Valdaveto.net > Itinerari, sentieri, escursioni e ciaspolate > Tragedia sul Monte Aiona
È finita con un disperso ed un ricoverato per assideramento l'esperienza di 27 escursionisti del gruppo Otp-Gea di Piacenza che venerdì 9 dicembre 2005 si erano recati nel comprensorio del Monte Aiona per passare una giornata tra le vette del nostro Appennino.
È ovvio che, a tragedia avvenuta, si cerchi di capire perché la montagna abbia nuovamente colpito.
Certo... in questi casi è assai facile, ma al tempo stesso assolutamente necessario, ricordare ciò che gli
esperti del C.A.I. e le guide alpine da sempre vanno dicendo: la montagna merita il massimo rispetto.
La montagna è come il mare: sembra che dorma, ed invece...
A volte è meglio rinunciare a raggiungere una vetta.
Se le condizioni o le previsioni del tempo non sono buone è
certamente meglio rimandare il tutto ad una prossima gita invece di mettere a repentaglio la propria e l'altrui vita.
Per esempio non è raro che sulle nostre montagne ad un tratto si alzi la nebbia.
A quel punto il paesaggio diventa spettrale, solo sagome indistinte.
Alberi, persone... tutto si confonde.
Le distanze si percepiscono alterate.
Ciò che in condizioni normali si conosce perfettamente, all'improvviso si rivela come qualcosa d'ignoto.
In questi casi è facile perdere l'orientamento e finire nella direzione errata.
Altra minaccia da non sottovalutare è quella dovuta al vento.
All'improvviso il vento può trasformare la montagna, pochi attimi prima baciata dai raggi obliqui del sole, in
un turbinio di cristalli che impediscono d'orientarsi e procedere.
E se si procede si rischia di andare a casaccio.
In queste condizioni, se non si prendono tutte le necessarie precauzioni, non è raro finire fuori dalla vista dei compagni.
I lastroni di ghiaccio sono in agguato.
E nel caso capitasse di scivolare non sarà semplice richiamare i compagni: nella bufera la voce si confonde con quella del vento.
In questi frangenti si ha bisogno di tutte le proprie energie mentali.
In nessun caso bisogna lasciarsi scoraggiare dalla situazione ambientale avversa.
Occorre raccogliere le proprie forze e tentare di venirne fuori procedendo con estrema attenzione.
Se l'angoscia assale ed il sangue pulsa forte nelle vene impedendo di trovare una soluzione, occorre fermarsi un attimo e riflettere.
A volte sprecare energie inutilmente può essere fatale.
Se si finisce in neve fresca è bene ricordarsi che le energie sprecate, tentando di arrancare mentre le gambe vanno sempre più sprofondando, sono notevoli. In questi casi è meglio tentare di procedere bocconi sulla neve perchè offrendo una maggiore superficie si sprofonda di meno.
Se sopraggiunge la sera e si è ancora dispersi è assolutamente necessario trovare riparo sotto qualche roccia o crearsi una tana ove ripararsi dal freddo scavando un buco nella neve.
Con il gelo le scarpe poco adatte diventano una morsa: è bene non togliersele altrimenti si rischia di non riuscire più ad indossarle.
In generale è bene cercare di rimanere svegli perché addormentandosi il flusso vitale rallenta: guai ad abbandonarsi.
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Pagina pubblicata il 16 dicembre 2005
(ultima modifica: 15.08.2009), letta 14787 volte dal 23 gennaio 2006