Valdaveto.net > Il territorio della Val d'Aveto e delle valli limitrofe > Risplendono grazie ai restauri le chiese di Amborzasco, Priosa e Magnasco
di Sandro Sbarbaro
notizie riguardanti le chiese a cura di Liliana Minetti
fotografie di Sandro Sbarbaro e Giacomo Aldo Turco
Grazie all'opera della decoratrice-restauratrice Liliana Minetti 1,
alcune chiese della Val d'Aveto hanno assunto un nuovo aspetto.
In Val d'Aveto i restauri sono partiti con la Chiesa dei santissimi angeli custodi ad Amborzasco e sono proseguiti con la Chiesa di san Giobatta a Priosa e la Chiesa di san Bartolomeo a Magnasco.
La Chiesa di san Giobatta in Priosa, già oratorio ai primi del XVII secolo, divenne parrocchia nel 1659 staccandosi dalla matrice di Cabanne. In seguito, fra la fine del XVIII secolo e la seconda metà del XIX secolo, venne ampliata fino ad apparire nelle forme attuali.
Il restauro ha interessato gli affreschi del pittore C. Donati, risalenti al 1956, parzialmente deturpati dall'umidità causata da infiltrazioni di acqua piovana dal tetto. L'intervento di recupero è stato eseguito nel pieno rispetto dell'opera dell'artista, senza alterarne l'aspetto originale.
La tecnica utilizzata è stata quella della tempera, previo fissaggio dello strato pittorico originale, che si stava "spolverando".
Il restauro è ora visibile nel suo splendore grazie al rinnovato impianto elettrico che ne enfatizza i particolari.
L'attuale chiesa di Magnasco è stata costruita negli anni venti del novecento in sostituzione della vecchia chiesuola-oratorio del 1686 che, a sua volta, aveva rimpiazzato l'antica chiesina-ospitale di san Bartolomeo in Lamis risalente al 1300.
San Bartolomeo di Magnasco divenne parrocchia nel 1884 staccandosi dalla chiesa matrice di Rezzoaglio.
L'intervento eseguito nella chiesa di Magnasco ha riguardato il restauro delle pitture del Conti che
decoravano la cupola e il ritinteggio con l'aggiunta di alcuni particolari volti a valorizzarne la
struttura architettonica a croce greca.
Il restauro è attualmente in fase di ultimazione.
I restauri delle chiese di Priosa e Magnasco si devono all'amore per l'arte e per la sua terra del
parroco don Emilio Coari, sostenuto dai propri parrocchiani, orgogliosi dell'abbellimento che ha interessato le loro chiese.
La Chiesa di san Giobatta in Priosa venne edificata sulla sponda destra, su una bassa collinetta;
esisteva già prima del 1600.
Il primitivo oratorio facente parte della parrocchia di Cabanne, fu smembrato nel 1658
sotto la giurisdizione della principessa Violante Lomellini Doria, madre e tutrice di Giovanni Andrea Doria,
nel cui feudo si trovava anche Priosa.
La struttura archittettonica interna così come la vediamo oggi con un'unica navata, due cappelle laterali
ed un'ampio e solenne presbiterio, risale al 1787-1788 quando la parte anteriore venne prolungata di una
campata avanzando verso il piazzale antistante e furono costruite tutte le volte in muratura.
Nel 1856 tutto il pavimento della chiesa venne abbassato di 60 centimetri eliminando così le varie tombe che
si trovavano sotto la pavimentazione; solo in epoca successiva venne ampliata e prolungata la parte adibita a
presbiterio e al coro.
Il pavimento di marmo bianco e badiglio che si trova nella navata e nelle cappelle laterali risale al 1890,
mentre i marmi del presbiterio, i gradini in rosso di Verona e il pavimento in rosa alpina, risalgono al 1975
quando fu riposizionato il vecchio altare del 1748 e fu smembrat la mensa per essere portata nella posizione attuale.
In quell'occasione fu acquistato anche il nuovo ambone ed infine aggiunta la zoccolatura marmorea dell'area
presbiteriale.
L'organo a canne, costruito dai fratelli Aletti di Monza nel 1912, è di tipo pneumatico tubolare.
Inizialmente posizionato alle spalle dell'altare, nel 1936 fu interamente ricostruito e trasportato sulla
nuova cantoria in legno fatta costruire sopra la porta d'ingresso.
Le cappelle laterali che si aprono a poco piu di metà navata sono delimitate anteriormente da
eleganti balaustre in marmo.
Nella cappella di destra si trova la statua del santo titolare della parrocchia: san Giovanni Battista. L'altare marmoreo
che lo ospita risale al 1755.
La cappella contrapposta dedicata alla Madonna della neve ha un altare in marmo policromo anch'esso ricco
di decorazioni ad intarsio risalente al 1770.
L'ultimo restauro consistente fu compiuto nel 1957: nell'occasione furono rifatti completamente gli intonaci
nelle pareti laterali e realizzate le decorazioni che abbelliscono tutta la suprficie della chiesa.
Il pittore Cesare Donati di Genova iniziò i lavori nel mese di luglio 1956 e terminò verso la fine di
dicembre dello stesso anno.
Il cielo della cupola tondeggiante che sovrasta l'ampio e solenne presbiterio rappresenta il
trionfo dell'eucarestia.
Nella volta semisferica del catino absidale si trovano al centro la Madonna della neve, rappresentata vicino al
santuario, a destra san Rocco e a sinistra san Giovanni Battista.
Nei pennacchi sottostanti l'anello della cupola, quattro figure rappresentano la personificazione delle
virtù.
Nei medaglioni disposti nelle lunette lungo la navata sono rappresentati san Colombano e sant'Antonio Maria Giannelli, i
santi della diocesi di Bobbio, san Francesco e santa Caterina da Siena, i santi d'Italia.
Al centro del soffitto della navata, delimitato da una cornice in gesso dorato, una pittura di epoca precedente raffigura
il battesimo di Gesù nel Giordano.
Il possente campanile alto 33 metri (esclusa la croce) è addossato al lato sinistro della navata.
Fu edificato a partire dal 1708 per essere definitivamente completato solamente nel 1790, raggiungendo le fattezze che
conosciamo oggi.
La facciata esterna era completamente intonacata fino al 1969
L'architetto Primi di Rapallo condusse i lavori di restauro.
Fu demolito il vecchio e fatiscente intonaco mettendo a nudo la struttura in pietra ben lavorata e ancor meglio
disposta.
L'unica nicchia centrale posta sopra l'ingresso venne chiusa per aprirne due simmetriche sugli specchi laterali.
Il portone, inizialmente in legno nudo, fu arricchito con i bronzi decorativi nel 1905; nel 1970 fu rivestito con lastre di ottone brunito ornate da chiodi e placche, il tutto eseguito da Fortunato Fontana artigiano di Villanoce.
Le pitture murali della chiesa di Priosa sono realizzate con tecnica a tempera.
Dato il visibile stato di degrado, dovuto alle infiltrazioni di acqua meteorica penetrata attraverso la
copertura del tetto quando versava in cattive condizioni, si è reso necessario un primo fissaggio che
impedisse allo strato pittorico, ormai completamente ridotto a polvere priva di legante, di essere asportato
semplicemente sfiorando il muro.
Le principali forme di degrado consistevano in vistose pigmentazioni della superficie pittorica dovute al passaggio di
acqua attraverso la muratura, nonchè muffe superficiali, esfoliazioni con conseguente caduta e quindi
perdita di materiale originale, fuoriuscita di sali e decoesione dell'intonaco anche negli strati profondi
che ha reso necessaria la demolizione di alcune parti fatiscenti.
Il pubblico oratorio di Magnasco (che prima di essere demolito nel 1930 si trovava sul terreno dove oggi si trova la casa canonica) fu eretto da 14 famiglie nel 1686 in sostituzione della primitiva chiesetta di san Bartolomeo in Lamis che sorgeva sul piano delle lame e dipendeva dall'abazia di Villacella.
La parrocchia fu istituita nel 1884, il campanile terminato alla fine del 1913 e la nuova chiesa costruita
tra il 1925 e il 1928.
Le pitture della cupola furono eseguite dal pittore Conti di Chiavari che arrivò fino al cornicione.
Note
[1] Liliana Minetti è decoratrice-restauratrice diplomatasi in Maturità d'Arte all'Istituto P. Toschi di Parma e specializzatesi in Pulitura e Chimica del restauro. Oltre ai lavori citati nell'articolo, la Minetti si è occupata in Liguria del restauro del campanile di sant'Ambrogio a Zoagli e del vicino oratorio
Links
Pagina pubblicata il 21 marzo 2008
(ultima modifica: 16.05.2009), letta 7815 volte
Per esprimere un commento su questo articolo si prega di contattare la redazione via e-mail