Valdaveto.net > Usi, costumi, tradizioni, racconti e leggende > La sig.ra Benedettina Biggio mostra la filatura tradizionale della lana mediante l'utilizzo del fuso e dell'arcolaio
di Sandro Sbarbaro
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La signora Benedettina Biggio di Priosa d'Aveto, detta Tina, mostra in due brevi filmati l'antica arte della quale è depositaria: la filatura tradizionale della lana sia mediante l'utilizzo del fuso, sia mediante l'utilizzo dell'arcolaio.
Un poco di storia.
Per "filatura tradizionale" si intende l'insieme delle operazioni che è necessario svolgere al fine di trasformare la fibra naturale (in questo caso la lana) in filato.
Per trasformare una massa di fibre in un filato è indispensabile l'operazione detta di "torcitura". Per torcere le fibre tessili i primi attrezzi utilizzati dall'uomo furono le mani.
Il lavoro di torcitura, a causa della sua lunghezza e complessità, già nel neolitico iniziò ad essere eseguito con l'aiuto di un fuso. Del tutto identico al modello ancora oggi usato in sud America ed in Africa, il fuso dell'antichità era formato da un bastoncino infilato in un tondino forato largo tra i 4 ed i 6 centimetri. La rotazione impressa, prolungata dall'effetto centrifugo del tondino, torce le fibre che, legate al fuso, vengono ad accumularsi sul bastoncino sotto forma di filato.
Il fuso usato in Europa (in coppia con la conocchia o rocca) aveva forma affusolata ed era costruito generalmente in legno tornito con le estremità appuntite e il centro panciuto.
Filare costituiva, un tempo, un lavoro che occupava considerevoli fette di popolazione, in particolare le donne ed i bambini: a fronte di ciò la produzione di un alacre filatore poteva consistere in pochi etti di filato al giorno.
L'esigenza di velocizzare la lavorazione portò così alla costruzione di apparecchi in legno che, azionati da un pedale, sveltirono notevolmente la produzione. Fu nel medioevo che si iniziò ad usare questo apparecchio chiamato arcolaio, filerina o filatoio.
Nella metà del XVIII secolo, con la rivoluzione industriale, si avviò la vera e propria meccanizzazione della filatura.
La tecnica del fuso, comunque, venne utilizzata nelle campagne europee ancora fino all'inizio del XX secolo, soprattutto dalle donne che pascolavano le greggi: ciò perchè, essendo di poco ingombro e quindi utilizzabile ovunque, il fuso consentiva loro di filare anche all'aperto.
Nei seguenti brevi filmati la signora Tina, utilizzando il fuso (primo video, 3.3 MB, 21 secondi) e l'arcolaio (secondo video, 18 MB, 78 secondi), mostra come trarre dalla lana grezza il filato che in un secondo tempo potrà essere utilizzato per la produzione, ad esempio, di scappin (calzini) e maglioni.
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Pagina pubblicata il 22 giugno 2007
(ultima modifica: 20.07.2007), letta 20767 volte
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