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Raccolta di articoli apparsi su 'Il Giornalino della Val Vobbia'

di webmaster

Nella sua lunga storia la nostra banda ha effettuato numerosissime trasferte in località più o meno vicine, in occasione di sagre, feste patronali, ricorrenze religiose e civili.
Tra queste, le spedizioni a Gambaro hanno sempre avuto qualche motivo per essere ricordate.

La prima volta la banda vi si recò negli anni '40; la località a quei tempi rivestiva una notevole importanza essendo punto di transito e di sosta per i numerosi mulattieri che trasportavano vari prodotti dell'agricoltura tra il piacentino e il genovesato. Da Santo Stefano questa destinazione si raggiungeva in circa quattro ore di mulattiera, passando attraverso il Monte Bocco, la Ciappa Liscia, il passo del Crociglia, la vecchia Dogana e il prato delle Mogliazze.
I nostri bandisti, strumenti in spalla, partirono al mattino presto per essere sul posto in tempo per le funzioni in onore della Madonna del Buon Consiglio, che si svolsero con la consueta solennità e partecipazione di fedeli anche dai paesi vicini.
Al pomeriggio, dopo abbondanti libagioni a base di vino piacentino, il gruppo si incamminò per il ritorno a casa.
C'è un punto, prima delle Mogliazze, in cui la strada si biforca: sulla sinistra, stretta tra i cespugli, si intravvede confusamente la strada per Santo Stefano, mentre sulla destra, grande, invitante e ben battuta dal bestiame avanza sicura la strada che porta ai pascoli del Cantone e del Carevolo.
Giunti al bivio, mio padre e pochi altri che vollero seguirlo presero la strada giusta, mentre i restanti, ingannati dalla larghezza della strada non ne vollero sapere e proseguirono per l'itinerario di destra.
Fu così che, giunti alcuni a casa, gli altri dovettero essere attesi fino a notte inoltrata, dispersi com'erano in mezzo ai pascoli, ai boschi e alle praterie che corrono tra il Crociglia, il Cantone e il Carevolo.
Così almeno me la raccontava mio padre, il formidabile clarinettista Pasquale, il quale chiaramente ci teneva a mettere in mostra la sua conoscenza di quei luoghi, dove passava diverse volte all'anno per andare a trovare la zia Elena, sposata appunto a Gambaro.

La banda ritornò in questa località verso anni '50, ancora in occasione della festa patronale, che coincideva quell'anno con l'inaugurazione della strada carrozzabile, la quale congiungeva finalmente il paese a capoluogo comunale di Ferriere.
Ma la strada per Santo Stefano era ancora di là da venire, per cui ancora una volta si dovette fare la traversata a piedi, per la solita strada mulattiera.
Grandi festeggiamenti e gran successo del nostro complesso che, dove non arrivava con la bravura musicale, suppliva con la simpatia, la cordialità e l'allegria dei suoi componenti. Allegria che però si placò verso sera: non per cercare i dispersi come l'altra volta, ma per far fronte a una salatissima multa; la banda aveva infatti suonato fuori provincia senza i necessari permessi.

La banda di Santo Stefano si recò nuovamente a Gambaro intorno al 1980.
Finalmente c'era la strada e la località fu raggiunta in mezz'ora di macchina.
In quel periodo eravamo guidati dall'indimenticabile maestro Armando Campomenosi il quale era ancora in buona salute, come dimostrava il suo inossidabile appetito.
Dopo aver diretto diversi pezzi il maestro si apprestava a farci eseguire uno dei nostri cavalli di battaglia, la marcia "Venezia".
Aveva appena rivolto ai suonatori l'invito "prendete Venezia" quando si accorse che alle sue spalle alcuni giovanotti stavano deponendo per noi una cesta di panini imbottiti.
Inutilmente i bandisti aspettarono il via del maestro, il quale, voltatosi all'indietro e dedicatosi al pasto, si dimenticò completamente della marcia, che attende ancora di essere suonata.
Per questo ancora adesso tra i suonatori quando è il momento di mangiar panini si usa dire "prendiamo Venezia"!

 


 

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Pagina pubblicata il 26 febbraio 2007, letta 5166 volte
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