La toponomastica perduta

di Massimo Brizzolara

Un grande esperto di pedagogia, Giuseppe Lombardo Radice  link esterno , disquisendo sull'insegnamento scolastico della storia, ammoniva gli educatori a rifuggere dalla facile via delle biografie e degli aneddoti.
E dopo aver scagliato i suoi strali contro "i librettini di brani storici" infine chiosava:

"il valore storico vien conferito dall'insieme, dal potere e saper collocarsi nella serie storica, riconnettendo un avvenimento cogli altri avvenimenti, intuendo insieme coll'episodio l'epoca in cui avviene e i suoi caratteri essenziali".

Chi scrive non ha evidentemente nè titoli nè esperienze che gli consentano di confutare, quanto afferma l'esperto di didattica.
Ma non dovendo insegnare alcunchè, credo mi sarà consentita qualche velleitaria divagazione sul tema in generale e sulla cancellazione sistematica e rigorosa di quelle memorie che non siano emergenze storiche, in particolare.

Tra i molti limiti che mi vengono (non sempre affettuosamente) attribuiti, vi è quello di occuparmi soltanto della storiografia avetana. Il che, è essenzialmente vero.
Ora, a parte il fatto che in molte località limitrofe tireranno un sospiro di sollievo, devo confessarvi che non intendo affatto curarmi da questa affezione, ma al contrario desidero contagiare i miei conterranei alla riscoperta di memorie e tradizioni avetane, che devono rivivere oltre l'incerto divagare della mia penna.
E un metodo semplice e diretto, per riscoprire la nostra storia, partendo dal particolare per arrivare al generale, ritengo sia quello dello studio della toponomastica locale. In realtà, nello specifico di questo articolo, desidero riferirmi non tanto all'interessante, ma ostico (naturalmente per me) risvolto etimologico, ma semplicemente alla rilettura della titolazione di strade ed edifici pubblici in ambito locale.
Scriveva Anatole France  link esterno .

"L'arte d'insegnare consiste tutta e soltanto nell'arte di destare la naturale curiosità delle giovani menti, con l'intento di soddisfarla in seguito".

Inutile dire che concordo pienamente con lo scrittore d'oltralpe, anche perchè sono intimamente speranzoso che per esempio, uno studente santostefanese, dopo aver letto il nome sulla targa dell'omonima via, possa chiedersi un giorno chi era Albino Badinelli.
E con facile ed istruttiva ricerca (meglio se supportata dalla scuola) l'illuminato e giovane valligiano scoprirebbe, non solo che si tratta di un benemerito carabiniere trucidato dai nazifascisti, ma inevitabilmente lo collocherebbe nell'ambito di quel periodo storico.
Qualche lettore obietterà che con tutti i problemi che attagliano la moderna società, occuparsi di titolazioni varie se non proprio ignobile è comunque da considerarsi attività da perdigiorno accademici.
Obiezione legittima (che non vuol dire necessariamente giusta), che merita una risposta.
E parto da una premessa importante: una toponomastica degna delle proprie tradizioni e della propria storia non costerebbe nulla alle asfittiche casse comunali. Basterebbe un po' di quella che amo definire, sensibilità istituzionale.
E sul fatto che si tratti di un piccolo problema, posso anche concordare. Ma Montesquieu sosteneva che le cose nella nostra vita inizieranno ad andare meglio, quando daremo meno importanza alle cose che riteniamo fondamentali e nel contempo ne riserveremo un po' di più, a quelle che abbiamo sempre considerato futili.
E con il conforto assiomatico del pensatore parigino andiamo avanti, cercando di evitare di scadere nella sterile polemica e di essere propositivi.

Santo Stefano d'Aveto ha certamente una struttura urbanistica più complessa di quella di Rezzoaglio.
E anche la sua toponomastica è più articolata. Ma non esente da evidenti lacune.
C'è per esempio "Salita al Castello", ma manca "Via Antonio Doria" feudatario sotto la cui reggenza il castello assunse quella maestosità, che i poderosi ruderi attuali, rendono facilmente intuibile.
E che dire di "Via alla Chiesa" se non, che non può aggiungere nulla, oltre all'evidente ovvietà dell'indicazione, mentre per esempio una "Via Card. Giuseppe Doria Pamphili Landi" coglierebbe un significativo elemento di approfondimento, nella storia del culto della Madonna di Guadalupe.
E potrei continuare. Ma per evitare di essere accusato di campanilismo, vediamo cosa ci riserva la toponomastica rezzoagliese.
Come ho già detto la struttura urbanistica dell'abitato di Rezzoaglio è molto semplice. In pratica con un paio di titolazioni stradali ed altrettante per gli edifici pubblici, il discorso toponomastica sarebbe virtualmente concluso.
Ma dal 1918 ad oggi, le cose purtroppo non sono andate così.
A parte un retaggio del ventennio fascista con via Roma (anche Santo Stefano ha per lo stesso motivo, una via Marconi) Rezzoaglio non ha altre titolazioni stradali. Eppure qualcosa si poteva e si doveva fare.
Per esempio, la strada che parte dalla piazzetta antistante il Polo Sanitario e che conduce al camposanto, non poteva forse essere titolata a Giuseppe Fontana, primo storico locale, ma soprattutto benemerito promotore della costruzione del nuovo cimitero rezzoagliese?
E pur ammettendo (sic!) che la scuola non potesse sfuggire alla burocratica denominazione di Istituto Comprensivo Aveto, almeno "Via alla Scuola" non si poteva evitare?
Forse sarebbe bastato ricordarsi della vecchia maestra Zita Poggi che ininterrottamente dal 1885 al 1927 insegnò ai rezzoagliesi i fondamenti del sapere, ma soprattutto fu un esempio di dedizione e di integrità morale. E volle essere sepolta nel vecchio cimitero, nel campo riservato ai ragazzi, con i quali aveva condiviso l'intera vita.
Ed era così difficile trovare il modo di ricordare le figure del Dott. Paolo Della Cella, illustre esploratore del XIX e dei medici condotti Oreste Albino Cerri 1 e Dante Cella?

Nella consapevolezza che ormai anche i lettori più indulgenti mi avranno abbandonato, concludo sperando che queste poche righe possano indurre in futuro le nostre Amministrazioni ad avere verso queste tematiche, maggiore attenzione.
Ma soprattutto vorrei invitarle a meditare sul fatto, che esiste una colpa maggiore del non occuparsi di toponomastica locale, ed è quella di farlo in modo palesemente frettoloso e sbagliato.
E fermiamoci qui per carità di patria...

 


 

Note

[1] Il dott. Cerri, nome di battesimo Oreste, era meglio conosciuto come Albino

 


 

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Pagina pubblicata il 31 dicembre 2007 (ultima modifica: 27.02.2008), letta 5758 volte
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