Ottone e Rapallo: un gemellaggio spirituale

Articolo contenente una testimonianza del passaggio di Ernest Hemingway in Val d'Aveto

di Giovanni Calamari
articolo apparso sul quotidiano Libertà  link esterno il 23 gennaio 2006
fotografia gentilmente fornita dal sito JFKlibrary.org  link esterno

Volentieri pubblichiamo il seguente articolo inviatoci dall'autore, il Gr. Uff. Giovanni Calamari.

 

A persone di buoni sentimenti è gradito conoscere il passato dei luoghi dove sono cresciute, ove conobbero le prime gioie, i primi dolori, dove i loro avi vissero e soffersero.
Per cui ai lettori di questo almo e glorioso giornale non dovrebbe rincrescere quanto sto per dire.

Come il comune di Ottone Valtrebbia e il comune di Dego delle Langhe savonesi, anche il monte Dego, spartiacque Aveto-Trebbia, deve probabilmente l'origine del suo nome all'epoca dell'imperatore Ottone. Comunque sia, ha una eccelsa etimologia latina, in quanto deriva da Castrum Dei, che significa "Campo di Dio" (il termine campo va inteso come accampamento).
Per cui la Madonnina del monte Dego, fatta erigere la prima volta dal Santo Vescovo Gianelli di Bobbio e che si festeggia alla terza domenica di agosto, dovrebbe essere di doppio buono auspicio: per l'ispirazione di un santo e per il nome celestiale e incomparabile che porta il luogo: ma, non convinti della fortuità di due coincidenze, aggiungiamo pure un terzo buono auspicio.
Il Santo Gianelli fonda a Rapallo, come altrove, il più importante centro scolastico della città.
Ma a Rapallo c'è pure il noto Santuario Mariano di Montallegro (con gli imponenti festeggiamenti dei primi tre giorni di luglio), c'è una cappella della basilica arcipresbiteriale dedicata al Santo Gianelli e, dulcis in fundo, c'è una via (con direzione Montallegro) che porta il nome Orezzoli.
Orezzoli come la più grossa frazione ottonese dei vecchi Marchesi Malaspina, che giace proprio sotto il monte Dego e che, guarda caso, vede una delle sue due chiese dedicata alla Madonna rapallese di Montallegro.
È, inoltre, risaputo dai devoti che entrambe le Madonne di Montallegro (come esprime la parola) e del Dego (accampamento di Dio) donano sempre una consolazione a tutti coloro che le invocano, senza andare troppo per il sottile sulle miserie umane.

Rinnovare o comunque concretizzare oggi questo ancestrale e lapalissiano gemellaggio spirituale, questo connubio assiomatico fra Ottone e Rapallo, costituirebbe un quarto buono auspicio per tutti.
Rapallo era antica città milanese sino al passaggio sotto Genova, fu luogo di trattati di Stato, soggiorno di personaggi come Cavour, Churchill, Mussolini, ecc... , Annibale, circa 200 anni avanti Cristo, curò qui la sua salute (anche perché si diceva che il mare avesse qui una maggiore concentrazione salina) e qui c'è ancora il bel ponte in pietra, non lontano dal porto, dove la principessa Diana d'Inghilterra, 2200 anni dopo, attraccò il suo panfilo, proseguendo il giorno dopo per la vicina Portofino.

Altra coincidenza eclatante.
Il premio Nobel americano Ernest Hemingway scrisse il primo libro nella Rapallo della sua ispirazione e quando nel 1945 ebbe occasione di scrutare la Val d'Aveto (compresa l'area di Orezzoli), mentre si trovava al seguito dell'esercito di liberazione come ufficiale giornalista, la definì "la valle più bella del mondo".

Ernest Hemingway insieme al Col. Charles Buck Lanham www.jfklibrary.org

La divisione militare proveniente da Chiavari - Rezzoaglio al cui seguito Ernest Hemingway si trovava, essendo ponti e strada interrotti dalle mine partigiane contro i tedeschi, rimase bloccata per due o più settimane a Marsaglia in attesa che si aprisse un varco per Bobbio.
Hemingway, già valoroso giornalista e combattente diciannovenne nella prima guerra mondiale, ne approfittò per ritornare più volte in camionetta lungo la Val d'Aveto.
Mancando allora ogni allacciamento stradale a popolose frazioni (allacciamenti che, una volta costruiti, servirono anche a spopolarle), l'ufficiale scrittore, provetto e temerario escursionista, proseguì a piedi su mulattiere e sui sentieri più impervi, oggi pressoché scomparsi.
Forse quando parlò del bello della Val d'Aveto si riferì pure al bello-orrido.
Un giorno lasciò la camionetta con due soldati presso il roccione di Cattaragna, dove oggi sorge l'omonima Madonnina del compianto Canonico Don Malacalza, e con un collega ufficiale si arrampicò sino alla costa di Orezzoli.
Per quello stesso scabroso e ripidissimo sentiero che il sottoscritto, un po' di anni dopo, volle sperimentare attratto da una forza magica che lo condusse a conoscere quella divina biondina dei Malaspina di Orezzoli che poi divenne per sempre la sua diletta sposa.

 


 

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Pagina pubblicata il 31 agosto 2006, letta 8087 volte
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