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Il feudo Fliscano di Santo Stefano d'Aveto

Il Marchesato di Santo Stefano: l'anello mancante

di Sandro Sbarbaro

Nell'anno 1495 Gian Luigi Fieschi (detto il Grande) acquisṭ da Francesco Malaspina il feudo di Santo Stefano d'Aveto.
Per ottenere questo risultato vennero utilizzati vari mezzi di coercizione, non ultimo il tentativo di assalto al Castello di Santo Stefano con un piccolo esercito formato dai Tasso ed anche dai Della Cella, potente casata di gabellieri e mulattieri affiliata al clan Fliscano.
Con l'acquisizione di Santo Stefano d'Aveto si veniva a completare l'ambizioso disegno che la "Famiglia Fiesca" aveva concepito per il controllo complessivo delle vie di comunicazione che dal genovesato immettevano verso la pianura padana e verso l'Appennino tosco - ligure - emiliano.

Attraverso il Marchesato di Santo Stefano d'Aveto, infatti, passavano le strade che da Genova si dirigevano verso il piacentino lungo la direttrice Montoggio - Torriglia - Portello - Corsica - Barbagelata - Priosa - Cabanne - Rezzoaglio - le Caselle - Santo Stefano d'Aveto - Ferriere - Piacenza (con le varianti: Torriglia - Montebruno - Barbagelata ecc... , oppure Rezzoaglio - Alpepiana - Orezzoli - Cariseto - Ponte Organasco - Bobbio - Piacenza), o verso il parmense direttrice Montoggio - Torriglia - Rezzoaglio - Santo Stefano d'Aveto - Compiano - Borgo Val di Taro - Parma.
A Barbagelata,nodo viario di notevole importanza, giungeva anche la strada che da Lavagna (culla del potente casato) risalendo la Fontanabuona attraverso il feudo di Roccatagliata (ove i Fieschi possedevano il famoso Castello) si dirigeva o verso il Marchesato di Santo Stefano d'Aveto ( ove era l'altro Castello) o verso il convento Fliscano degli Agostiniani di Montebruno e l'Alta Val Trebbia.
Questi itinerari vennero riconfermati (in parte) dopo circa trecento anni dai rilevamenti del cartografo ing. Matteo Vinzoni che, per conto della Repubblica genovese, ricercava nuove vie per dar sbocco ai traffici e ai commerci: cị sottolinea senza alcuna ombra di dubbio l'acuta lungimiranza che contraddistinse Gian Luigi Fieschi il Grande, uno dei principali artefici dello Stato dei Fieschi.

Stemma della famiglia Fieschi

Le valli del Taro, dell'Aveto e del Trebbia, inserite lungo l'antico percorso romano che dalla Val di Vara giungeva presso Serravalle (Scrivia), costituivano per i Fieschi un notevole patrimonio: controllare questo percorso, attraverso i castelli e le torri che lo punteggiavano, significava introitare ingenti dazi e gabelle.
Il Marchesato di Santo Stefano d'Aveto era l'anello mancante a questa catena ed i Fieschi, approfittando delle sventure che coinvolgevano i Malaspina, si insediarono in quel feudo di montagna governandolo illuminatamente, per quanto ci dicono le cronache dell'epoca, fino a quando pasṣ ai Doria.

 


 

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Pagina pubblicata il 10 agosto 2004, letta 7406 volte dal 23 gennaio 2006
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