Valdaveto.net > Personaggi > Raccolta di articoli inerenti il passaggio di Hemingway in Val d'Aveto ed in Val Trebbia > Hemingway tra storia e leggenda
di Gianfranco Cereda
fotografie gentilmente fornite dai siti GreatWar.nl e JFKlibrary.org
Intorno all'annosa disputa sulla vagheggiata presenza di Ernest Hemingway in Val d'Aveto [nota: per maggiori dettagli si rimanda il lettore agli articoli La vera storia di Hemingway a pesca in Val d'Aveto, Quando Hemingway attraversò la Valle degli dei e Ottone e Rapallo: un gemellaggio spirituale] o in Val Trebbia, vengono di seguito pubblicate alcune interessanti considerazioni del sig. Gianfranco Cereda, cultore ed estimatore del grande scrittore.
Ebbi occasione di conoscere il sig. Cereda in Rezzoaglio sul finire dell'estate 2005.
In quell'occasione, dopo una piacevole discussione, promise di inviarmi a stretto giro di
posta le sue deduzioni riguardo il presunto passaggio di Hemingway in Val Trebbia ed in Val d'Aveto.
Ecco la sua lettera.
Bernareggio, 30.09.2005
Egregio Signor Sbarbaro,
come promesso invio il risultato delle mie ricerche svolte in passato per accertare se effettivamente Hemingway sia stato nel Trebbia a pescare.
Tutto è cominciato agli inizi degli anni '70 quando un mensile di pesca ha pubblicato nella rubrica "Itinerari" un articolo dedicato al Trebbia (tratto ligure) con notizie sulla semina di trote e regolamenti.
L'articolo concludeva accennando, in un passato non precisato, alla presenza di Hemingway pescatore nel Trebbia.
In quegli anni - abitavo ancora a Tortona - ero assiduo pescatore nel Trebbia e la notizia mi colpì: ammiravo lo scrittore e avevo letto tutti i suoi libri pubblicati in Italia.
Dopo la notizia (per un po' di tempo l'ho creduta vera!) pescando nel Trebbia in assoluta solitudine, provavo l'emozione di immaginare Hemingway intento alla pesca nello stesso fiume dove ero io.
Successivamente ho cercato conferma alla notizia riportata dalla rivista rileggendomi le biografie esistenti, ricche di testimonianze e con indicazioni delle fonti.
Ho letto di uscite a pesca durante i suoi soggiorni in Europa, fiumi e torrenti di Francia, Austria, Spagna e, per l'Italia, a Cortina nel Boite, accompagnato dalla scalcinata guida Peduzzi, uscita fallita essendo periodo di chiusura della pesca (Hemingway ne trarrà spunto per il racconto "Fuori stagione" inserito nel libro "I 49 racconti").
Ma allora... Hemingway fu mai a pescare nel Trebbia?
Nell'ottobre 1948 Hemingway sbarcò a Genova con la quarta moglie Mary Welsh e una Buick azzurra decappottabile.
La fama dello scrittore era al culmine, grande il successo dei suoi romanzi tradotti in Italia dopo che
il fascismo ne aveva vietato la pubblicazione.
In attesa di partire per Meina sul lago Maggiore, invitato dal suo editore Mondadori, in albergo concesse
interviste ai numerosi invitati dei maggiori quotidiani italiani.
Dichiarò di sentirsi emotivamente legato alla Liguria e al Veneto, di ritrovarsi nella città dove 30 anni
prima, nel 1918, reduce dalla guerra si era imbarcato per tornare in patria.
Non mancarono le domande sulla sua passione per la pesca: all'Avana praticò la pesca in mare con grosse
prede ma un tempo lontano lo appassionò la pesca alla trota nei torrenti e disse della Liguria, visitata anni prima, ove aveva notato valli incantevoli con fiumi allettanti per la pesca.
Per sfuggire all'assedio dei giornalisti, con la Buick guidata da Riccardo (l'autista assunto sulla nave) gli Hemingway visitarono l'entroterra: Ronco Scrivia, Alessandria e anche Tortona.
Io ricordo, al ritorno da scuola, la grande Buick parcheggiata nella via davanti al bar più lussuoso della
città attorniata da una folla di curiosi.
Il giorno dopo, dal giornale, appresi che il famoso scrittore era stato in città.
Si può quindi escludere che nel 1948, nei giorni di permanenza a Genova, Hemingway fosse andato a pescare: da notare che si era in ottobre e quindi, per regolamento, c'era il divieto di pesca.
L'anno successivo, nell'aprile 1949, reduci da Cortina gli Hemingway soggiornarono per alcuni giorni in un albergo di Nervi in attesa dell'imbarco a Genova per l'Avana.
A Fernanda Pivano, che alcuni anni fa tenne una conferenza su Hemingway alla biblioteca di Agrate,
sapendo che nel 1949 era stata a Nervi per salutarli prima della partenza, rivolsi la seguente domanda:
"È possibile che in quei giorni dell'aprile 1949 Hemingway si sia recato a pescare?"
Mi rispose che lo riteneva pressoché impossibile.
Essendo la Buick stipata di bagagli e souvenir d'Italia... non c'era certamente posto per le canne da pesca!
Ho finito per convincermi che la leggenda di Hemingway pescatore nel Trebbia sia nata da un equivoco.
Hemingway era infatti passato per la Val Trebbia già ventidue anni prima.
Nel marzo - aprile 1927 "su una vecchia Ford dai predellini sbocconcellati e il parabrezza rotto" dell'amico giornalista Guy Hickok "che aveva voglia di conoscere l'Italia fascista", Hemingway si diresse dalla Francia verso la Costa Azzurra per poi proseguire verso Genova e Rapallo, luogo dove ritrovò don Giuseppe Bianchi, cappellano militare che nel 1918 l'aveva battezzato cattolico e che, forse, gli aveva impartito l'estrema unzione quando Ernest era rimasto ferito sul Piave.
Il viaggio riprese: La Spezia, Pisa, Firenze, Rimini, Forlì, Imola, Bologna, Piacenza.
Da Piacenza il percorso più breve per giungere a Genova e rientrare in Francia era la strada della Val
Trebbia: lo scrittore la percorse certamente fino a Torriglia.
A Hemingway pescatore non sarà sfuggita la visione del fiume che scorreva in basso.
Un giornalista (mi è stato detto de "Il Secolo XIX"), in una successiva intervista nella quale lo scrittore parlò del fiume Trebbia visto scorrere in fondo alla valle, intese che lo scrittore fosse stato a pescare.
E così, da questo equivoco, è nata e nel tempo si è diffusa la leggenda.
Per concludere, un'altra leggenda riguardante Hemingway.
Nel libro di Nicola De Biase "Ambienti fluviali e temoli a mosca", 1996, Amico Libro editore, nel
capitolo sull'Aveto c'è l'episodio narrato dall'autore di un incontro in Aveto, vicino a una fontana, con un ultra-ottantenne che gli raccontò della valle e del torrente:
"...ad un certo punto mi fulminò dicendomi che Hemingway amava quella valle così come le sue trote. Aggiunse che ne aveva citato i rumori, ampiamente, descrivendoli in un suo scritto".
Ho voluto aggiungere questo brano tratto dal libro di De Biase a dimostrazione di come può nascere una leggenda.
Non andrò alla ricerca del libro dove Hemingway si dice abbia scritto dell'Aveto: la Val d'Aveto è molto bella e il
torrente è quanto di meglio un pescatore a mosca può desiderare.
Qualcuno crederà che Hemingway sia stato lì a pescare e, se ha amato i suoi scritti, come è successo a me anni fa, s'illuderà di sentirne la presenza al fianco o saperlo al di là di una curva del torrente.
La lettera è lunga e mi perdonerà.
Spero di aver soddisfatto la sua richiesta.
Invio cordiali saluti.
Links
- La vera storia di Hemingway a pesca in Val d'Aveto
- Quando Hemingway attraversò la 'Valle degli dei'
- Ottone e Rapallo: un gemellaggio spirituale
- Rezzoaglio e le sue ville
- Santo Stefano d'Aveto e le sue ville
- www.greatwar.nl > Hemingway's early encounters with death
- Wikipedia > Ernest Hemingway
- www.jfklibrary.org > Ernest Hemingway: a storyteller's legacy
Pagina pubblicata il 22 ottobre 2005
(ultima modifica: 17.11.2006), letta 19956 volte dal 23 gennaio 2006
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