Valdaveto.net > Famiglie, genealogie e casati > L'origine del cognome Sbarbaro
Nel 1997, iniziando la mia attività nel campo della ricerca storica in alta Val d'Aveto, chiesi agli abitanti di Villa Sbarbari (Rezzoaglio - Genova) se qualcuno conoscesse l'origine del cognome Sbarbaro.
La maestra Ornella rispose che il cognome poteva derivare dal termine 'barbaro' 1 ed altri sostennero che i vecchi del paese avessero comprato la 'S' da aggiungere a 'barbaro' in quanto discendenti da banditi provenienti dal sud.
L'ipotesi in sé era affascinante, il fascino particolare che a volte i paesani sanno infondere in tutto ciò
che sa d'antico trasformandolo in leggenda.
Un giorno, conversando con Ersilia Sbarbaro, venne fuori che - secondo una ipotesi di alcuni anziani antenati - il nostro cognome avrebbe potuto trovare origine nel termine "sbarbore" che nel dialetto locale indica i barbi, pesci un tempo assai numerosi in specie nel tratto iniziale dell'Aveto.
La cosa mi lasciò perplesso: l'ipotesi di possedere antiche origini barbare, longobarde o meno poco importava, era francamente molto più affascinante!
Alcuni anni dopo, consultando un'edizione anastatica del Vocabolario Genovese-Italiano di Giovanni Casaccia dell'anno 1851, ebbi una folgorazione. A pagina 479 stava scritto:
SBÁRBAO s. m. Barbio, Specie di pesce spinoso appartenente al genere Ciprino, così detto perché ha quattro fili, o cirri intorno alla bocca in guisa di barbetta; ha inoltre la mascella superiore più lunga dell'inferiore. Vive nelle acque dolci delle parti medie dell'Europa; la sua carne è saporita; vien anche chiamato Barbo, e quando è piccolo, Barbino.
Accidenti! Ecco confermato ciò che mi aveva detto Ersilia: dal genovese Sbárbao all'italico Sbarbaro (oppure Sbarboro) il passo è breve.
Recentemente acquistai dall'amico libraio Claudio Ceotto uno stock di libri antichi.
Li visionai appena, andai al solito a sensazioni. I libri vanno odorati: ti affascina un titolo, un'immagine, una frase, spesso la copertina ne esprime il contenuto.
Così, fra gli altri, Giuseppe Morgavi, "Rievocazioni Genovesi" con prefazione di Giovanni Ansaldo, seconda edizione aumentata, Libreria Editrice M. Bozzi - Antica Libreria
Beuf - Genova 1961, pagg. 166-167:
Infatti, nel magnifico salone della biblioteca Universitaria, modernamente ricavato dalla sommità del "Sancta Santorum" della chiesa annessa, tutto egregiamente affrescato da Domenico Piola, esiste ancora lo stemma dei Balbi, che è un pesce "barbo" sormontato dalla Corona Marchionale.
Ecco la conferma. Anche i Balbi, già Barbi, mantenevano sullo stemma nobiliare il pesce da cui trasse origine
il soprannome di Barbo dato al capostipite (forse per via della sua rada barbetta) che in seguito (trasformatosi in Balbo o Balbi) dette il nome al casato.
Probabilmente gli Sbarbaro, o Sbarboro, non hanno nulla da spartire con i Balbi, se non quel pesce che ne ha originato il simile cognome.
Note
[1] Nella cultura dell'Impero romano il barbaro era chi, non essendo padrone della lingua, balbettava il latino: dalla onomatopeia ba-ba ecco nascere il termine barbaro.
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Pagina pubblicata il 7 giugno 2006
(ultima modifica: 26.10.2008), letta 11293 volte
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