i
grandi nomi, del mondo della pesca a mosca, dovevano passare.
Gèrard
de Chamberet morì brutalmente e prematuramente l'8 giugno
del 1941. In una Francia invasa e disorganizzata dalla guerra,
Germaine de Chamberette si trovò sola con quelle che lei
chiamava "le sue figlie", le fate di Charette.
Il santuario
de la mosca francese, non disparve. Malgrado difficoltà di
ogni tipo, talvolta insormontabili, questa contessa, tanto distinta
quanto ostinata, raccolse la sfida brutale della sorte... con "le
sue figlie". Terminato il terribile incubo della guerra, il
santuario ritrovò impulso e libertà Germaine de
Chamberet mantenne l'alto livello di qualità e fama di
Charette sino agli anni 60. In 40 anni videro la luce 1500 modelli
d'artificiali. "La Grande Signora della Mosca" e le fate di
Charette avevano aperto a tutti le grandi porte della storia della
mosca artificiale francese di grande tradizione.
Nel 1979 Madame Vedova Gèrard de Chamberet fece donazione al Club
di Pesca Sportiva Forez-Velay, dell'insieme delle collezioni dei
modelli originali, di mosche artificiali, create de suo marito
Gèrard, collezioni che portano generalmente il nome di "Fate
delle acque".
Gèrard de Camberet (1887-1941) è considerato come uno dei pionieri della pesca con la mosca in
Francia. Le sue collezioni originali vengono presentate, ogni due
anni, al Salone Nazionale della Mosca Artificiale di Saint-Etienne .
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Pagina pubblicata il 15 maggio 2008, letta 7719 volte
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