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Fenomeno emigratorio nel comune di Fontanigorda

di Guido Ferretti

 

Cause e sviluppo

L'economia del territorio del comune di Fontanigorda, fino ai primi decenni del secolo scorso, si basava principalmente sull'agricoltura (frumento, granturco, patate, avena, segale e foraggi) e sulla pastorizia (bovini e ovini).

La presenza di boschi molto estesi consentiva la coltivazione di castagneti da frutto e, alle quote più elevate, il taglio della legna per la produzione di carbone.
Il taglio degli alberi per la produzione di carbone aveva portato, già sul finire dell'Ottocento, ad un notevole impoverimento del patrimonio boschivo che, accentuando la locale povertà di risorse, concorse ad alimentare una consistente emigrazione.
Fin dagli ultimi anni del 1700 il fenomeno, pur di carattere stagionale, era evidente, come risulta da una relazione inviata dalla Municipalità di Fontanigorda all'Istituto Nazionale, durante il secondo anno della Repubblica Ligure (1799). In essa si legge che nel periodo di pausa dei lavori di campagna, che andava da ottobre a maggio, molte famiglie emigravano in Lombardia e in Toscana.
Dopo la Restaurazione (1815), in una lettera, scambiata tra la Prefettura di Bobbio e il sindaco di Fontanigorda nell'anno 1819, si parla di emigrazioni dirette all'estero: il sindaco scriveva infatti che "vi è chi va a cercare fortuna in quelle lontanissime regioni"; ma questi dovevano essere casi sporadici; infatti la maggior parte degli emigranti era diretta in Corsica, in Sardegna e in Toscana; in misura minore a Genova, a Chiavari, a Pavia, a Novara e nella Lomellina.
Il fenomeno emigratorio appare dunque fin dall'inizio di consistenza progressiva, legato all'incremento demografico che determinava esuberanza di mano d'opera. Nella prima metà del XIX secolo, infatti, i censimenti della popolazione hanno sempre registrato costanti incrementi, ad eccezione di quello del 1838, nel quale si constata invece un calo di 214 unità rispetto al 1827, a causa delle frequenti epidemie che in quegli anni colpirono la valle e determinarono una elevata mortalità nella sua popolazione, scarsamente e malamente nutrita e contraddistinta da condizioni igienico-sanitarie tutt'altro che brillanti.
La carenza di dati degli archivi parrocchiali impedisce di seguire più analiticamente le vicende del movimento naturale.
Nella seconda metà dell'Ottocento l'emigrazione si fece sempre più massiccia, lo dimostrano i dati del censimento del 1858 che indicano una popolazione presente di 1366 abitanti di cui 321 assenti, per emigrazione all'estero. Un'analoga situazione si verifica nel 1861 quando gli abitanti salirono a 1556 residenti, dei quali soltanto 1192 presenti. Questo accadeva in quegli anni, nonostante il saldo del movimento naturale risultasse positivo, per quasi un centinaio di unità.
L'intensità del fenomeno emigratorio raggiungeva, dopo l'unità d'Italia (1861), livelli notevoli.
Numerose comunicazioni del Prefetto di Bobbio invitavano il sindaco di Fontanigorda ad essere molto cauto ed a procedere a rilento nelle pratiche per il rilascio di certificati di via e di passaporti.
Una buona parte dell'emigrazione di quegli anni era diretta verso la Francia, dove molti giovani si recavano a lavorare nelle miniere, ma non sempre riuscivano a trovare occupazione.
Infatti, attraverso un'altra lettera del 1850 della suddetta Prefettura, il sindaco viene avvisato che il governo francese avrebbe respinto tutti coloro che si fossero recati in quel Paese, senza adeguati mezzi di sussistenza e senza essere certi di trovarvi lavoro.
Una comunicazione analoga di due anni dopo, che si riferisce all'emigrazione stagionale verso la Sardegna, riporta simili avvertimenti, segnalando che anche in quella regione le possibilità di lavoro erano precarie.
Particolarmente consistenti risultano, già in quegli anni, le partenze verso l'America, raggiungendo proporzioni tali da essere ufficialmente rimarcate dalle autorità.
Con una lettera del 1868 il prefetto di Bobbio mette, infatti, in allarme il sindaco perché "molte persone, pur di emigrare nelle Americhe, si tassano e contraggono debiti con amici e parenti. Al fine di evitare intrighi futuri, il sindaco è tenuto a vigilare su eventuali contratti di questo tipo". Gli emigrati del 1858 diretti nel Nord America, in buona parte, portavano con loro l'intero nucleo familiare. Tra questi vi furono i coniugi Matteo e Maddalena Ferretti di Casoni della famiglia dei Cappelìn piàzze e Stefano Biggi e Maria Ferretti con i figli Angela e Lorenzo di Mezzoni.
Alcune misure restrittive adottate dal nuovo Regno per frenare l'emigrazione pare abbiano ottenuto a Fontanigorda un certo effetto nel decennio 1862-1871 e in quello successivo.
I dati del censimento del 1871 indicano infatti un aumento della popolazione, sia presente (1526 abitanti) che residente (1673); esso denota una crescita dei residenti rispetto al censimento precedente, il che potrebbe far pensare a una riduzione, almeno dell'emigrazione stagionale.
Negli stessi anni tende a ridursi, ma di poco, il saldo del movimento naturale. Tra i censimenti del 1871 e del 1881 l'aumento della popolazione residente fu di 142 unità, mentre la somma dei saldi naturali fu positiva per meno di cento individui. Infatti, dal Registro dei Passaporti conservato nella sede comunale, dal 1871 al 1881 si rileva il rilascio di un solo passaporto (1875) concesso ad Agostino Ferretti di Casoni che partì con la figlia Benedetta per andare, via terra, ad imbarcarsi in Francia per proseguire verso San Francisco.
L'emigrazione riprese invece verso la fine dell'Ottocento: i dati relativi al censimento del 1901 riportano un aumento di sole ventisette unità della popolazione residente, mentre quella presente scendeva di duecentotrentasette, sempre rispetto al 1881. Questo è dovuto principalmente alla costruzione del traforo del Sempione, a cui presero parte molti minatori del comune di Fontanigorda che si trasferirono con le loro famiglie ad Iselle (No), per tutta la durata dell'opera (1898-1906).
Secondo quanto emerge da altri dati, nel 1891 furono concessi ben centottantasei passaporti, validi solo per l'interno del Paese.
Tra i documenti d'archivio si è potuto reperire l'elenco di cinquantasette bambini nati in Francia tra il 1882 e il 1914 e di due nati a Buenos Aires nei primissimi anni del '900, tutti da genitori provenienti da Fontanigorda (i quali erano tenuti ad inviare al loro sindaco il certificato di nascita perché provvedesse a registrarlo). I dati ufficiali sull'emigrazione del Comune riguardanti il decennio 1890 - 1899, registrano centoquarantasette partenze. Dopo il 1900 continua l'assoluta preponderanza degli emigrati che si dirigono verso New York, anche se poi parecchi di loro trovarono lavoro nelle miniere dell'interno degli U.S.A.
Col censimento del 1911 si rileva un aumento di novanta unità della popolazione presente e un calo di quella residente di 193 persone; le tendenze sembrano quindi invertirsi, ma ciò si può attribuire al fatto che molti dei precedenti emigrati avevano regolarizzato la loro effettiva residenza e nello stesso tempo si era ridotta l'emigrazione stagionale. Anche il saldo del movimento naturale inizia ad essere di segno negativo: dal 1901 al 1911 il numero dei morti supera complessivamente di sedici i nati. Come altrove, questo è la conseguenza di un precoce invecchiamento, già in precedenza avuto, con probabile squilibrio fra i sessi.
L'emigrazione tuttavia continua: secondo i dati ufficiali essa interessa, tra il 1904 e il 1911, oltre trecentotrenta persone su una popolazione che, alla fine del periodo, non arriva a 1500 abitanti.
A invecchiare le locali strutture demografiche, insieme alla partenza di individui giovani, comincia a contribuire la denatalità, con il conseguente già visto saldo negativo del movimento naturale.
Numerose sono le registrazioni di partenze per le Americhe, avvenute in questi anni: tra esse quella di Gregorio Cella di Canale che nel 1909 emigrò negli U.S.A. dove, in seguito, verrà raggiunto dal fratello Virginio con la moglie Valeria Mangini e il figlio Luigi. Nel primo decennio del '900 partirono da Casoni per Chicago: Bartolomeo Ferretti e sua moglie Caterina, e Davide Ferretti che, nel 1912, fu raggiunto dalla moglie Agostina con i figli Pietro e Nicola; sempre da Casoni e nello stesso anno, partirono Giacomo Ferretti e la moglie Caterina diretti ad Oakland in California.
Come si vede persisteva la partenza di interi gruppi familiari, con l'abbandono dei locali mestieri aviti. Si trattava sempre o quasi, di contadini, ma le terre e le case lasciate continuavano ad essere curate da parenti e amici, solo in tempi più recenti, quando si sviluppò il turismo, esse furono vendute come seconde case. Quanto alle destinazioni degli emigranti prevalevano nettamente quelle per gli Stati Uniti, specialmente per la California. Verso l'Argentina si dirigevano soltanto coloro che avevano parenti, colà già stabiliti ed integrati, comunque in numero molto minore di quanto non fosse avvenuto nella seconda metà del XIX secolo.

Nei successivi dieci anni, la popolazione presente si ridusse a 1246 abitanti, registrati nel 1921, mentre i residenti si mantennero su valori quasi costanti. Nello stesso periodo il movimento naturale diede un saldo negativo, ma per sole trentasei persone. Il che significa che gli emigrati, magari senza cancellare la residenza, furono circa un'ottantina.
L'emigrazione continuava, malgrado le limitazioni del periodo bellico, secondo i dati ufficiali di quegli anni, i partenti furono circa trecento, però, quasi tutti diretti in Francia.
Altre testimonianze e documenti dell'epoca attestano che, durante e dopo la guerra, molti abitanti del Comune, da tempo trasferitisi all'estero, chiamarono presso di sé le loro famiglie, provando la propria capacità di provvederne il sostentamento.
Nello stesso decennio, più precisamente nel 1915, circa ottanta emigrati, forse spaventati dallo scoppio della prima guerra mondiale in Francia, tornarono a Fontanigorda, da dove non poterono più allontanarsi per mancanza di mezzi e di passaporto.
Da testimonianze si apprende che emigrati di Fontanigorda, divenuti cittadini degli Stati Uniti, parteciparono alla campagna di guerra in Europa con l'esercito americano. Fra questi vi fu Cella Virginio di Canale.
Le condizioni economiche del Comune non migliorarono nell'immediato primo dopoguerra. Perciò continuò ancora l'emigrazione verso le Americhe. All'inizio degli anni venti partirono per la California varie famiglie, tra le quali i coniugi Giuseppe e Maria Ferretti di Casoni con la bambina Maria Ferretti che doveva raggiungere i suoi genitori a Oakland, Biggi Antonio e la moglie Anna Ferretti, anch'essi diretti nella baia di San Francisco. Inoltre, sempre da Casoni, in quegli stessi anni partirono: i fratelli Giovanni e Antonio Ferretti diretti nella provincia di Alberta in Canada e Ferretti Giuseppe con la moglie Caterina con destinazione Denver nel Colorado.
Dal Registro Emigrazioni e Passaporti del Comune risultano rilasciati, tra il 1925 e il 1949, centosessanta passaporti per l'estero, ma per la maggior parte, le partenze erano dirette verso paesi europei, ovvero verso la Francia; solo sei riguardavano l'America settentrionale, delle quali quattro negli U.S.A. e due in Canada.

Nel censimento del 1931, quando la popolazione contava 1122 abitanti presenti e 1268 residenti, il decremento risulta più accentuato che in passato, mentre nel periodo intercensuario 1921-1931 il movimento naturale ebbe un saldo ancora negativo di sedici unità, ma meno accentuato che nel decennio precedente. La circostanza che la riduzione abbia interessato quasi 400 abitanti residenti e 124 presenti attesta che si trattava ormai di esodi definitivi, con cancellazione anagrafica ed abbandono totale del tipo di vita locale.
Questa emigrazione ha interessato tutto il territorio comunale con un numero limitatissimo di rientri, in quanto i pochi rimpatriati preferirono stabilirsi nelle Riviere e nei centri urbani, abbandonando così, oltre che i mestieri rurali e pastorali, anche le attività artigiane tradizionali.
In realtà quanti lasciarono Fontanigorda si dirigevano ora verso mete più vicine: località litoranee del Levante, ma anche del Ponente, dove spesso lavoravano nelle strutture alberghiere o come domestici. L'inclusione del Comune nella Provincia di Genova, avvenuta nel 1923, stimolò gli afflussi verso il capoluogo ligure e la sua area urbana; qui le possibilità di lavoro erano varie e diversificate, dall'edilizia all'industria e ai mestieri più umili (per le donne specialmente).
Un'inversione di tendenza, anzi si può dire l'arresto del fenomeno migratorio, si registrò soltanto dopo la seconda guerra mondiale, quando prese piede anche nel paese di Fontanigorda il fenomeno turistico, che portò un notevole beneficio a tutta l'economia locale.
Nel periodo 1946-1950 si segnalava una certa emigrazione verso la Francia e nelle città di Genova e Milano, queste ultime rimangono meta preferita dell'emigrazione attuale.
Anche l'ulteriore calo della popolazione, registratosi tra il 1931 e il 1951, contribuì ad alleggerire il peso demografico e quindi l'esuberanza di mano d'opera. Così quasi tutti gli abitanti rimasti, dopo aver abbandonato gran parte delle attività rurali, poterono trovare impiego nel settore commerciale e nelle strutture di accoglienza, nonché nel ramo edilizio alimentato dal bisogno di seconde case.
Molti dei turisti che, oggi in estate, affollano il Comune sono discendenti di emigrati, il che dimostra come il legame con la terra d'origine sia sempre rimasto forte.

 

Il commercio dell'esca richiama l'emigrazione verso la Francia

Gli abitanti del paese di Fontanigorda si distinsero per aver dato vita, da tempo immemorabile, ad una caratteristica industria, della quale se ne conoscono poche analoghe nel mondo: l'industria dell'esca.
L'esca è un prodotto ottenuto dalla lavorazione artigianale di un particolare fungo (il fungus fomentarius) che si forma sui tronchi dei faggi abbattuti o morenti. Questo prodotto veniva utilizzato sia in ambito chirurgico, per confezionare bende emostatiche, sia come combustibile, per la proprietà di prendere fuoco facilmente e tenacemente in qualsiasi condizione atmosferica. Quest'ultimo tipo d'impiego dell'esca è probabilmente il più antico.
Si ha notizia che inizialmente questa merce prodotta a Fontanigorda veniva esportata da un certo Calè, un commerciante genovese che veniva periodicamente in paese, dove faceva incetta della produzione. Già intorno al 1800 circa, i fabbricanti d'esca si emanciparono dagl'incettatori e costituirono delle vere e proprie ditte e cominciarono a commerciare per conto proprio.

I mercati erano la Germania, la Francia, la Spagna, la Svizzera e l'Inghilterra, oltre a varie città italiane. In alcune di queste e a Marsiglia (Francia) vennero inoltre create delle succursali. Nei sobborghi di Genova (San Fruttuoso e Molo) venne impiantato un laboratorio della ditta Biggi, a Ferrara e Ravenna aveva succursali la ditta Ferretti, mentre a Marsiglia vi erano fabbriche e spacci della ditta Garbarino.
La mano d'opera alle dipendenze di queste ditte, anche nelle succursali, proveniva tutta da Fontanigorda ed era organizzata in squadre di lavoratori, con la suddivisione delle mansioni.
La causa che determinò, verso la fine dell'Ottocento, il graduale declino di questa speciale industria fu il venir meno della materia prima che proveniva dalle faggete secolari dell'Appennino italiano e dalla Dalmazia, non fu dunque per mancanza di richiesta. Sempre per lo stesso motivo, negli anni compresi tra le due guerre mondiali, si ebbe la cessazione di questa attività.
Dopo la prima guerra mondiale dalla Francia e dall'Inghilterra infatti giungevano ancora ordinazioni alle ditte rimaste.
Anche al tempo del suo migliore sviluppo, l'industria dell'esca, pur dando il sostentamento a molte famiglie, non era sufficiente a sfamare l'intera popolazione e non arricchì nessuno.
Alcuni titolari di ditte, infatti, accanto all'attività aziendale continuavano quella contadina e, già a cominciare dalla metà dell'Ottocento e forse anche precedentemente, molte famiglie iniziarono ad emigrare.
In questo periodo, sebbene gli atti civili documentino che alcuni nuclei familiari si dirigevano verso l'America, a partire soprattutto dal 1875 gran parte della popolazione di Fontanigorda iniziò a migrare verso la Francia, dapprima stagionalmente e poi in modo definitivo, mentre la scelta di comuni italiani risulta poco apprezzabile.
La località francese prescelta fu indubbiamente Marsiglia. È ipotizzabile che questo flusso, altamente direzionato, inizialmente sia stato, almeno in parte, una conseguenza del commercio dell'esca, iniziato già precedentemente.
Peraltro, come è possibile determinare dall'analisi delle professioni indicate sugli atti anagrafici, non furono i commercianti quelli che si stabilirono in questa città, essendo presumibilmente la loro una attività pendolare.
La professione che compare con maggiore frequenza è quella di "Giornaliere". Ciò sta ad indicare probabilmente attività saltuarie ed occasionali. "Pavimentatore" (traduzione italiana del "Paveurs" francese, "pavè" è detto il lastricato delle vie di Marsiglia) è quella che si trova più spesso tra le restanti professioni.
È dunque possibile che, come accade anche per certi emigrati dei nostri giorni, gli extracomunitari per esempio, sulla base delle testimonianze di quei viaggiatori, si sia instaurata una sorta di richiamo verso una terra che poteva offrire maggiori risorse di quella natia.
Se Marsiglia fu indubbiamente il cardine di questo movimento migratorio, ben presto una consistente parte della popolazione di Fontanigorda si diresse verso Saint Maime, piccolo comune delle Alpi dell'Alta Provenza, attratta dalla possibilità di lavoro nelle miniere di lignite situate nelle vicinanze (Bois d'Asson). Tale attività offriva infatti maggiori guadagni, basati inoltre sulla quantità di carbone estratto anziché sulle ore lavorate.
Molti giovani Fontanigordesi formarono qui un nucleo, tanto consistente rispetto alle dimensioni di questo paese, da mutarne completamente la struttura.
Dalla testimonianza di un vecchio minatore risulta infatti che, nel 1880 circa, soltanto sul piazzale della Chiesa di Saint Maime erano presenti novantaquattro uomini di Fontanigorda in attesa della messa.
Non solo gli uomini trovarono la possibilità di lavoro nell'ambito delle miniere, ma anche le donne, che vi operavano come addette alla separazione del carbone dalle impurità.
A partire dal 1880 circa, e fino al primo decennio del secolo successivo, i dati censuali del comune di Fontanigorda evidenziano una consistente diminuzione degli effettivi rispetto ai residenti, ed anche gli atti di nascita, matrimonio e morte trascritti dalla Francia diventano sempre più numerosi, a conferma della netta crescita subita dal fenomeno migratorio durante questo periodo
Nel censimento del 1911 la differenza tra residenti e presenti risulta inferiore rispetto a quella del decennio precedente, mentre matrimoni e nascite all'estero registrano il loro massimo: tale situazione è probabilmente attribuibile, almeno in parte, al fatto che, al rientro di molti si contrappone la stabilizzazione di altri che, in gran parte, prenderanno progressivamente la nazionalità francese.
Successivamente, molti si trasferirono definitivamente nella nuova patria facendo così perdere negli archivi ogni loro traccia.
Attualmente i discendenti dei Fontanigordesi emigrati in Provenza, un secolo e mezzo fa, si trovano sparsi in molte parti della Francia, ma la maggior concentrazione di Biggi, Ferretti, Sciutti e Rapuzzi rimane sempre a Marsiglia e lungo la valle del Durance.

Molti di loro sono rimasti legati al paese dei loro avi e ritornano annualmente a passare le vacanze estive in Val Trebbia
Pur immersa oggi in una realtà tutta nuova, Fontanigorda non ha tuttavia dimenticato i suoi emigrati e, nel loro ricordo, ha siglato con Saint Maime, il piccolo comune che tanti di loro ha raccolto, uno storico gemellaggio.
Il primo incontro è stato celebrato a Fontanigorda il 16 Agosto 1992 e ratificato a Saint Maime il 1° Maggio 1994.
In ognuna delle cerimonie sopra ricordate, una piazza è stata dedicata al paese gemello: a Fontanigorda in piazza Saint Maime, un cippo resterà nel tempo a testimonianza e ricordo del profondo legame che ha unito per sempre queste due piccole comunità.

 

Emigranti di Casoni e sue Ville

Nei cento anni che vanno dal 1850 al 1950, furono in molti, tra gli abitanti di Casoni, frazione del Comune di Fontanigorda, che lasciarono le loro case per andare a cercare fortuna in paesi stranieri, dove taluni rimasero definitivamente ed altri per lungo periodo. Nella maggior parte dei casi, essi raggiungevano le Americhe. Per chi arrivava negli Stati Uniti, la meta preferita era la California; mentre per coloro che si recavano in Argentina la destinazione prescelta, per lo più, era Buenos Aires. Pochissimi di loro emigrarono in Francia.

 

Casonesi emigrati nelle Americhe

- Bartolomeo Ferretti,
detto "U Gròssu", arrivò negli Stati Uniti verso il 1855, trovò lavoro a Denver nel Colorado, dove ebbe una famiglia. In seguito, rimasto vedovo e senza figli, rimpatriò e risposatosi a Casoni ebbe una nuova famiglia. Egli fu tra i primi emigranti diretti in Nord America.
- Giovanni Ferretti, figlio del "Rebixiùn", emigrò negli U.S.A. nel 1857, vi rimase definitivamente.
- Matteo e Maddalena Ferretti della famiglia "Cappelìn" di Casoni, raggiunsero gli U.S.A. nel 1858, non si hanno notizie della loro destinazione, ebbero due figli e non rimpatriarono.
- Maddalena Ferretti, sorella del predetto Matteo, maritata con Lavezzoli Pietro di Ottone Soprano, raggiunse gli Stati Uniti nel 1859. Una sua figlia Angela rimpatriò e si sposò a Casoni.
- Bartolomeo Ferretti, detto "Niè" e la moglie Benazzi Teresa arrivarono negli Stati Uniti verso il 1860, non ebbero figli, in seguito rimpatriarono. Bartolomeo era del casato dei "Cappelìn" di Casoni.
- Andrea Ferretti, detto "Driàllu", verso il 1866, emigrò negli U.S.A. con la moglie Giovanna Repetti, proveniente dalla parrocchia di Priosa d'Aveto. Vi rimase soltanto per un certo periodo, poi rimpatriò. In America nacquero due suoi figli.
- Agostino Ferretti, detto "Struxiò" della famiglia degli "Stèlli" di Casoni, con la giovane figlia Benedetta andarono ad imbarcarsi a Le Havre in Francia. Giunti in America, raggiunsero San Francisco nel 1875 dove fecero fortuna come suonatori ambulanti. In seguito rimpatriarono.
- Giorgio Ferretti, detto "Zàzzera", nel 1875 raggiunse Oakland in California dove esercitò il mestiere di guaritore. Non si sposò. Morì centenario.
- Bartolomeo Ferretti, detto "u Mericànu" della famiglia dei "Zàn" di Casoni, emigrò in California nel 1880, vi rimase per un certo periodo e poi rimpatriò.
- Ambrogio Ferretti, della famiglia dei "Pallìn", anch'egli nel 1880, fu in California da dove rimpatriò, dopo un breve periodo.
- Bartolomeo Ferretti con la moglie Caterina emigrarono definitivamente a Chicago, nei primi anni del '900. Egli era del casato dei "Mariìn-e" di Casoni.
- Michele (Mike) Ferretti nel 1890 ritornò negli Stati Uniti dove era nato, non si hanno notizie riguardanti la destinazione. Era figlio del "Driàllu" e della sua prima moglie Giovanna Repetti.
- Giovanni (Gianni) Ferretti, fratello del predetto Mike, anch'egli ritornò negli U.S.A. in quegli stessi anni.
- Giorgio Ferretti, dei "Mariìn-e", emigrò a New York sul finire dell'800, vi rimase per pochi anni, in seguito rimpatriò.
- Giorgio Ferretti, della famiglia dei "Giamanti", nel 1908 andò a Chicago dove si stabilì definitivamente.
- Giorgio Ferretti, dei "Brùne", emigrò a Denver in Colorado nel primo decennio del '900, in seguito rimpatriò.
- Giuseppe Ferretti, del "Ginìn", con la moglie Caterina emigrarono a Denver nel Colorado, nel primo decennio del '900, dove si stabilirono con la famiglia, i loro discendenti vi risiedono tuttora.
- Davide Ferretti, dei "Perteghièlle", arrivò a New York col piroscafo "Duca di Genova" il 6/12/1910 e proseguì per Chicago, dove si stabilì definitivamente con la sua famiglia. Ebbe sette figli. L'ultimogenito, di nome Giovanni, risiede ancora a Chicago. Gli altri discendenti si trovano in varie parti degli Stati Uniti (California, Florida, Illinois e New Mexico).
- Giacomo Ferretti, detto "Giacumìn di Zàn", con la moglie Caterina raggiunse New York il 26/6/1912 sul piroscafo "Duca d'Aosta", con destinazione Oakland, dove si stabilì definitivamente. Una sua nipote, alcuni anni fa, venne in Italia per conoscere i suoi parenti. Sulla stessa nave viaggiò anche Agostina Ferretti con i figli Pietro e Nicola, diretti a Chicago, dove si trovava il loro padre Davide.
- Bartolomeo Ferretti, detto "Tumè" emigrò a Chicago dopo la prima guerra mondiale e rimpatriò dopo l'ultimo conflitto mondiale. Prese dimora a Genova presso la figlia Maddalena.
- Eugenia Ferretti, madre di Candido della famiglia "Cacciòu", dopo la prima guerra mondiale emigrò a Chicago, dove rimase per una ventina d'anni, in seguito rimpatriò.
- Giuseppe Ferretti, detto "Gioxeppìn de Paulàde", si trasferì a Oakland con la moglie Maria, nel 1922. I loro discendenti risiedono tuttora in California.
- Antonio Ferretti, dei "Nàni", emigrò in Canada nella provincia di Alberta nei primi anni venti e vi rimase definitivamente. Possedeva una fattoria.
- Giovanni Ferretti, fratello del suddetto Antonio, si trasferì anch'egli, nello stesso periodo, in Canada, nella provincia di Alberta.
- Michele Ferretti, detto "Michelìn dei Bìxi", emigrò negli anni cinquanta a San Paolo del Brasile, dove risiede tuttora con i suoi discendenti.
- Bartolomeo Ferretti, dei "Nàni", nel 1954 sposò Maria e con lei emigrò in Canada, nella provincia di Alberta, nella fattoria dei suoi parenti; in seguito lavorò come dipendente delle ferrovie transcanadiane. Dopo la sua morte, i suoi familiari ritornarono in Italia.

 

Nativi di Vallescura, Villanova e Barcaggio emigrati in Argentina

- Andrea Benazzi,
del casato "Pòzza" di Vallescura emigrò, con la famiglia, in Argentina negli ultimi anni dell'800. Non rientrò più in Italia.
- Giorgio Benazzi, del casato "Àia" di Vallescura, sposato con Elisabetta Benazzi, dei "Mèrli", sul finire dell'Ottocento, emigrò con la famiglia in Argentina, dove rimase definitivamente.
- Giuseppe Benazzi, detto"Lìllu dell'Àia", andò in Argentina con la famiglia, sul finire dell'800, vi rimase diversi anni, in seguito rimpatriò. A Buenos Aires, nel 1902, nacque sua figlia Caterina.
- Bartolomeo Benazzi, del casato "Pòzza", emigrò in Argentina nei primi anni del '900 e vi rimase.
- Natalina Benazzi, dei "Bàcci" di Vallescura, negli anni venti si sposò e andò col marito in Argentina, dove rimase definitivamente.
- Marco Benazzi, del casato "Pòzza", emigrò in Argentina dopo la seconda guerra mondiale, vi rimase per un periodo e poi rimpatriò. Si stabilì a Broni (Pc).
- Andrea Benazzi, del casato "Pòzza", anch'egli come il suddetto Marco, suo fratello, andò in Argentina dopo la seconda guerra mondiale e vi risiede tuttora con i suoi parenti.
- Benedetto Ferretti, detto "Benedettìn" di Villanova, emigrò in Argentina sul finire dell'800. Dopo un breve periodo rimpatriò.
- Gregorio Ferretti, detto "Grigurìn", fratello del predetto, nello stesso periodo andò in Argentina e vi rimase.
- Bartolomeo Ferretti, dei "Bàrchi" di Barcaggio, emigrò in Argentina, con la famiglia, nel 1895, vi rimase parecchi anni e poi rimpatriò.
- Antonio Ferretti, fratello del predetto, anch'egli negli stessi anni emigrò in Argentina e vi rimase definitivamente.

 

Emigranti di Mezzoni

- Bartolomeo Biggi, detto "Melìn", fu in Argentina per un dato periodo sul finire dell'Ottocento.
- Stefano Biggi, con la famiglia, emigrò definitivamente in California nel 1858. Era del casato detto "Qui de Luorènzu". I discendenti di sua figlia Bianca, sposata con un Garbarino di Montebruno, vennero, alcuni anni fa, da San Francisco in Italia per riscoprire le loro origini.
- Giuseppe Biggi, detto "Pepìn", verso la fine dell'800 emigrò nell'Oregon (U.S.A.); in seguito rimpatriò.
- Giovanni Biggi, detto "Giuàn", emigrò con la famiglia in Argentina tra il 1800 e il 1900; vi rimase per un periodo e poi rimpatriò. Sua figlia Maria nacque a Buenos Aires.
- Matteo Biggi, fratello del suddetto Giovanni, fu anch'egli in Argentina nello stesso periodo.
- Antonio Biggi, detto "Grìxu", dopo la prima guerra mondiale si trasferì definitivamente con la sua famiglia a Oakland in California. I suoi discendenti risiedono tuttora nella baia di San Francisco.
- Ludovico Biggi, figlio di "Melin", sulla fine degli anni venti, emigrò in Argentina.

- Giuseppe Biggi, fratello del predetto Ludovico, anch'egli emigrò in Argentina nello stesso periodo. Ambedue non rientrarono più in Italia.

 

Emigrati in Australia

- Cesare Ferretti,
dei "Brùne" di Casoni, emigrò in Australia tra gli anni cinquanta e sessanta del '900, in seguito rimpatriò e si stabilì a Genova.

 

Emigrati nei Paesi Europei

- Giovanni Ferretti,
dei "Cappelìn della Fùndega" di Casoni, emigrò, con la famiglia, a Norwich in Inghilterra, nel 1902, dove rimase definitivamente.
- Bartolomeo Ferretti, fratello del predetto Giovanni, emigrò anch'egli negli stessi anni, a Norwich. In questa città, i due fratelli furono negozianti di legna e carbone.
- Gregorio Ferretti, figlio dell'"Arenètto" di Villanova, nel 1885 emigrò in Francia, a Marsiglia. In seguito rimpatriò.
- Giorgio Ferretti, dei "Mariìn-e" di Casoni, emigrò inizialmente in Corsica, nel 1890, poi si trasferì con la famiglia in Francia, nella zona di Marsiglia.
- Agostino Ferretti, fratello del predetto Giorgio, emigrò anch'egli in Corsica nel 1890; ambedue non ritornarono più in Italia.
- Giuseppe Ferretti, anch'egli fratello minore dei predetti, in quegli stessi anni emigrò a Bastia in Corsica. Non fece più ritorno in Italia.
- Benedetto Ferretti, detto "Benèitu u Rùxiu" di Villanova, rimase per ventinove anni in Russia. Partì nel 1891 e ritornò la vigilia di Natale del 1920. Lavorò alla realizzazione e manutenzione della ferrovia Transiberiana, arrivando fino a Vladivostok sul Mar del Giappone.
- Teresa Ferretti, dei "Nàni suttàn" di Casoni, nel 1933 si sposò a Fontanigorda ed emigrò definitivamente in Francia col marito.
- Maria Ferretti, detta Marie di Casoni, emigrò in Francia (Marsiglia), dopo l'ultima guerra mondiale. Si sposò ed ebbe dei figli che annualmente ritornano in Italia, durante le vacanze.
- Liliana Ferretti, sposata a Casanova, sorella della predetta Marie, anch'essa si trasferì con la famiglia a Marsiglia. I suoi parenti trascorrono annualmente le vacanze in Italia.
- Antonio Ferretti, Tonino di Barcaggio, si sposò ed emigrò a Parigi negli anni sessanta, ebbe un figlio che vive tuttora in Francia. Egli, attualmente, risiede in Italia, per la maggior parte dell'anno.

I gruppi familiari emigrati e sopra elencati sono 57, dei quali, trentacinque presero residenza definitiva all'Estero, mentre gli altri, dopo un certo periodo, rimpatriarono.

 

 

Bibliografia

M. G. Borelli - "L'emigrazione nelle Americhe della Provincia di Genova" - Editore Patron - 1991

M. Melleri, E. Robino Massa - "Fontanigorda: una comunità ligure aperta verso l'Europa" - Tipografia Emiliani - Rapallo - 1995

Archivi Parrocchiali di Canale, Casoni e Fontanigorda - "Stato delle Anime"

Tradizioni e testimonianze raccolte dalla viva voce di anziani del posto.

 


 

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Pagina pubblicata il 15 aprile 2005, letta 9042 volte dal 23 gennaio 2006
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