Valdaveto.net > Emigrazione > Rubrica 'Piccola storia dell'emigrazione da Priosa d'Aveto (1806 - 1924) e genealogie' > Piccola storia dell'emigrazione da Priosa d'Aveto - Capitolo 4: Gio Maria Sbarbaro (1807) detto Sciarbellino
I "carbunin", ossia gli stagionali fabbricanti di carbone, vivevano in baracche di
legno con i tetti tamponati da foglie, argilla e zolle di terra. Le zolle,
quando pioveva, venivano ben schiacciate per evitare che l'acqua
penetrasse.
Infine, i carbunin più benestanti, usarono qual isolante
la carta catramata stesa sui tetti.
Le ultime baracche vennero costruite a
legni incrociati, sul tipo di quelle dei pionieri Americani.
I
carbunin dormivano su strati di muschio o foglie, oppure sulla
paglia.
I Toscani erano i più onesti, ovvero non bagnavano il carbone per
farlo pesare di più, quindi si potevano mandare a fare la stagione vicino a dei
corsi d'acqua tranquillamente.
Le loro donne erano delle abili "segantine" e
tutto il giorno maneggiavano il "serrone" per segare gli alberi.
I Veneti,
benché si recassero spesso a messa e non bestemmiassero come i toschi, al
contrario erano "ladri" e rubavano sul peso bagnando il carbone.
I
Bergamaschi ed i Bresciani erano i più "sporchi".
Andare nelle loro baracche
significava caricarsi di "prùsce", ovvero pulci, e "lèndene", ovvero
pidocchi.
Se facevano il carbone in punti ventilati i poveri carbunin
vedevano bruciare più di una carbonina, a causa della troppa
ossigenazione.
Si racconta che una donna di un carbunin veneto venne a
Casanova di Rovegno col marito ed i figli piccoli. I figli li lasciò all'ostessa
(madre di Michele) fintanto che ella e suo marito avessero costruito la misera
baracca nel bosco.
I bimbi piccoli ben presto come si dice in gergo "si
sporcarono", ovvero si fecero la cacca addosso.
Nel fagotto, che la donna
veneta aveva lasciato all'osteria, vi erano povere robe e neppure un "cambio"
per i piccini.
L'ostessa si mise a tagliare dei panni per i bimbi, poi fece
il giro delle case e tutti donarono qualche cosa per i piccoli
carbunin.
Al ritorno la madre esclamò: "La Madonna mi ha concesso una
grazia!"
Commossa volle ringraziare i paesani.
La stagione dei carbunin andava da maggio ad ottobre e il taglio del bosco era regolato da precise norme,
che talvolta venivano disattese a seconda dell'onestà o della disperazione dei
contraenti.
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Pagina pubblicata il 4 maggio 2005, letta 6080 volte dal 23 gennaio 2006
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Il fratello germano di Gio Maria, detto "Sciarbellino", e Antonio Sbarbaro era
Agostino Sbarbaro, fu Giovanni e fu Agostina Repetti, nato a Villa Sbarbari nel 1827
circa e morto il 22 luglio 1899, di professione mugnaio, appellato dai paesani
"u Murinà".
Agostino era sposo di Maria Sbarbaro, fu Antonio e fu Tommasina
Biggio, nata nel 1825.
La moglie di Gio Maria, detto "Sciarbellino", era
Sbarbaro, o Sbarboro, Catterina, fu Gio Maria fu altro Gio Maria e di fu (Maria)
Cecilia Barbieri fu Francesco di Neirone, nata a Villa Sbarbari nel 1810.
Sbarboro Catterina era sorella del "Caregà" ("Ciabattino") Sbarbaro Gio Maria
fu Gio Maria.
Gio Maria Sbarbaro, fu Gio Maria e fu
Cecilia, detto "Caregà", proprietario, era nato a Villa Sbarbari nel 1800 circa; sposò
Giulia Sbarboro, o Sbarbaro.
Gio Maria e Giulia ebbero i figli: Gio Maria,
Andrea, Gio Batta, Antonio.
Gio Maria detto "Trexin", nato a Villa Sbarbari nel
1827, sposò Biggio Elisabetta fu Giacomo.
Andrea detto "Drietta", nato a
Sbarbari nel 1829, sposò Biggio Tommasina fu Giacomo.
Gio Batta detto
"Burghèise, nato a Villa Sbarbari nel 1834, sposò Sbarboro Antonia di
Simone.
Antonio detto "Tugnollu", nato a Villa Sbarbari nel Dicembre 1837 e morto
il 30 Maggio 1910, sposò Sbarbaro Rosa fu Antonio, e rimasto vedovo sposò
Badaracco Dominica.
I figli di Sbarbaro Gio Maria fu Gio Maria, detto "Caregà", ossia Antonio Sbarbaro e Gio
Batta Sbarbaro, si recarono
anch'essi in America.
Gio Batta Sbarbaro, detto "u burghèise", cioè "il borghese", contadino, nacque a Sbarbari nel 1834
ed era ancor vivo nel 1892, ma
residente in America.
Sposò Sbarbaro Antonia, di Simone e Catterina
Ferretti, nata a Villa Sbarbari nel 1837 e morta presumibilmente il 23 Gennaio
1888.
Nel 1880 Gio Batta era in America da 8 anni, quindi dal 1872
circa.
Antonia e Gio Batta ebbero tre figli.
Caterina nata nel 1860.
Rosa, nata nel 1864.
Gio Maria, nato a Villa Sbarbari il 18 aprile
1867.
Rosa sposerà Carlo Sbarbaro, d'Antonio detto "Lallin", fratello di
Giacomo Umberto Sbarbaro il marito d'Ida. Umberto era impiegato, come visto,
presso Bartolomeo Sbarbaro.
Gio Maria Sbarbaro, detto "Zan Maria", sposerà Maria Biggio, detta "Meri" (Mary),
nata nel 1871 e morta nel 1919.
Maria Biggio detta "Meri" (Mary) nata nel 1871 e morta nel 1919, era figlia di Antonio Biggio, di Giovanni fu Stefano e di Ferretti Tommasina, della Tecchia.
Nello Stato delle Anime della parrocchia di Priosa del 1889 troviamo Sbarboro Antonia fu Simone col figlio Giovanni (Maria) e la figlia Rosa.
Nello Stato delle Anime del 1894 sono registrati: Sbarbaro Gio Maria fu Gio Battista "Borghese", sua moglie Biggi Maria, detta Meri ed i figli Giulia Emma, (Maria) Adelaide e Alberto, detto "Bertu", nato appunto nel 1894.
Avranno in seguito Carlo Emilio detto "Miliu" nato nel
1896, Maria Emma, Antonietta nata nel 1898, Emilia detta "Milietta" nata nel
1900, Luigi detto "Luigin" nato a Genova nel 1904, e Iolanda nata nel 1906.
Carlo Emilio detto "Miliu" e Alberto detto "Bertu" lavoreranno in porto a
Genova nella "Compagnia dei Carbunè", ossia negli scaricatori del carbone.
Probabilmente vi aveva già lavorato il padre, Giovanni Maria Sbarbaro,
che nel 1919 ha la qualifica di facchino.
Il suocero di Giovanni Maria Sbarbaro, detto "Zan Maria", ovvero Antonio Biggio di Giovanni,
detto "u Rangu", forse fu a New York intorno al 1884.
In data 9 Luglio 1884 a Nuova York (New York), tal Caterina Bigio, o Biggio, fu
Stefano, moglie d'Andrea Domenico Bigio conferma che:
"...ha ricevuto in presenza di testimoni la somma di lire italiane 460 da Antonio Bigio di Giovanni quale saldo di una obbligazione di £. 438 emessa in Ferrada il 6 Luglio 1882".
Poteva però essere un atto avvenuto tra procuratori.
Antonio Biggio di Giovanni, detto "u Rangu", della famiglia
"Canellu", contadino, era nato a Pietrasanta (Lucca)
nel 1849 ed era morto nel 1913.
Sua moglie Maria Giulia Ferretto, fu
Giovanni Maria e Dominica Repetto, nata a Cardenosa il giorno 8 febbraio 1845,
apparteneva alla famiglia "Chiodo".
Ebbero le figlie Maria Assunta Tommasina,
nata alla Teccia il 7 Settembre 1868, e Maria Dominica, detta "Meri", nata a
Ghiriverto il 27 maggio 1871.
Entrambe, secondo il Registro della Popolazione del Comune di Santo Stefano d'Aveto (Parrocchia di Priosa), avevano il 12 Luglio 1880 trasferito la residenza in Genova col
marito.
Assunta sposò certo Stefano Biggi di Sottoripa, parrocchia di
Montebruno, mentre Maria detta "Meri" sposò Giovanni Maria Sbarbaro di Gio
Batta, detto "Zan Maria", di Sbarbari.
Il nonno d'Antonio Biggio detto "u Rangu" era Stefano Biggio residente a Cardenosa, e sua nonna
era Repetti Gerolama domiciliata a Ghiriverto.
Il padre di Antonio Biggio, ovvero Giovanni fu Stefano, contadino, era nato a Pietrasanta nel 1822
circa e risiedeva alla Tecchia, parrocchia di Priosa d'Aveto, ove morrà il 25 luglio 1895.
All'epoca Giovanni Biggio è vedovo di Ferretti Tommasina. Probabilmente si era
risposato.
La mamma di Antonio Biggio era invece Repetti Maria fu Antonio, nata a Mandriole nel 1811 circa.
Pagina pubblicata il 15 aprile 2005
(ultima modifica: 14.03.2008), letta 7715 volte dal 23 gennaio 2006
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