Valdaveto.net > Famiglie, genealogie e casati > I cognomi di Santo Stefano d'Aveto: Campomenosi
di Piero Campomenosi
contributo riguardante Angelo Campomenoso a cura di Luca Maggiore
Può una giovane e avvenente piacentina indurre un giovane di Santo Stefano a sposarla e ad andare ad albergare nelle sue terre?
Ebbene niente di più facile: questo accade oggi ed è accaduto certamente nel passato, se si studia la storia del casato dei Campomenosi.
Nell'ultimo numero del nostro trimestrale, un breve articolo firmato a G.B. relativo al cognome dei Campomenosi suggeriva l'ipotesi che tale nome gentilizio traesse le proprie origini dal Piacentino, zona dove tuttora si registrano numerosi Campominosi.
Ma, come si sa, nelle ricerche storiche le ipotesi e le congetture hanno ragione di esistere se, attraverso i documenti a disposizione, vengono poi confermate.
Secondo quanto ci è dato conoscere questo ceppo è invece originario proprio del nostro paese e precisamente della località Campomenoso come mi sforzerò di dimostrare e come ho già scritto nel periodico del Complesso Musicale di Santo Stefano (NUMERO UNICO 1996, gennaio - maggio, 1997, pagg. 15 e 16).
Gli studi di Mons. Michele Tosi, apparsi su ARCHIVUM BOBIENSE (nn,XVI-XVII, 1994-95) e condotti - in particolare - presso l'archivio del Monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia, hanno infatti riportato alla luce importanti novità su questo casato autoctono.
La prima testimonianza risale al 15 novembre 1299 quando un certo diacono Rollandino de Campolimenoso viene nominato dall'abate Rollando, del sopraddetto monastero, rettore della chiesa di Santa Maria di Allegrezze e di San Michele di Alpicella.
Successivamente, nel 1307, il nuovo abate di San Pietro in Ciel d'Oro (ancora un certo Rolando) assegna la chiesa di San Michele in Insula di Rezzoaglio al prete Guglielmo de Campoliminoxo.
Si tratta di una chiesa scomparsa da tempo che giaceva sopra un lembo di terra peninsulare (di qui il nome di Insula = Isola) presso Rezzoaglio Basso, il primitivo Riçoannis.
Si può quindi affermare con certezza che il primo rettore della chiesa di Rezzoaglio fu un Campomenosi di Santo Stefano o, meglio, di Campomenoso.
Inoltre un certo Petrus, filius quondam Enrici de Campolemenoso de Valle Avanti viene citato come parte venditrice in un atto notarile scoperto dallo stesso Tosi presso l'Archivio Capitolare di Genova e che risale al 1324.
Questo Pietro de Campolemenoso vende a tale Rolandino Ferrario una pezza di terra (peciam unam terrae) situata nella località detta "Valle" (ancora oggi si chiama così!) sopra Roncolongo.
L'atto viene steso a Riçoannis, cioè a Rezzoaglio Basso, sotto i portici della casa dei Marchesi Malaspina.
Il passaggio dai Campolemenoso (registrati anche come Campoliminoso, Campoleminoso e Campoliminoxo) ai Campomenoso o Campominoso o ancora Campominoxo, avviene alla fine del XIV secolo.
Presso la biblioteca della Società Economica di Chiavari è attestata la presenza di due atti del notaio Battista Rivarolo di Chiavari, stesi ad un anno di distanza circa, relativi all'acquisto di terreni da parte di un certo Corradus che viene chiamato Corradus de Campolemenoso nel documento del 1388 e Corradus de Campomenoso nel documento del 1389.
Questa trasformazione da Campolemenoso a Campomenoso viene confermata anche nell'atto del 1411 del notaio Nicolò Rivarolo, figlio del precedente legale, atto intestato a Joannes de Campomenoso de Valle Avanti.
Come si vede, già nel 1400 si diceva comunemente Campomenoso e Campominoso. Sempre presso la biblioteca della Società Economica di Chiavari troviamo inoltre un documento che annota la presenza nella commenda di Chiavari (anno 1445) di un certo Vincenzo de Campomenoso, mentre nel 1478 nel castello di Fiaccone (oggi Fraconalto, in provincia di Alessandria, non lontano da Voltaggio) Antonio de Campomenoso (figlio di Angelino) presta servizio come soldato.
Lo stesso farà il figlio di Antonio, Visconte, negli anni successivi.
Nel 1621 il cognome gentilizio Campomenoso si presenta diffuso sia a Santo Stefano sia a Roncolongo, come risulta dallo "Stato delle anime" (datato 1621) di Santo Stefano del Fondo Vescovile che si trova negli archivi bobbiesi.
Sappiamo, inoltre, che nel 1611 era scomparso il magnifico Angelo Campomenoso [1], figlio di Vincenzo, che aveva sposato nel 1555 Francesca Doria Invrea, figlia del patrizio genovese Francesco Doria Invrea.
Grazie a questo stretto legame con la nobiltà genovese, Angelo Campomenosi viene ancora ricordato oggi per la sua ricchezza e potenza e soprattutto per il "Pio Legato" in dote alle ragazze Campomenosi che convolavano a nozze.
Questo provvedimento giuridico, approvato anche da Umberto I dopo l'unità d'Italia, è stato recentemente abrogato dall'Amministrazione Comunale di Santo Stefano, sebbene ormai da vari anni l'inflazione seguita alla Prima Guerra Mondiale non permettesse più alle ragazze da marito di percepire tale dote.
Sono queste le testimonianze più importanti relative a questo antico casato.
Ci occuperemo dello stemma gentilizio, di cui esistono preziose documentazioni, nel prossimo numero del nostro periodico.
Per il momento non anticipo nulla al riguardo.
Per quanto concerne invece il significato etimologico del termine Campoliminoso o Campoliminoxo o ancora Campolemenoso, l'ipotesi più attendibile mi sembra quella che fa derivare il toponimo dal latino Campus Leguminosus, cioè campo seminato a cicerchia [2].
Ciò perché (...e i nostri vecchi lo ricordano ancora) una volta dissodata la terra e creato un cosiddetto "ronco", nei tempi addietro si era soliti addomesticare il terreno con il leime o leme, una leguminosa che corrisponde appunto alla cicerchia.
Con il leme la povera gente faceva anche focaccette e polente.
Da leme, che a sua volta ha origine dal latino legumen, leguminis, sono derivati gli aggettivi liminoso, leminoso, liminoxo e lemenoso (nei secoli XIII e XIV, in un periodo di formazione della lingua volgare, i casi di incertezza grafica e lessicale erano frequenti).
Una località seminata a leme veniva chiamata Lemà ( con questo nome viene denominata ancora oggi una zona prativa proprio sopra Campomenoso).
Ricordiamo che il vocabolo leme è diffuso tuttora in buona parte dell'Italia settentrionale e che si trova anche citato nel Grande Dizionario della Lingua Italiana a cura di S. Battaglia (vol.VIII, pag. 937).
Si capisce inoltre come il primitivo Campo - Leminoso (da campus leguminosus) si sia contratto, con aferesi di le, in Campo - Minoso e quindi in Campo - Menoso, con mutazione della i latina in e.
Il fatto poi che una colonia di santostefanini sia migrata in quel di Piacenza o semplicemente che qualche giovane di Santo Stefano abbia sposato una ragazza piacentina e si sia stabilito in quel territorio prima ancora che questa mutazione fosse avvenuta e quando ancora il cognome era più vicino alla voce latina, lascia supporre che il fenomeno del passaggio dall'una all'altra landa dei Campominoso abbia avuto luogo verso l'inizio del secolo XV, quando ancora coesistevano i due cognomi, "Campominoso" e "Campomenoso", come ci attestano i documenti dell'epoca.
Dopo tale periodo infatti a Santo Stefano troviamo unicamente il cognome Campomenoso, diventato nel secolo XVIII Campomenosi, sebbene a Genova fino al 1854 sussista un ultimo rampollo dei Campomenoso, secondo quanto attestato da documenti anagrafici conservati presso l'Archivio Comunale di questa città.
È vero quindi il contrario di quanto viene affermato sul numero precedente del nostro periodico. Sono i Campominosi piacentini originari di Campomenoso e non viceversa.
D'altro canto che le giovani piacentine siano, e siano state, talmente affascinanti da condurre i mariti verso la loro terra e non viceversa... non meraviglia affatto.
Il fascino di certe piacentine è tale da indurre qualsiasi Campomenosi (o Campominosi che dir si voglia) a seguirle!
Note
[1] Riceviamo e volentieri pubblichiamo un commento inviatoci (il giorno 22 marzo 2006) da un nostro lettore, il sig. Luca Maggiore.
Durante una ricerca storica negli archivi di Anversa (Belgio), nell'ambito della mia tesi per la laurea in Storia moderna, ho trovato la presenza di due Campomenoso ad Anversa a partire dal 1560 circa: Cipriano Campomenoso e Angelo Campomenoso.
I due fratelli affermano, in diversi atti notarili, di possedere alcuni beni a Genova e di appartenere alla colonia genovese di Anversa.
Mentre Angelo Campomenoso tornerà presto in Italia, Cipriano resterà ad Anversa e dintorni, dove il ramo della famiglia si estinguerà solo agli inizi dell'Ottocento.
Quindi credo che si possa affermare con sicurezza assoluta che i Campomenoso, per lo meno a partire dal Cinquecento, erano originari dell'allora Repubblica di Genova.
Angelo Campomenoso che voi citate nel vostro testo, potrebbe essere benissimo l'Angelo che per un breve periodo ha soggiornato ad Anversa. Infatti in questa città risiedevano allora membri della famiglia Doria Invrea.
[2] Per una ipotesi alternativa sulla origine etimologica del toponimo "Campomenoso", è possibile consultare l'articolo di Sandro Sbarbaro 'Santo Stefano d'Aveto: toponimi, cognomi e microstorie'.
Links
- La famiglia Campomenoso ad Anversa nei secoli XVI e XVII
- Il territorio della Val d'Aveto e le sue ville > Santo Stefano d'Aveto > Campomenoso
- L'origine del cognome Squeri
- L'origine del cognome Sbarbaro
- Le passeggiate quotidiane di Giorgio Caproni in Val Trebbia
- Siti di interesse storico: il castelà presso Campomenoso
- Il territorio della Val d'Aveto: suddivisione per parrocchie
Pagina pubblicata il 3 novembre 2005
(ultima modifica: 27.03.2006), letta 9801 volte dal 23 gennaio 2006
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