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Pagina pubblicata il 19 settembre 2006, letta 1511745 volte

dizione del falò è molto viva a Bobbio e con la fuiè viene bruciata la 'vecchia', simbolo dell'inverno.
Essa, rappresentata da una fantoccio, viene posta in cima alla struttura. Da come brucia la vecchia molti traggono auspici per la prossima primavera. Se la 'vecchia' brucia subito senza problemi e le faville salgono in alto, allora l'inverno sarà finito e si attende una bella e propizia primavera; altrimenti il freddo continuerà con cattivi auspici.
Il rito risale all'antico popolo dei Liguri, in occasione del particolare momento astronomico dell'equinozio, poi la tradizione pagana si fuse con quella cristiana celtico-irlandese dei monaci di San Colombano, giunti in epoca longobarda.
Per alimentare il fuoco viene utilizzato di tutto: cassette, fogliame, carta e cartone, tralci di vite frutto della recente potatura ed altro ancora.
Nelle montagne si usava molto il ginepro, scelto perchè molto diffuso ed con un forte potere calorifico.
Quì si usava il nome di 'cassinella' riferito alla struttura piramidale di alberi, arbusti, ginestre e potature dei frutti.
In tutti i paesi si accendevano i falò in una sorta di gara per la più luminosa. Se i giovani si occupavano della ricerca degli alberi, gli adulti giravano per le vie del paese alla ricerca di uova e vino, in modo di concludere la nottata con frittate ed abbondanti libagioni.

La festa è comune in tutta la Val Trebbia, salendo a Marsaglia, il falò viene chiamata Fuià. Ma anche la Val d'Aveto non è da meno, ed il rito si ripete anche a Salsominore.
Questa festa tutta speciale a Bobbio, si è sempre consumata in località Candia, accendendo sul greto del torrente Bobbio un falò grossissimo cui facevano un tempo eco tutti quelli contemporaneamente accesi nei campi, o a fianco dei cascinali di campagna e sulle creste dei monti, infiammando di un tenue rossore tutta la vallata.

Oggi, per iniziativa del Sodalizio, l'accensione della 'fuiè' si effettua, con le dovute misure di sicurezza.
Attorno al fuoco s'intona il tipico ritornello: San Giusep lè pasè, la primavera l'è riturnè!.

Bevande calde, frittelle e torte propiziano quindi un piacevole momento serale di aggregazione. Sarà servito anche dell'ottimo e speziato vin brulè.

 


 

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Pagina pubblicata il 20 febbraio 2010, letta 3163 volte
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